Matteo Garrone e i racconti di una Toscana magica
Tra Sammezzano, le Vie Cave e il Ponte della Maddalena con Matteo Garrone Ne «Il racconto dei racconti» l’omaggio a una regione piena di enigmi. Aspettando il suo «Pinocchio»
Uno dei maggiori meriti della nuova generazione di autori italiani è di aver riportato sul grande schermo le città, le strade, le campagne del nostro Paese. Sembra un’ovvietà, ma in realtà non lo è, perché, soprattutto dall’inizio degli anni ‘80, l’Italia dei nostri film si era ristretta al tinello di casa, l’ambiente delle commedie leggere, il genere che ha vinto su tutti gli altri. Per fortuna negli ultimi vent’anni, grazie a registi come Paolo Sorrentino, Matteo G arrone, Alice Rohrwacher, Giorgio Diritti, Daniele Vicari e altri, e senza dimenticare la forza dei tanti nuovi documentaristi, il cinema italiano è tornato a esplorare l’Italia, riuscendo anche per questo a ritornare grande e a essere apprezzato all’estero. Il Paese che vediamo nei film di questi autori è spesso una terra di mezzo sospesa tra passato e presente, attraversata da mille contraddizioni, un paese bellissimo e devastato, in perenne crisi d’identità e abitato da nuovi mostri, ma capace di trovare la forza di rilanciarsi.
Matteo Garrone è il regista che più ha lavorato sulla trasfigurazione di questo paesaggio naturale e umano, riuscendo nel suo cinema a rappresentare le realtà periferiche e più problematiche del Paese come simbolo universale di una disperata, ma vitale condizione umana — come ad esempio avviene in L’imbalsamatore, Gomorra, Reality e Dogman — oppure lavorando sulla trasformazione ossessiva, ma catartica dei corpi e delle anime — come accade in Primo amore e ne Il racconto dei racconti. È proprio quest’ultimo titolo, uscito nel 2015, a costituire una felice sintesi di queste due tendenze del cinema di Garrone, che realizza un film coraggioso, atipico per il nostro cinema, ovvero l’adattamento di tre racconti della raccolta di fiabe Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile (pubblicata postuma tra il 1634 ed il 1636), per un film in forma di fantasy dalle venature horror, interpretato da un cast internazionale: Salma Hayek, Vincent Cassel, Toby Jones, Stacy Martin e John C. Reilley.
Per queste storie di re e regine, di draghi e di orchi, di fate e di castelli, di genitori e figli, di vendette e onore, di amore e morte, che si intrecciano in una dimensione senza tempo,
il lavoro di trasfigurazione del reale di Garrone non può non passare dalla rappresentazione del paesaggio e non è un caso che una parte rilevante del film sia stata girata in Toscana, in alcuni dei suoi luoghi più misteriosi e dimenticati. Quando, all’inizio del film, vediamo il Ponte della Maddalena di Borgo a Mozzano,
con le sue impossibili arcate simmetriche avvolte nelle nebbie dell’alba, si capisce che quel ponte non collega nessuna sponda, ma evoca la presenza del maligno che ha alimentato nei secoli tante leggende e che vedremo poi all’opera nella scena successiva. E lo stesso avviene con gli altri luoghi, e cioè gli interni del
Castello di Sammezzano, con i suoi motivi orientaleggianti, e le Vie Cave, la suggestiva rete viaria di epoca etrusca che collega vari insediamenti e necropoli
nell’area compresa tra Sovana, Sorano e Pitigliano, in quella splendida terra di confine con il Lazio. Lontanissimi dalle immagini della Toscana a uso e consumo, quella felix delle cartoline, questi luoghi restituiscono in Il racconto dei racconti, tutta la loro forza misterica, perché Garrone li lascia intatti, limitandosi a mostrarli, e permettendo che da essi sprigioni quel soffio del mito che Pier Paolo Pasolini aveva già colto quando era venuto a girare alcune scene di Il fiore delle mille e una notte (1974). Luoghi che dalle loro pietre emanano i sogni di terre lontane, luoghi verdeggianti di ninfe che (ri)nascono, ma anche di efferate vendette (la rincorsa dell’orco che cerca di riprendersi la principessa in fuga), luoghi, dietro la cui incontaminata e pura bellezza si nascondono il sangue dei secoli, gli enigmi di antiche civiltà, le ombre che travalicano la Storia.
Il nuovo film di Garrone uscirà il prossimo Natale e c’è da augurarsi che il regista riesca a conservare lo stesso sguardo de Il racconto dei racconti, visto che avrà molto a che fare con la Toscana, trattandosi di un nuovo adattamento di Pinocchio, con Roberto Benigni nella parte di Geppetto e il villaggio dell’umile falegname ricostruito nel vecchio borgo contadino alla Tenuta «La Fratta», vicino a Sinalunga. Perché di quella Toscana mitica, ancestrale e maligna il romanzo di Collodi è pervaso fino all’ultima riga, proprio perché è una fiaba nera e senza tempo. Italianissima, come quelle di Basile. 3.Continua. Le precedenti puntate l’1 e il 6 agosto.