Consigli per capire l’Alzheimer (anche in 3D)
Durante il test Letti anche alcuni scritti dei malati: «Io non ricorderò, ma tu sì E forse ti darò del lei»
«Io non ricorderò, ma tu sì. E forse ti darò del lei». Le parole nelle lettere dei malati di Alzheimer ai propri coniugi sono un primo passo — e anche di grande impatto — per far capire a chi non la conosce cosa sia la demenza degenerativa. Sono parte di un percorso che si fa da fermi, con i visori 3d, per sensibilizzare sulla «malattia invisibile», ma anche per informare e fornire strumenti concreti. È stato il gruppo Korian, specializzato nell’assistenza e cura di pazienti affetti da demenza, a organizzare la serie di appuntamenti «Fermata Alzheimer», passata ieri da Firenze in piazza Ognissanti (con il patrocinio del Comune). Dalle 10 alle 18, oltre a poter vivere l’esperienza in 3d, chi si è avvicinato al gazebo ha potuto affrontare colloqui di educazione cognitiva con il personale di Aima Firenze, l’Associazione Italiana Malattia Alzheimer. In Toscana i casi di demenza sono circa 80 mila, di cui 50 mila di Alzheimer.
In piazza, anche chi ha a che fare con persone affette da demenza degenerativa tutti i giorni ammette di non conoscere alcune indicazioni suggerite nel percorso 3d. I malati di Alzheimer, per esempio, provano disagio se circondati da pareti dipinte con colori caldi: rosso, giallo. Meglio tonalità più fredde come l’azzurro o il blu. Sì ai contrasti cromatici, per rendere evidenti gli oggetti: quando si apparecchia, piatti di colori diversi dal tavolo. Il bianco è un colore che per il malato diventa praticamente invisibile: dove non si possa evitare, come nei bagni, è bene segnalare i sanitari con degli adesivi che li mettano in risalto. I dettagli fanno la differenza. L’Alzheimer rende intollerabile il disordine e qualunque cosa che possa evidenziare le carenze dovute alla malattia. Quindi la notte bisogna evitare il buio completo, per non alimentare la confusione mentale, e la mattina si possono disporre gli indumenti già nell’ordine in cui dovranno essere indossati. L’autonomia, per quanto apparente, può essere fondamentale. In casa si possono lasciare tracce chiare dei riferimenti temporali, come una lavagna che segnali la data e la stagione corrente. Meno foto possibili in giro: non riconoscere i volti fa crollare la persona affetta da demenza nello smarrimento. E lo stesso discorso vale per gli specchi: potrebbe perdere nozione anche di sé.
Finito il percorso ci si tolgono cuffie e visori 3d: qualcuno si emoziona, qualcuno trova conferme, qualcun’altro scopre tutto per la prima volta. «Fermata Alzheimer» sarà a Firenze per un secondo appuntamento lunedì 23 settembre. Al cinema Principe, ore 20, con il film «Ho sposato mia madre», sul rapporto d’amore dei figli verso i genitori affetti da Alzheimer. I diversi tipi di demenza colpiscono in Italia 1 milione e 200 mila persone. Tre milioni sono coinvolte nell’assistenza dei propri cari.