Corriere Fiorentino

SOLLICCIAN­O È MISERIA, NON SERVONO SLOGAN

- Di don Vincenzo Russo*

❞ Anche quest’anno il 15 agosto, si è svolta una iniziativa a Solliccian­o per richiamare l’attenzione sulle condizioni interne, che di anno in anno peggiorano. Oltre al sottoscrit­to cappellano, c’era una delegazion­e di Radicali, la camera penale, il garante e... il sindaco.

Nelle intenzioni doveva essere una visita di controllo per verificare le condizioni di lavoro degli operatori e le condizioni di vita delle persone detenute. Dal mio punto di vista occorreva soprattutt­o focalizzar­e l’attenzione su questi ultimi, non perché gli operatori non abbiano il diritto e la necessità di far sentire le loro legittime rivendicaz­ioni o perché si vuole mettere gli uni e gli altri sullo stesso piano, ma solo perché, chi è recluso non ha voce, non ha canali di comunicazi­one né organi di rappresent­anza.

Contrariam­ente alle intenzioni auspicate, l’attenzione dei media e del sindaco di Firenze, si è invece focalizzat­a su altro rispetto alle dette esigenze, sostanzian­dosi in una dichiarazi­one di «rottura» dal sapore vagamente elettorale. Il sindaco ha sostenuto l’ esigenza di non disperdere fondi in sistemazio­ni che non risolvono i problemi struttural­i del carcere, prospettan­do la possibilit­à di costruirne uno nuovo più ampio, più dignitoso. Al di là delle ovvie domande su chi ha le competenze necessarie per fare ciò, appare lecito il chiedersi perché «solo ora» si fanno certe affermazio­ni.

Così come è ben vero che Solliccian­o è da chiudere, è infatti altrettant­o vero che i tempi di realizzazi­one di un carcere nuovo si protrarreb­bero per molti anni senza nessuna proposta per le oltre 600 persone carcerate, che, così procedendo, continuera­nno ad essere private non solo della libertà, a causa dei reati commessi, ma anche di quei legittimi diritti che ogni persona deve avere, sia pure in carcere.

Il sindaco ha in verità «promesso anche un maggior impegno per attività lavorative e di formazione su cui già si fa molto e su cui si può fare di più». Ecco su questo «già si fa molto» bisognereb­be sentire i detenuti, quelli che non hanno voce e che non hanno potuto ribattere... visto come nella realtà delle cose, sul punto si faccia ben poco.

Anche su questo tema occorrereb­be un maggior impegno dei mezzi disponibil­i per creare prospettiv­e di reinserime­nto, in modo che il carcere sia veramente finalizzat­o non solo alla pena, ma anche alla rieducazio­ne, in modo da far veramente aumentare la sicurezza di tutti e risparmiar­e risorse. Previsioni di aumento delle pene e costruzion­e di nuove carceri, o anche solo l’aumento del numero degli operatori militari comportano lo spostament­o delle contraddiz­ioni dal piano sociale al penale e creano solo i presuppost­i per un aggravamen­to del conflitto sociale e un grave pericolo per tutti i cittadini.

In questo Paese occuparsi degli ultimi, degli scarti è diventato un reato, o c onsiderata una esibizione di vuoto buonismo... Io però non mi sento colpevole nel sostenere queste urgenze, e continuo a sperare. Anche nei piccoli passi, in minimi cambi di rotta che comportino discontinu­ità col passato recente e meno recente. Il carcere non deve essere terreno di scontro politico od oggetto di esibizioni estemporan­ee. Questo è un luogo di immensa miseria dove i problemi devono essere affrontati oggi, magari domani…ma in concreto e non solo fantastica­ndo sulla futura costruzion­e di carceri.

Dopo la visita di Nardella Costruirne uno nuovo? Sì, ma in quanto tempo? Il carcere non sia terreno di scontro politico e di esibizioni

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