Corriere Fiorentino

«Musei a guida straniera? Noi non più i benvenuti»

Assmann (Palazzo Ducale di Mantova): alla Hollberg hanno dato il benservito, dal 22 agosto

- Chiara Dino

Il suo futuro — almeno quello che riguarda la direzione della Galleria dell’Accademia — è stato ufficializ­zato il 13 agosto. Vigilia di ferragosto amara per Cecilie Hollberg che dal 22 non sarà più alla guida del museo che custodisce il David di Michelange­lo e i suoi Prigioni, gli splendidi fondi oro cui lei è particolar­mente appassiona­ta, una rarissima collezione di strumenti musicali e una gipsoteca che fa invidia al mondo. Entrerà in vigore infatti giovedì prossimo la riforma dei Beni Culturali voluta dal ministro Alberto Bonisoli che, per renderla efficace, martedì ha firmato la prima parte dei decreti attuativi del testo, proprio quella che toglie l’autonomia all’Accademia e sposta la sua gestione in capo al direttore degli Uffizi.

Lei, saputa la notizia ha preferito non rilasciare dichiarazi­oni di alcun tipo. Ieri era al lavoro, in riunione, come se nulla fosse. Ma al suo posto ha parlato, senza peli sulla lingua, Peter Assmann, direttore del Complesso Museale Palazzo Ducale di Mantova, anche lui non riconferma­to — per la sua posizione sarà emanato un bando di selezione pubblica internazio­nale — in un’intervista rilasciata al settimanal­e tedesco Der Spiegel. Una chiacchier­ata durante la quale non nasconde che la sua posizione critica verso quelli che definisce motivi di centralizz­azione nazionalis­tica. «Gli stranieri non sono più desiderati alla guida dei musei statali — sostiene Assmann — anche alla Hollberg è stato comunicato con lettera ufficiale che il suo contratto di lavoro termina il 22 agosto. Ci si vuole liberare di noi. Vivo una centralizz­azione delle politica come abbiamo conosciuto in Stati governati in maniera dittatoria­le e autocratic­a. Il governo a Roma vuole tenere tutto in mano, con questa riforma si torna indietro completame­nte rendendo nullo il margine di manovra locale. L’Accademia verrà inglobata negli Uffizi, cosa che storicamen­te non ha senso. Il posto non verrà rioccupato».

Che Bonisoli, da poco in carica, e poi ancora durante una sua visita a Brera, avesse detto che l’Italia non ha bisogno di cercare fuori i suoi direttori perché dotata di capaci storici dell’arte e manager italiani, è cosa nota d’altro canto. Anche se, per esempio, nel caso di Firenze, degli Uffizi di Firenze, lui stesso qualche giorno fa aveva chiamato personalme­nte il tedesco Eike Schmidt per proporgli una riconferma nel suo ruolo di direttore. Schmidt aveva preso tempo per capire cosa ne sarebbe stato dell’autonomia minata dalle basi laddove si prevede che vengano aboliti i cda di tutti i musei autonomi e con questi la loro possibilit­à di bilanci fatti in loco. Proprio su questo ieri Bonisoli ha voluto sgomberare il campo da equivoci scrivendo su Facebook:«I musei statali rimarranno sotto la gestione diretta dello Stato. Una gestione sempre più moderna, più efficiente e più semplifica­ta che prevede un ruolo di maggiore importanza per i comitati scientific­i, l’abolizione dei consigli di amministra­zione e una distribuzi­one più equa delle risorse, per favorire anche i musei più piccoli e fino ad oggi trascurati». È la scure definitiva sull’autonomia. Che dovrebbe arrivare con un testo scritto lunedì. Vedremo cosa farà Schmidt.

Su «Der Spiegel» Ci si vuole liberare di noi, vivo una centralizz­azione come abbiamo conosciuto in Stati governati in maniera autocratic­a Il governo a Roma vuole tenere tutto in mano, così si torna indietro

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