SOLLICCIANO È MISERIA, NON SERVONO SLOGAN
❞ Anche quest’anno il 15 agosto, si è svolta una iniziativa a Sollicciano per richiamare l’attenzione sulle condizioni interne, che di anno in anno peggiorano. Oltre al sottoscritto cappellano, c’era una delegazione di Radicali, la camera penale, il garante e... il sindaco.
Nelle intenzioni doveva essere una visita di controllo per verificare le condizioni di lavoro degli operatori e le condizioni di vita delle persone detenute. Dal mio punto di vista occorreva soprattutto focalizzare l’attenzione su questi ultimi, non perché gli operatori non abbiano il diritto e la necessità di far sentire le loro legittime rivendicazioni o perché si vuole mettere gli uni e gli altri sullo stesso piano, ma solo perché, chi è recluso non ha voce, non ha canali di comunicazione né organi di rappresentanza.
Contrariamente alle intenzioni auspicate, l’attenzione dei media e del sindaco di Firenze, si è invece focalizzata su altro rispetto alle dette esigenze, sostanziandosi in una dichiarazione di «rottura» dal sapore vagamente elettorale. Il sindaco ha sostenuto l’ esigenza di non disperdere fondi in sistemazioni che non risolvono i problemi strutturali del carcere, prospettando la possibilità di costruirne uno nuovo più ampio, più dignitoso. Al di là delle ovvie domande su chi ha le competenze necessarie per fare ciò, appare lecito il chiedersi perché «solo ora» si fanno certe affermazioni.
Così come è ben vero che Sollicciano è da chiudere, è infatti altrettanto vero che i tempi di realizzazione di un carcere nuovo si protrarrebbero per molti anni senza nessuna proposta per le oltre 600 persone carcerate, che, così procedendo, continueranno ad essere private non solo della libertà, a causa dei reati commessi, ma anche di quei legittimi diritti che ogni persona deve avere, sia pure in carcere.
Il sindaco ha in verità «promesso anche un maggior impegno per attività lavorative e di formazione su cui già si fa molto e su cui si può fare di più». Ecco su questo «già si fa molto» bisognerebbe sentire i detenuti, quelli che non hanno voce e che non hanno potuto ribattere... visto come nella realtà delle cose, sul punto si faccia ben poco.
Anche su questo tema occorrerebbe un maggior impegno dei mezzi disponibili per creare prospettive di reinserimento, in modo che il carcere sia veramente finalizzato non solo alla pena, ma anche alla rieducazione, in modo da far veramente aumentare la sicurezza di tutti e risparmiare risorse. Previsioni di aumento delle pene e costruzione di nuove carceri, o anche solo l’aumento del numero degli operatori militari comportano lo spostamento delle contraddizioni dal piano sociale al penale e creano solo i presupposti per un aggravamento del conflitto sociale e un grave pericolo per tutti i cittadini.
In questo Paese occuparsi degli ultimi, degli scarti è diventato un reato, o c onsiderata una esibizione di vuoto buonismo... Io però non mi sento colpevole nel sostenere queste urgenze, e continuo a sperare. Anche nei piccoli passi, in minimi cambi di rotta che comportino discontinuità col passato recente e meno recente. Il carcere non deve essere terreno di scontro politico od oggetto di esibizioni estemporanee. Questo è un luogo di immensa miseria dove i problemi devono essere affrontati oggi, magari domani…ma in concreto e non solo fantasticando sulla futura costruzione di carceri.
❞
Dopo la visita di Nardella Costruirne uno nuovo? Sì, ma in quanto tempo? Il carcere non sia terreno di scontro politico e di esibizioni