Renzi: schema nuovo L’ipotesi scissione torna ad agitare il Pd
Basta una frase per far ripartire il tam-tam sul nuovo partito di Matteo Renzi e agitare il Pd da Roma alla Toscana. Una frase come questa: «La nuova fase politica ci impone di usare schemi nuovi e di portare idee nuove», scrive l’ex premier nella E-news inviata ieri, lanciando la Leopolda del 18-20 ottobre (Tema: «Italia 2029»). E tanto per aggiungere un po’ di suspence, aggiunge: «Per me in politica è forte chi detta l’agenda, porta idee nuove, proposte vincenti, dirigenti credibili: la Leopolda è da sempre un incubatore di futuro». E anche dei gruppi parlamentari autonomi dei renziani? La risposta farà la differenza non solo per la tenuta del Conte bis, ma anche per le Regionali toscane del prossimo anno. «Secondo me questo tema non è all’ordine del giorno», prova ad esorcizzare la possibilità Dario Nardella, che però subito dopo dice: «Posso dire che non condivido le scissioni, che hanno sempre fatto male a tutti, a chi se ne va come a chi resta». Il primo a subirne il contraccolpo in Toscana sarebbe Eugenio Giani, lanciato verso le primarie per il dopo-Rossi con l’appoggio proprio di Renzi. Ma se l’ex Rottamatore uscirà dal Pd, che farà il presidente del Consiglio regionale? Non abbandonerà il partito né la corsa per Palazzo Strozzi Sacrati, ma certo ne uscirebbe indebolito. «Vero, ma è anche vero che ad oggi Eugenio non ha competitor forti, specie se Gelli (Federico, zingarettiano vicino a Gentiloni, ndr) andrà a fare il sottosegretario», dicono i renziani. Giani per ora non sembra curarsene e parla già da candidato in pectore, aprendo al dialogo con i Cinque Stelle seppur escludendo un patto giallorosso in Toscana: «Con i Cinque Stelle si imposti un rapporto sereno e costruttivo, e si creino convergenze su alcuni problemi concreti — dice il presidente del Consiglio regionale — ma nulla più di questo. Mi sembra che anche tra loro vi sia questa consapevolezza , ovvero non c’è la demagogia del dire “costruiamo un’alleanza di governo” ma invece ci sia l’atteggiamento di dire “ragioniamo sui problemi e cerchiamo anche delle convergenze”». Però il nodo delle alleanze resta, perché la legge elettorale regionale prevede la vittoria al primo turno solo se si raggiunge il 40% dei voti e ad oggi il Pd sembra lontano dall’obiettivo. Non a caso nel centrosinistra c’è un gran lavorio. L’ultima iniziativa in ordine di tempo è quella lanciata da sindaci come quelli di Viareggio Giorgio Del Ghingaro e di Sesto Lorenzo Falchi, entrambi non del Pd, che sabato si troveranno insieme ad altri colleghi all’Sms di Rifredi per parlare di una lista di sinistra. Un’idea che non sembra piacere a Nardella, che insieme a sindaci come quello di Livorno sta lavorando ad una lista civica con nomi delle professioni e dell’ambientalismo: «Tutto quello che nasce dentro il centrosinistra è utile — dice Nardella — Se invece nascono delle liste estranee, esterne, che hanno il compito di minacciare il Pd e mettere in difficoltà la coalizione, non è una cosa positiva».