Corriere Fiorentino

Mansi: «Sono una pigra, ma solo per lo sport»

I giorni di paura durante il Natale del Monte dei Paschi col babbo a sostenerla E poi la scelta di non sposarsi e di non far figli. La vice presidente di Confindust­ria si confida

- Di Chiara Dino

La stella polare della sua vita è la sua famiglia se è vero che chiacchier­ando davanti a un tè freddo l’unica volta che si commuove, è quando cita suo padre. Quella volta che… se non ci fosse stato lui non so che avrei fatto. Antonella Mansi, direttore commercial­e della Nuova Solmine di cui il papà, Luigi, è presidente, è presidente del Centro di Firenze per la Moda Italiana e da sette anni vice presidente di Confindust­ria. È stata presidente della Fondazione Mps quando tutto sembrava andare a rotoli. Ma oggi con noi è la sua dimensione privata a tenere banco.

Cosa farebbe se non avesse fatto la manager d’azienda?

«Forse l’ingegnere, il meccanico o l’architetto, mi piace aggiustare le cose: avendo responsabi­lità di gestione, è quello che faccio non solo in azienda. L’ho fatto anche in Mps e Confindust­ria. Mi piace stare dentro i meccanismi di funzioname­nto delle cose».

Quando ha cominciato a lavorare?

«Nel ’99 con la mia agenzia di viaggi e poi nel 2001 in azienda».

Quanti anni ha? «Quarantaci­nque, anni duri ma bellissimi, non tornerei indietro neanche se mi pagassero».

Figli?

«No».

Per scelta?

È la somma di piccole scelte quotidiane. Non ricordo un giorno in cui mi sono detta che non avrei avuto figli. Ma ho preso tante decisioni che mi hanno portato fino a qui. Quando ero un’adolescent­e pensavo che, come mia madre, a 30 anni avrei avuto almeno due figli. Era un obiettivo naturale, per contesto ed educazione. Ho fatto sempre passi che hanno privilegia­to le mie traiettori­e profession­ali. Ma non razionalme­nte. Mi piace pensare che prendere coscienza di questo rappresent­i un riavvicina­mento a me stessa. Probabilme­nte non sono nata con una forte vocazione alla maternità. La vita, poi, è fatta anche di incontri e scontri. Non è dipeso solo da me. Mi assumo il 50% delle responsabi­lità».

Le manca?

«No, non mi sento una persona incompleta. Mi è capitato di conoscere coetanee che hanno grandi crisi rispetto alla maternità negata, io non credo di avere rimpianti».

Malgrado lei abbia un compagno...

«Di cui non parlo. È il nostro patto».

Quanto conta per lei l’amore?

«Moltissimo. Sono una persona affettiva e credo nella coppia. Non ho sacrificat­o tutto per la carriera. Non ho scelto la solitudine. Ho avuto le mie relazioni e ho sempre cercato di conciliarl­e con la vita profession­ale».

Hobby?

«Sono pigrissima, quando non lavoro sto spiaggiata sul divano. Mi è indispensa­bile, faccio una vita frenetica. Vivo in Maremma vicino alla azienda di famiglia. Mi divido tra Roma, Firenze e Milano e per lavoro sto più in albergo che a casa. A queste trasferte vanno aggiunte anche quelle fuori Italia per visitare i clienti. A casa mi riposo e ritrovo una dimensione di serenità. Da 18 anni vivo più negli alberghi che tra le mie cose. Questo mi destabiliz­za. Ho bisogno di casa e cuscino».

Sport?

«Mi muovo poco e niente. Non mi piace correre e trovo esilaranti — ma forse li invidio — quelli che lo fanno e poi ti dicono che quando inizi non riesci a smettere. Io ne posso fare a meno benissimo. Al terzo minuto cado a terra. La fatica fisica non mi piace, gioco a golf ogni tanto ma mi sento fuori posto come Totò e Peppino a Milano. Con mio fratello che mi porta. Lui è bravissimo e si carica la zavorra delle palline non prese o finite in mezzo alle foreste. Un angelo. Come mia madre, presenza immancabil­e, solida e silenziosa». Quindi cosa fa sul divano? «Leggo: ho appena finito l’ultimo libro di Maurizio De Giovanni. Mi piacciono i gialli non troppo violenti, quelli più cerebrali».

Dovere gestire relazioni sociali è logorante?

«Ho limitato al minimo le cene di lavoro, così ritaglio spazi per me. Prima i grandi contratti si facevano a tavola. Ora la cultura è più “nordica” e si fa tutto in riunione. Non sono però donna da conference call perché credo nell’empatia, ma non mi spendo troppo in relazioni fuori dal contesto di lavoro».

Cosa ha chi le piace? «L’intelligen­za e l’ironia, e poi un intimo senso di umiltà: faccio fatica a relazionar­mi con persone che non si mettono in discussion­e».

Chi sono i suoi amici? «Quelli di sempre, sono zero social, mi rompo con questi canali, non so scrivere, difetto di inventiva, dovrei copiare, quindi casomai ritwitto. Per il resto ho un gruppo di amici con cui condivido dell’affetto profondo da 25 anni. La mia amica del cuore si chiama Laura e fa l’avvocato. Mi ha aiutato a crescere sul piano personale. Io ho fatto una carriera veloce. Quando torni a casa e sei sempre la “solita bischera”, persone come lei ti fanno mantenere il contatto con la tua identità».

Con lei fate delle vacanze? «Sì anche se sono complicati­ssime, perché, nella volontà di esaudire l’una i sogni dell’altra, facciamo viaggi assurdi, coprendo in pochi giorni itinerari del tipo Marrakech-Siviglia. Quattro giorni di vacanza e sei di viaggio, per rendere l’idea. Sono momenti di libertà totale. E non è facile con altre persone, con cui c’è sempre un senso di condiziona­mento». In altri contesti lo avverte? «Certo, anche se mi faccio condiziona­re e mi proteggo sempre di meno perché mi sento meno fragile. È una scoperta recente. Credo sia avvenuto dopo l’esperienza al Monte dei Paschi. Lì ho capito che potevo rilassarmi perché la mia battaglia l’avevo vinta e avevo scoperto di avere risorse che non conoscevo».

Ha avuto paura in Monte dei Paschi?

«Sì quando mi sono sentita sola e ho pensato che se tutto fosse andato male non sarebbero stati in molti a raccattare i cocci. Erano anni difficili a Siena. Lì ho imparato cos’è la paura e come affrontarl­a».

Chi l’ha aiutata?

«Mio padre: nel Natale del Monte, mentre stavo preparando l’assemblea che avrebbe rimandato l’aumento di capitale, capivo che era una scelta che avrebbe potuto mettere a repentagli­o tutti noi. Abbiamo un’azienda e si trattava di banche. Allora lui mi disse solo “se sei convinta vai avanti”. Non credo che sarei riuscita a farlo senza».

Altri momenti decisivi?

«Quando mi chiesero se volevo fare la presidente di Confindust­ria Toscana, sempre lui a caldo mi disse, lascia perdere, hai tempo. Avevo 33 anni. L’indomani mattina, eravamo in azienda, lui mi tartassò con una raffica di domande sulle nostre attività. Omisi solo una risposta— davvero marginale — e lui, salutandom­i, mi disse: “se te lo chiedono non dire di no”. Io accettai. ed è cambiato tutto».

Grandi dolori o gioie?

«Io grandi dolori non ne ho avuti. La mia famiglia sta bene. Le nostre sono state dinamiche pressoché fisiologic­he. Sono una persona serena che ha potuto fare ciò che desiderava. Un pezzo di questa fortuna cerco di guadagnarm­ela, ma non ho fatto tutto da sola». Fratture sentimenta­li?

«Sì. Sono stata lasciata e ho lasciato, e quando ero più giovane questo ha rappresent­ato una delusione forte. Poi non mi sono mai sposata — ammesso che sia un obiettivo — forse perché non volevo, forse perché non ho avuto il giusto stimolo anche esterno. E va bene così».

3. Continua. Le precedenti puntate sono uscite il 30 luglio e il 10 agosto.

La maternità non è mai arrivata: ho il 50 per cento di responsabi­lità

Lo sport Mio fratello mi porta a giocare a golf: mi sento fuori posto come Totò e Peppino a Milano

La svolta Alla guida della fondazione Mps ho imparato a gestire anche la paura

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy