Corriere Fiorentino

AFFARI LORO (E UN PO’ NOSTRI)

- Di Sandro Picchi

Il calendario della Fiorentina è aspro come un limone e propone la Juventus come seconda partita casalinga, dopo il Napoli. Nella condizioni di spaesata fiducia, molto prossima alla sfiducia, in cui si trova, la Fiorentina avrebbe bisogno di impegni più teneri, anche se il Genoa un po’ lo era ed è andata male. Chi, come il sottoscrit­to, si è rallegrato per l’orario diurno di sabato contro la Juventus, le vecchie care ore 15 di classica pertinenza, sappia che la scelta, almeno così dicono, è della Juventus che chiede orari tali da soddisfare i mercati lontani tipo Indonesia, Cina e Corea del Sud. Quindi, se torniamo alle amate ore 15 è per il business bianconero. Come dire affari loro, ma le 15 le accettiamo lo stesso. Rivedremo Sarri in panchina, lo speriamo. Se pensiamo che le prime sette squadre della sua carriera sono state Stia, Faellese, Cavriglia, Antella,V aldelsa, Tegoleto e Sansovino non possiamo fare altro che applaudire. Lui sì che ha cominciato dal basso, senza spinte, senza raccomanda­zioni, senza un passato infioretta­to. Quando allenava l’Arezzo in serie C fu esonerato, come se la C fosse troppo per lui. Il presidente era Mancini, personaggi­o simpatico, che esonerò anche Conte e quindi può esibire questi due provvedime­nti da albo nero. O albo d’oro. D’altronde il calcio è la patria del mai dire mai. Chi poteva immaginare, soltanto due campionati fa, che i numeri 7 di Fiorentina e Juventus sarebbero stati Ribery e Cristiano Ronaldo? Per ora la Juventus di Sarri non è così piena di «sarrismo» come lo erano il Napoli o il Chelsea, ma lo diventerà appena l’allenatore tornerà tale a tutti gli effetti. La Fiorentina, invece, cerca, nella miscela interessan­te ma confusa dei suoi nuovi giocatori, una identità che ancora non c’è, che affiora e sparisce. Risolverà i suoi problemi se migliorerà la «fase difensiva», come piace chiamarla oggi. Il calcio è il gioco in cui contano i gol, quelli segnati e quelli evitati. Segnarne uno più dell’avversario è bello, ma è uguale a subirne uno in meno. Sarà la nostalgia per i vecchi valori del pallone, ma senza una buona difesa non si va da nessuna parte.

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