SULLE ALI (DEBOLI) DELL’ENTUSIASMO
Le Olimpiadi? Un affar serio. Sono giochi sì, ma da trattare senza cedere all’emotività, e all’entusiasmo irragionevole. Tanto più se si pensa di ospitarle in una città urbanisticamente molto fragile come Firenze.
Naturalmente l’idea buttata là ieri l’altro da Dario Nardella è piaciuta subito, accendendo i cuori degli sportivi e le speranze di chi già sente odor di copiosi introiti. Con i commercianti in prima linea. Forse le reazioni meno entusiastiche sono arrivate dall’altra parte dell’Appennino: Bologna sarebbe partner di Firenze nell’impresa del 2032, ma forse — e con buoni motivi — i bolognesi avrebbero gradito un annuncio bilaterale invece della sortita solitaria del sindaco di Firenze.
In ogni caso è consigliabile la cautela. Per ospitare i Giochi non bastano uno stadio e una piscina. E neppure i migliori impianti per lo sport agonistico. È la città intera che deve essere pensata, e ripensata, per coprire dignitosamente il ruolo di capitale olimpica. A cominciare dai servizi logistici e dalla rete dei trasporti. Possiamo organizzare un’Olimpiade senza un aeroporto decente o la metropolitana di superficie da realizzare quando e se i treni veloci passeranno attraverso il tunnel sotto la città? E gli spettatori come li porteremmo negli impianti del Campo di Marte? Con l’«11 » e il «17»? Ci sarebbe bisogno insomma di un piano strategico. Magari cominciamo a decidere in fretta se fare un nuovo stadio o rifare quello vecchio. L’uno e l’altro non prevedono comunque la pista di atletica. Vorremo forse fare le Olimpiadi dimezzate? Per superare l’ostacolo ci sarebbe da rifare anche lo stadio Padovani. Sono grandi investimenti, non regalie, per i quali serve una regia assai più efficace di quella che finora ha guidato i lavori pubblici in questa città.
Una regia con l’occhio lungo di chi sa immaginare la Firenze olimpica anche dopo, quando i giochi saranno finiti. Ci è del tutto estraneo lo spirito antisviluppista che anima i Cinquestelle, ma la città delle cattedrali abbandonate no, quella ce la vorremmo proprio risparmiare.