«C’è la possibilità che la linea renziana diventi quella di tutto il partito»
«La Lega è più debole, anche in Toscana. Dove la strada è già tracciata per una proposta del Pd riguardo alle Regionali. Invece, riguardo a domani (oggi per chi legge, ndr), credo che ci sia la possibilità che la nostra linea diventi quella del partito». Dario Parrini, senatore, ex segretario regionale dei dem, renziano, tira dritto sullo schema doppio: uniti al M5S oggi per contingenza a Roma e divisi a Firenze nelle regionali.
Onorevole, cosa sta per succedere?
«La fase politica attuale va affrontata con realismo e con senso delle istituzioni e dell’interesse generale. A cambi di scenario drastici una forza politica nazionale deve saper far corrispondere mutamenti di linea appropriati e tempestivi. Fare diversamente sarebbe miopia, non coerenza. Ho trovato giusti i richiami di Prodi».
Cosa la convince a cambiare totalmente orizzonte politico in così poco tempo?
«È innegabile che la gradassata di Salvini dell’8 agosto ha mutato drasticamente la situazione politica per tre ragioni: la richiesta inaudita di pieni poteri; la sfiducia al governo e l’innesco della corsa verso elezioni immediate fatto a Camere chiuse per la pausa estiva; le mancate dimissioni sue e di tutti i ministri leghisti. Cose mai viste».
Cosa ha spinto il leader leghista, secondo lei, a compiere questo passo?
«Credo che il Russiagate sia centrale. Siamo di fronte un ministro che dal 24 luglio rifiuta di rispondere a due domande cruciali per la nostra sicurezza nazionale che io stesso gli ho posto in Senato: perché ha mentito su Savoini? Che gli ha detto incontrandolo poche ore prima della trattativa al Metropol di Mosca?».
Ma come fate a governare con quelli con cui più vi siete insultati?
«Il passato non è negabile. Il cambio di fase impone un salto di qualità nella costruzione di eventuali intese, che come ha detto Prodi devono essere dettagliate e precise».
Che conseguenze crede debba avere questa scelta sulle regionali toscane di primavera?
«Nessuna conseguenza diretta. Il percorso per le regionali del Pd è già stato tracciato da Simona Bonafè e non c’è fatto politico nazionale che lo possa alterare».
E le conseguenze indirette quali sono?
«Se la prepotenza scomposta e anti-istituzionale di Salvini subisce una sconfitta, a trarne vantaggio è l’Italia e quindi anche la Toscana: sia per quanto riguarda le chance di vittoria del centrosinistra alle elezioni, sia per quel che il nuovo governatore potrà fare».