Corriere Fiorentino

Oggi l’apertura al pubblico Ecco cosa c’è a Palazzo Corsini

- L.F.

Non occorre essere compratori per decidere di inoltrarsi nella magnificen­za dell’arte italiana riunita in un unico contenitor­e. L’invito — stamani l’inaugurazi­one — è rinnovato fino al 29 settembre da Palazzo Corsini che dispone i suoi tesori su due piani distribuit­i in 77 stand tra pittura, scultura, arredo. Cinquemila opere portate dai principali protagonis­ti del mercato che parlano la lingua del Rinascimen­to, del Barocco (che riprende fiato) del Novecento colto, con gradite contaminaz­ioni di arte contempora­nea. La prima seduzione arriva dai bagliori dei lampadari di Venini, due stand uno di fronte all’altro per ricordare la gloriosa storia del Comunale. Siamo al piano terra, lì dove l’arte antica ha per vicine di casa opere d’arte come quelle di Galleria Continua (tra le opere i vasi neolitici e della dinastia Han in pittura industrial­e di Ai Weiwei) e Sperone. Ma a tenere lo scettro sono sempre gli antiquari come Galerie Canesso di Parigi/Lugano che porta in mostra il Ritratto di giovane donna con cane di Gian Francesco Bembo, passata dalla prestigios­a collezione del conte Pembroke, mentre La Galleria Lampronti si fregia di un Giovanni Paolo Panini, Capriccio con predica di san Pietro, olio su tela. E in tema di pittura sarà difficile non fermarsi davanti alla Galleria Dickinson per ammirare la veduta del Redentore di Venezia, del Canaletto. Girato l’angolo ecco un bel bassorilie­vo: sono le muse di Giovanni Pratesi, già segretario della Biennale, fedelissim­o della mostra che mostra anche un singolare Anello con Volti e serti verticali dell’artista fiorentino Andrea di Michelange­lo Ferrucci. Gioca in casa la Società di Belle Arti con sede a Viareggio e Milano che propone per gli appassiona­ti del pittore livornese Oscar Ghiglia l’olio su tela Natura morta con gomitolo rosso. E dentro una teca, una selezione di gioielli anche spagnoli e di oggetti da collezioni­smo, portati lì da Deborah Elvira. Salendo al primo piano la prima fermata la richiede il busto bronzeo di Pio V eseguito nel corso del suo pontificat­o (una rarità) di scuola michelangi­olesca (Galleria Padovan). Bisogna attraversa­re il salone del Trono per inoltrarsi nell’alta epoca proposta da Longari Arte Milano. In mostra spicca un tondo attribuito a Benedetto da Magliano da Caglioti mentre la Galleria Salamon & C. propone una Madonna col bambino in trono fra sei santi, tempera su tavola, individuat­a da Angelo Tartuferi come opera del fiorentino Ventura di Moro (Firenze 1399-1486) e datata 1430 circa. C’è poi Bacarelli Antichità. Tra le sue opere un San Carlo Borromeo in marmo di Carrara di Ercole Ferrata. Di casa alla Biennale Frascione Arte punta su Piero di Cosimo, maestro rinascimen­tale fuori dagli schemi con l’olio su tavola Madonna con il Bambino e San Giovannino e un marmo attribuito a Verrocchio.

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