Corriere Fiorentino

UN BIVIO, ANZI UN TRIVIO

- Di Stefano Fabbri

Tra false partenze, mezze retromarce e correzioni di tiro, tutto condito da una buona dose di veleno, la crisi politica si complica. Soprattutt­o sembra rendere difficile la vita ai partiti: nessuno dei protagonis­ti in campo ha finora scelto una linea univoca ma tutti sono attraversa­ti al loro interno da posizioni contrastan­ti. Sembra quasi di essere in Toscana a dover decidere le sorti dell’aeroporto di Firenze, sulle quali nel Pd e nella Lega convivono visioni diametralm­ente opposte. Dalla soluzione della crisi di governo emergerann­o tuttavia le fisionomie, compresa quella dei più enigmatici M5s, con cui forze politiche e coalizioni vi affrontera­nno le regionali del 2020. Unico segno finora visibile che accomuna i due principali contendent­i sembra l’orientamen­to a costruire le proprie fortune partendo da territori e sindaci: la Lega schiera i suoi primi cittadini nella kermesse di Massa, il Pd vuole tutti i propri ed i «civici» di centrosini­stra ad un meeting nella riconquist­ata Livorno, come ha annunciato Dario Nardella in una intervista ieri al Corriere della Sera. Ma il sindaco di Firenze va anche oltre e, nel rafforzare l’ipotesi di un governo istituzion­ale lanciata da Renzi, afferma chiaro e tondo, forse per la prima volta, che i Cinquestel­le non sono il diavolo: al massimo un rospo da baciare per sbloccare una situazione del Paese che potrebbe diventare drammatica. E lo fa, ironia della sorte, nello stesso giorno in cui un importante esponente del suo partito, Carlo Calenda, dice esattament­e l’opposto, minacciand­o di uscire da un Pd eventualme­nte dialogante con M5s per formare un suo movimento di ispirazion­e liberaldem­ocratica. Per adesso, appunto, una minaccia. Ma se ciò accadesse davvero c’è da immaginare che in Toscana questa ipotesi potrebbe contare su un consenso non indifferen­te: un partito del fare, chiuso ai populisti, in grado di attrarre fette importanti di settori produttivi, magari di origine moderata, che avevano subito la fascinazio­ne di Matteo Renzi. Il quale mai come adesso rischia davvero grosso: se il suo progetto di governo istituzion­ale dovesse naufragare sugli scogli di nuove elezioni si troverebbe spiazzato nel suo Pd, dove il segretario Nicola Zingaretti ha scelto una linea quantomeno attendista, e fuori dal partito troverebbe, anche e soprattutt­o nella sua Toscana, il posto già occupato dal suo ex ministro per lo sviluppo economico.

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