Corriere Fiorentino

«La Biennale fa bene a Firenze»

Moretti: la rassegna porta un turismo di qualità, ma benefici economici per tutti

- Di Edoardo Semmola

«Firenze e la Biennale si aiutano a vicenda. La mostra sposta il concetto di turismo da quello di massa a quello elitario, ma le ricadute sono per tutti. E la mostra stessa va oltre Palazzo Corsini: per la prima volta si espande in percorsi tra gallerie, una vera settimana dell’arte». Fabrizio Moretti, il segretario generale della Biennale dell’Antiquaria­to, parla del legame consolidat­o tra la città e l’evento che si apre oggi a Palazzo Corsini.

Palazzo Corsini, piano terra, punto di osservazio­ne dello sgabello tra le due scalinate. Il panorama offre: a destra lo stand Robilant e Voena, di fronte il corridoio con Giovanna Pratesi ed Enrico Frascione, a sinistra gli uffici. È da lì che passano tutti. Nel giro di quattro minuti: l’ex presidente di Confindust­ria Antonio D’Amato, il direttore di Sothesby’s Italia, un gallerista di Houston in giacca rossa specializz­ato in pittura fiorentina. «Ed è casuale il punto, casuale il momento, casuale il passaggio. Questa è la Biennale — esordisce il segretario generale Fabrizio Moretti, mercante e mente della mostra — Solo in questo secondo pomeriggio di preview ho visto un pubblico bellissimo dall’America, dalla Francia, dall’Inghilterr­a, curatori di musei, collezioni­sti tra i primi al mondo. Quelli lì (indica con la mano) sono della Frick Collection di New York, questi altri del Getty...»

Moretti, è Firenze che aiuta la Biennale a crescere, o la Biennale che aiuta Firenze?

«Si aiutano a vicenda. Da una parte la mostra sposta il concetto di turismo da quello di massa a quello elitario. Dall’altra le ricadute sono per tutti. E la mostra stessa va oltre Palazzo Corsini: per la prima volta si espande in percorsi tra gallerie che ne fanno una vera settimana dell’arte. La Biennale esiste perché siamo nel centro di Firenze, in un palazzo straordina­rio. Una mostra d’eccellenza con i migliori mercanti del pianeta specializz­ati in arte italiana».

Messa così, sembra un lavoro facile. Ma non lo è.

«È semplice invitare le persone a Firenze: è un sogno che noi gli regaliamo. Abbinano alla mostra la visita alla città, allo shopping, all’incontro con artigiani e restaurato­ri. In città abbiamo il numero più importante di restaurato­ri al mondo, mestiere che ovunque sta sparendo tranne qui». Poi c’è l’indotto.

«Che è importante. Tassisti, albergator­i, ristorator­i mi fermano e mi ringrazian­o. Al Coco Lezzone qui accanto mi hanno chiesto se potevo fare una Biennale di un mese». Non è una mostra elitaria? «Non lo è. Chiarament­e il nostro è un turismo di lusso ma credo che l’arte appartenga al mondo, anche quella da comprare e vendere è giusto che venga almeno vista da tutti. Mi prenderete per folle ma sono favorevole all’apertura gratuita dei musei. Visto che l’introito annuo di un museo equivale alla spesa di un paio di giorni per l’esercito».

Non sono parole da mercante.

«Credo che si possa lucrare su mostre ed eventi, non sui musei. Sono anche favorevole a dare in affitto gli spazi pubblici a enti privati, se garantisco­no sicurezza e rispetto».

A proposito, lei da poco è entrato nel Comitato scientific­o degli Uffizi. Ha parlato con Schmidt di queste idee?

«Non credo che l‘idea dei musei gratuiti farà felice molti. Ma anche se sono uno di centro-destra, su questi temi mi vedo di estrema sinistra».

Quale contributo darà agli Uffizi?

«Mi piacerebbe aiutare a trovare il prezzo più congruo per le acquisizio­ni».

Parliamo dell’evoluzione del gusto.

«C’è sempre uno zoccolo duro di mercanti dal gusto classico. E non per il costo. Perché rispetto all’arte contempora­nea quella antica è sottovalut­ata: con un milione di dollari si compra un disegno di Basquiat o un pezzo capace di colmare una lacuna degli Uffizi».

È scettico sul contempora­neo?

«No, da quando ho preso in mano la manifestaz­ione ho cercato di contaminar­e . E non escludo in futuro di ampliare ancora. Il punto forte comunque è quello che va dal XV al XIX

secolo».

Da che parte guarda il mercato oggi?

«Si rivolge a un pubblico che cerca trofei. Ma c’è un altro mercato, un piccolo mondo, ma importante, ed è qui».

Il pezzo più pregiato in mostra a quanto arriva?

«Non lo so. Milioni di euro. Milioni e milioni».

Infine, la Biennale cosa significa per la città?

«Un progetto di bellezza, di cultura, di eleganza, che soprattutt­o

storico di in bassezza questo culturale momento e pochezza intellettu­ale, credo sia importante. Perché anche se non riusciremo a salvare le sorti del mondo, facciamo capire che c’è una parte di esso

che crede nell’eleganza, nell’arte, nel bello, che crede nell’educazione. Quando invece viviamo in un mondo che è incarnato dal contrario di tutti questi sostantivi».

Prospettiv­e L’indotto è importante: il ristorante accanto mi ha chiesto se posso far durare un mese l’evento

Suggestion­i Invitare qui le persone è facile: un sogno che noi regaliamo. Abbinano alla mostra la visita alla città

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Fabrizio Moretti
 ??  ?? Sopra l’interno della Biennale a Palazzo Corsini, a sinistra il segretario generale Fabrizio Moretti (foto Cambi/Sestini)
Sopra l’interno della Biennale a Palazzo Corsini, a sinistra il segretario generale Fabrizio Moretti (foto Cambi/Sestini)
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