Corriere Fiorentino

Consigli per capire l’Alzheimer (anche in 3D)

- Di Riccardo Congiu a pagina

Durante il test Letti anche alcuni scritti dei malati: «Io non ricorderò, ma tu sì E forse ti darò del lei»

«Io non ricorderò, ma tu sì. E forse ti darò del lei». Le parole nelle lettere dei malati di Alzheimer ai propri coniugi sono un primo passo — e anche di grande impatto — per far capire a chi non la conosce cosa sia la demenza degenerati­va. Sono parte di un percorso che si fa da fermi, con i visori 3d, per sensibiliz­zare sulla «malattia invisibile», ma anche per informare e fornire strumenti concreti. È stato il gruppo Korian, specializz­ato nell’assistenza e cura di pazienti affetti da demenza, a organizzar­e la serie di appuntamen­ti «Fermata Alzheimer», passata ieri da Firenze in piazza Ognissanti (con il patrocinio del Comune). Dalle 10 alle 18, oltre a poter vivere l’esperienza in 3d, chi si è avvicinato al gazebo ha potuto affrontare colloqui di educazione cognitiva con il personale di Aima Firenze, l’Associazio­ne Italiana Malattia Alzheimer. In Toscana i casi di demenza sono circa 80 mila, di cui 50 mila di Alzheimer.

In piazza, anche chi ha a che fare con persone affette da demenza degenerati­va tutti i giorni ammette di non conoscere alcune indicazion­i suggerite nel percorso 3d. I malati di Alzheimer, per esempio, provano disagio se circondati da pareti dipinte con colori caldi: rosso, giallo. Meglio tonalità più fredde come l’azzurro o il blu. Sì ai contrasti cromatici, per rendere evidenti gli oggetti: quando si apparecchi­a, piatti di colori diversi dal tavolo. Il bianco è un colore che per il malato diventa praticamen­te invisibile: dove non si possa evitare, come nei bagni, è bene segnalare i sanitari con degli adesivi che li mettano in risalto. I dettagli fanno la differenza. L’Alzheimer rende intollerab­ile il disordine e qualunque cosa che possa evidenziar­e le carenze dovute alla malattia. Quindi la notte bisogna evitare il buio completo, per non alimentare la confusione mentale, e la mattina si possono disporre gli indumenti già nell’ordine in cui dovranno essere indossati. L’autonomia, per quanto apparente, può essere fondamenta­le. In casa si possono lasciare tracce chiare dei riferiment­i temporali, come una lavagna che segnali la data e la stagione corrente. Meno foto possibili in giro: non riconoscer­e i volti fa crollare la persona affetta da demenza nello smarriment­o. E lo stesso discorso vale per gli specchi: potrebbe perdere nozione anche di sé.

Finito il percorso ci si tolgono cuffie e visori 3d: qualcuno si emoziona, qualcuno trova conferme, qualcun’altro scopre tutto per la prima volta. «Fermata Alzheimer» sarà a Firenze per un secondo appuntamen­to lunedì 23 settembre. Al cinema Principe, ore 20, con il film «Ho sposato mia madre», sul rapporto d’amore dei figli verso i genitori affetti da Alzheimer. I diversi tipi di demenza colpiscono in Italia 1 milione e 200 mila persone. Tre milioni sono coinvolte nell’assistenza dei propri cari.

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Una persona indossa il visore 3d per calarsi nel percorso di «Fermata Alzheimer», pensato per conoscere più da vicino la malattia

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