Corriere Fiorentino

SULLE ALI (DEBOLI) DELL’ENTUSIASMO

- Di Paolo Ermini

Le Olimpiadi? Un affar serio. Sono giochi sì, ma da trattare senza cedere all’emotività, e all’entusiasmo irragionev­ole. Tanto più se si pensa di ospitarle in una città urbanistic­amente molto fragile come Firenze.

Naturalmen­te l’idea buttata là ieri l’altro da Dario Nardella è piaciuta subito, accendendo i cuori degli sportivi e le speranze di chi già sente odor di copiosi introiti. Con i commercian­ti in prima linea. Forse le reazioni meno entusiasti­che sono arrivate dall’altra parte dell’Appennino: Bologna sarebbe partner di Firenze nell’impresa del 2032, ma forse — e con buoni motivi — i bolognesi avrebbero gradito un annuncio bilaterale invece della sortita solitaria del sindaco di Firenze.

In ogni caso è consigliab­ile la cautela. Per ospitare i Giochi non bastano uno stadio e una piscina. E neppure i migliori impianti per lo sport agonistico. È la città intera che deve essere pensata, e ripensata, per coprire dignitosam­ente il ruolo di capitale olimpica. A cominciare dai servizi logistici e dalla rete dei trasporti. Possiamo organizzar­e un’Olimpiade senza un aeroporto decente o la metropolit­ana di superficie da realizzare quando e se i treni veloci passeranno attraverso il tunnel sotto la città? E gli spettatori come li porteremmo negli impianti del Campo di Marte? Con l’«11 » e il «17»? Ci sarebbe bisogno insomma di un piano strategico. Magari cominciamo a decidere in fretta se fare un nuovo stadio o rifare quello vecchio. L’uno e l’altro non prevedono comunque la pista di atletica. Vorremo forse fare le Olimpiadi dimezzate? Per superare l’ostacolo ci sarebbe da rifare anche lo stadio Padovani. Sono grandi investimen­ti, non regalie, per i quali serve una regia assai più efficace di quella che finora ha guidato i lavori pubblici in questa città.

Una regia con l’occhio lungo di chi sa immaginare la Firenze olimpica anche dopo, quando i giochi saranno finiti. Ci è del tutto estraneo lo spirito antisvilup­pista che anima i Cinquestel­le, ma la città delle cattedrali abbandonat­e no, quella ce la vorremmo proprio risparmiar­e.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy