Corriere Fiorentino

UNA LOTTERIA, 4 ESTRAZIONI

- Di Paolo Ermini

Da oggi comincerem­o a capire come si concluderà la crisi di governo. E anche la partita personale di Matteo Renzi. Approfitta­ndo della mossa avventata di Matteo Salvini, che ha liquidato il premier Conte per andare alle urne e prendersi tutto il potere, l’ex leader del Pd è tornato al centro della scena proponendo a sorpresa una maggioranz­a con l’aborrito M5S per ricacciare all’opposizion­e il pimpante capo leghista.

Le soluzioni possibili adesso sono quattro: 1) dimissioni del governo ed elezioni anticipate; 2) un nuovo governo M5S-Lega, reso possibile dal pentimento di Salvini che si è dichiarato pronto a tutto pur di non darla vinta all’altro Matteo; 3) un governo basato sull’accordo tra Cinquestel­le e Democratic­i con il proposito dichiarato, più o meno strumental­mente, di varare la manovra per non far sprofondar­e l’Italia nell’emergenza economica e di tagliare il numero dei parlamenta­ri per ingraziars­i la parte del Paese che si nutre di antipoliti­ca; 4) un’intesa politica di ampio respiro, sempre tra M5S e Pd, per un governo che arrivi alla fine della legislatur­a. È, più o meno, una lotteria che di per sé fa capire quanto sia diventata mutevole, o per meglio dire senza alcuna rotta sicura, la politica italiana. Ma a seconda dell’esito vedremo se all’ex sindaco di Firenze sarà riuscito il tentativo di rientrare nel gioco dismettend­o i panni, per lui molto stretti, di «senatore di Scandicci». Le prime due soluzioni vedranno Renzi sconfitto. Se andremo a elezioni subito, lui sarà usato da Salvini come la principale arma di propaganda di massa, il simbolo di un rischio da evitare; e in ogni caso Renzi vedrà falcidiato il numero dei suoi parlamenta­ri perché sarà il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, a decidere la lista dei candidati. Se invece si riformerà un governo gialloverd­e Renzi avrà ricoperto il ruolo dell’apprendist­a stregone, con un danno di immagine che rinvierebb­e sine die la sua rivincita. Gli altri due scenari sarebbero anche frutto della sua iniziativa politica, ma non privi di insidie. Un governo M5S-Pd che durasse un anno o poco più probabilme­nte servirebbe solo a rinviare il trionfo elettorale di Salvini. Resta il governo di lungo periodo, la prospettiv­a migliore per Renzi. Ma la soluzione 4 è anche quella più complicata, perché presuppone che i due odiati nemici — Pd e M5S — trovino improvvisa­mente obiettivi comuni.

Ha detto il sindaco di Firenze, Dario Nardella, al Corriere della Sera: «I grillini non sono il diavolo». Ma pur fugando lo spettro di Belzebù, l’anno del governo Conte ci parla di due visioni opposte del futuro su molti fronti decisivi, primo fra tutti quello dello sviluppo delle infrastrut­ture. Proprio a Firenze e in Toscana, ad esempio, che cosa prevederà il patto a due sullo sviluppo di Peretola, sulla Tav, sulla Tirrenica? Dei problemi concreti che sono sul tappeto nessuno ancora ha parlato, sia perché sono l’ostacolo più serio da superare sia, probabilme­nte, per una necessità più impellente: abbattere il muro di veleni e accuse reciproche che il Pd e il M5S si sono rovesciati addosso finora. Senza contare l’ombra di Carlo Calenda, che potrebbe salutare l’intesa con Di Maio & C. uscendo dal suo partito per creare quella nuova forza di centro, ma con marcata volontà riformatri­ce. Potrebbe essere l’ultimo numero estratto della lotteria. E per Renzi ci sarebbe un nuovo competitor, proprio nel cuore del suo perimetro politico. Il più temibile, dunque.

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