Betori: «Nessuno può rivendicare Dio dalla sua parte»
L’omelia del cardinale Betori nel giorno dell’Assunzione: la Fede non sia assoggettata al potere
«Emerge l’impossibilità di assoggettare la Fede a questo o a quel progetto di potere e l’inevitabile alterità della visione cristiana della storia rispetto ai progetti che si misurano sul consenso, sull’accumulo dei beni, sull’esercizio del potere».
Il cardinale arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori, nell’omelia dell’Annunziata in cattedrale a Ferragosto ha dato un chiaro stop all’uso politico della Fede (e dei suoi simboli). «Nessuno può rivendicare Dio per sé, per la propria parte: siamo noi a doverci porre dalla parte di Dio», ha sottolineato non a caso nell’omelia. Betori ha parlato in Santa Maria del Fiore, per la solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria e ha ribadito il ruolo pubblico dei credenti ma anche il no a strumentalizzazioni di parte.
«La Fede non è una dimensione della vita accanto alle altre, ma una modalità di guardare alla vita in tutte le sue dimensioni, personali e sociali. Questo va ribadito con forza nei riguardi di chi vorrebbe ridurre la Fede nel recinto della coscienza e ostacolarne l’azione nel determinare le scelte e i comportamenti pubblici — ha affermato il cardinale arrivato a Firenze nel 2008 — Come pure la Fede non può essere usata a coprire scelte e comportamenti che prescindono da essa. Nessuno può rivendicare Dio per sé, per la propria parte: siamo noi a doverci porre dalla parte di Dio». E analizzando testo e senso del Magnificat ha aggiunto: «Non deve scandalizzare che lo stare dalla parte dei poveri generi diffidenza in chi pensa che la vita si realizzi nell’affermare se stessi, nel conquistare potere, nell’acquisire ricchezze. È il prezzo da pagare per stare dalla parte di Dio». Infine ha chiesto tensione morale: serve «umiltà», «la rinuncia alla nostra hybris, alla nostra superbia, per cui pensiamo di farci dio a noi stessi, addirittura di porre fine alla nostra specie per dar vita a scenari transumani e post umani. O l’etica torna a guidare i comportamenti o saremo vittime di noi stessi».
La Chiesa e gli ultimi L’arcivescovo aggiunge: non deve scandalizzare che lo stare con i poveri generi diffidenza. È il prezzo da pagare per essere col Vangelo