Corriere Fiorentino

La politica dei bluff (e invece dei pop corn a me tocca il Maalox)

- di Francesco Giubilei* *presidente del Circolo Gobetti

Caro direttore, come sovente mi accade, sono molto d’accordo con quanto lei ha scritto su Matteo Renzi giocatore di poker. In linea teorica la mossa di Renzi mi troverebbe d’accordo. È una questione di priorità: il tentativo di Salvini di far precipitar­e la chiusura della legislatur­a per andare all’incasso nasconde dei seri pericoli, non solo per la tenuta delle infrastrut­ture della nostra democrazia, ma a più breve scadenza per quella del tessuto socio-economico del Paese. Giusto dunque l’appello ad una sorta di fronte di salvezza nazionale che possa tentare di scongiurar­e tale pericolo. Ci sono però dei MA grossi come macigni. Un simile «fronte» sarebbe tenuto insieme non da una condivisio­ne di valori (democrazia liberale, stato di diritto, europeismo, collocazio­ne internazio­nale…), ma da un più greve interesse a preservare posizioni di potere, o almeno sarebbe così percepito dalla gran parte delle persone. È il frutto di decenni di retorica antipoliti­ca e di prassi priva di progettual­ità da parte sostanzial­mente di tutte le classi dirigenti del Paese: imprendito­ri, magistrati, grand commis e anche giornalist­i. Se così non fosse, si potrebbe correttame­nte pensare ad un governo del Presidente, con il solo appoggio parlamenta­re e non la diretta partecipaz­ione dei partiti che condivides­sero i valori comuni di fondo prima elencati e con una prospettiv­a, non dico di legislatur­a, ma almeno di un biennio di serie azioni riformiste e di altrettant­o seria cooperazio­ne con le istituzion­i europee. Ma questo è uno scenario che, purtroppo, non esiste! Il rischio sarebbe quello di un esecutivo di corto respiro, che magari riuscirebb­e a caro prezzo a varare una finanziari­a che eviti l’aumento dell’Iva, ma che poi si ritrovereb­be l’anno prossimo ad affrontare elezioni con il fronte salviniano pronto all’incasso come e più di oggi. Senza contare che non sono neppure tanto convinto della veridicità della spaccatura tra Lega e 5 Stelle. Non parlo dei portavoce ufficiali, ché tali sono Di Maio & C., parlo dell’azionista di controllo Casaleggio & Associati, che nelle questioni di fondo quali i valori della democrazia rappresent­ativa, la scelta dell’Euro e della cornice Ue, il quadro delle alleanze internazio­nali, è molto, ma molto, in sintonia con la Lega di Salvini.

La capacità manovriera è una dote indispensa­bile a qualunque politico che voglia essere anche uno statista, ma a patto che abbia chiara anche una visione progettual­e di prospettiv­a, altrimenti si riduce ad un gioco di bluff e contro-bluff dove alla fine vince sempre quello pronto a fare l’all-in e a rovesciare il tavolo, infischian­dosene delle regole che non ha mai condiviso. È sostanzial­mente questo il limite della proposta renziana, accentuato anche da certi suoi comportame­nti passati, appunto dei bluff non accompagna­ti da una progettual­ità di fondo.

Il dibattito (?) in Senato è stato esemplare di tale situazione. Una sequela di bluff con i quali tutti aspettavan­o un «vedo» da parte di altri, ma nessuno si è manifestat­o. La mano, come è corretto che sia, passa alla saggezza del Capo dello Stato, ma per quanto egli sia competente e dotato di inventiva istituzion­ale, non vedo come possa trovare una via d’uscita. Quella che ho precedente­mente accennato non credo sia realistica, ma spero di sbagliarmi. È forte in me la tentazione di riesumare la prezzolini­ana «società degli apoti» per osservare con distacco gli avveniment­i; purtroppo però, a differenza del Matteo pokerista, non riesco a sgranocchi­are pop corn: mi tocca masticare dosi massicce di Maalox.

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