BASTA UNO STARNUTO E NELLA CURVA DELL’«OH» APPARE UNA DISCARICA
Firenze, primo settembre. È domenica pomeriggio. Domani il gran rientro al lavoro. Ma, tranquilli, ormai ho imparato a godermi anche gli ultimi scampoli di ferie, riempiendoli di cose belle fino alla fine per assaporare lo straordinario piacere del vivere qui ora. Dopo una vacanza di quindici giorni sulle splendide coste della Bretagna e Normandia, ho voglia di rivedere la mia Firenze: i suoi tetti, i suoi campanili, le chiese, le colline che l’abbracciano, le torri che la proteggono.
Fuori sta per arrivare un bel temporale, lampi lunghi e fulgidi squarciano in due un cielo nero che fa paura. Pazienza, porterò l’ombrello. Dove potrei andare… Fiesole? Piazzale? D’improvviso mi viene in mente un articolo letto qualche anno fa sul Corriere Fiorentino, che parlava di una certa «curva dell’Oh» nella zona di Bellosguardo, curva che porterebbe a quell’esclamazione di meraviglia dalla vista spettacolare di cui si gode.
Ecco: questa sarà la mia meta. Già in scooter l’odore della pioggia mi pervade. Mi è sempre piaciuto, fin da quando ero bambina. È presagio di
acqua che non si sa in quale forma si manifesterà: un fortunale estivo, un piovasco fitto, una pioggerella leggera o un cielo che «sprizzolicchicchicchia» (espressione coniata da mia figlia per dire che cadono appena due gocce!).
Parcheggio un po’ prima di imboccare via Piana, e poi inizio a camminare, sbirciando qua e là. A parte qualche angolo di villa immersa negli alberi, non si vede granché: alti muri in pietra cingono e nascondono prestigiose proprietà e giardini. Giunta in piazza di Bellosguardo, imbocco una stradina a destra, senza uscita, Via Roti Michelozzi. Sì, è proprio lei. Oh! Mamma mia, che spettacolo! Firenze è lì, morbida e silente, distesa sotto i miei occhi incantati, par che la si possa toccare tutta con una mano. Non distoglierei più lo sguardo… se non che mi scappa uno starnuto e abbasso la testa. Oh… Nel giardino sotto di me, proprio ai piedi del muretto della famosa curva, c’è un altro spettacolo: bottiglie, sacchetti, rifiuti di ogni genere, ci sono persino due lavatrici. In pratica una discarica.
Che amarezza. Povera Italia, come ti trattiamo male. Se ripenso a come erano tenuti quei paesini francesi… Eppure non riesco a capacitarmi: se uno non ha alcun senso civico, nessun rispetto per l’ambiente né per gli altri, se è indifferente a una simile Bellezza, se proprio non ha un briciolo di coscienza, non gli farà fatica caricare in auto una lavatrice che pesa una sessantina di chili e buttarla giù dal muro? Quando esiste un servizio a domicilio, che senza nessun costo, smaltisce i rifiuti ingombranti! Mancanza d’informazione? Ignoranza? Rozzezza? Barbarie? Dappocaggine? Io non so proprio rispondere. Stavolta non c’è empatia che tenga. So solo che la curva dell’Oh va guardata a testa alta. Non vi venga in mente di starnutire.
P.s. Che se poi ci ripenso, mi monta proprio un gran nervoso. In fondo alla curva la strada finisce e si trova uno degli ingressi alla Villa di Bellosguardo, un hotel di superlusso. Ci sono un paio di cartelli «minacciosi» che intimano chiunque a non oltrepassare una certa linea, evidentemente per tutelare privacy e sicurezza della struttura. Ma un paio di telecamere per immortalare i «furbetti» dell’immondizia ce le potremmo anche mettere, no?