La politica dei bluff (e invece dei pop corn a me tocca il Maalox)
Caro direttore, come sovente mi accade, sono molto d’accordo con quanto lei ha scritto su Matteo Renzi giocatore di poker. In linea teorica la mossa di Renzi mi troverebbe d’accordo. È una questione di priorità: il tentativo di Salvini di far precipitare la chiusura della legislatura per andare all’incasso nasconde dei seri pericoli, non solo per la tenuta delle infrastrutture della nostra democrazia, ma a più breve scadenza per quella del tessuto socio-economico del Paese. Giusto dunque l’appello ad una sorta di fronte di salvezza nazionale che possa tentare di scongiurare tale pericolo. Ci sono però dei MA grossi come macigni. Un simile «fronte» sarebbe tenuto insieme non da una condivisione di valori (democrazia liberale, stato di diritto, europeismo, collocazione internazionale…), ma da un più greve interesse a preservare posizioni di potere, o almeno sarebbe così percepito dalla gran parte delle persone. È il frutto di decenni di retorica antipolitica e di prassi priva di progettualità da parte sostanzialmente di tutte le classi dirigenti del Paese: imprenditori, magistrati, grand commis e anche giornalisti. Se così non fosse, si potrebbe correttamente pensare ad un governo del Presidente, con il solo appoggio parlamentare e non la diretta partecipazione dei partiti che condividessero i valori comuni di fondo prima elencati e con una prospettiva, non dico di legislatura, ma almeno di un biennio di serie azioni riformiste e di altrettanto seria cooperazione con le istituzioni europee. Ma questo è uno scenario che, purtroppo, non esiste! Il rischio sarebbe quello di un esecutivo di corto respiro, che magari riuscirebbe a caro prezzo a varare una finanziaria che eviti l’aumento dell’Iva, ma che poi si ritroverebbe l’anno prossimo ad affrontare elezioni con il fronte salviniano pronto all’incasso come e più di oggi. Senza contare che non sono neppure tanto convinto della veridicità della spaccatura tra Lega e 5 Stelle. Non parlo dei portavoce ufficiali, ché tali sono Di Maio & C., parlo dell’azionista di controllo Casaleggio & Associati, che nelle questioni di fondo quali i valori della democrazia rappresentativa, la scelta dell’Euro e della cornice Ue, il quadro delle alleanze internazionali, è molto, ma molto, in sintonia con la Lega di Salvini.
La capacità manovriera è una dote indispensabile a qualunque politico che voglia essere anche uno statista, ma a patto che abbia chiara anche una visione progettuale di prospettiva, altrimenti si riduce ad un gioco di bluff e contro-bluff dove alla fine vince sempre quello pronto a fare l’all-in e a rovesciare il tavolo, infischiandosene delle regole che non ha mai condiviso. È sostanzialmente questo il limite della proposta renziana, accentuato anche da certi suoi comportamenti passati, appunto dei bluff non accompagnati da una progettualità di fondo.
Il dibattito (?) in Senato è stato esemplare di tale situazione. Una sequela di bluff con i quali tutti aspettavano un «vedo» da parte di altri, ma nessuno si è manifestato. La mano, come è corretto che sia, passa alla saggezza del Capo dello Stato, ma per quanto egli sia competente e dotato di inventiva istituzionale, non vedo come possa trovare una via d’uscita. Quella che ho precedentemente accennato non credo sia realistica, ma spero di sbagliarmi. È forte in me la tentazione di riesumare la prezzoliniana «società degli apoti» per osservare con distacco gli avvenimenti; purtroppo però, a differenza del Matteo pokerista, non riesco a sgranocchiare pop corn: mi tocca masticare dosi massicce di Maalox.