Corriere Fiorentino

Franchi, il «caso curve» sul tavolo di Franceschi­ni

Dopo il no del soprintend­ente all’abbattimen­to Nardella vuole convincere il ministro

- Gori

Il sindaco non si rassegna. E il no della soprintend­enza al progetto che prevede l’abbattimen­to delle curve del Franchi forse potrebbe non essere definitivo. Ma prima il sindaco deve riuscire a convincere Franceschi­ni.

Demolire le curve dell’Artemio Franchi o no? Sulla querelle tra Palazzo Vecchio, Soprintend­enza e Fiorentina, il soprintend­ente Andrea Pessina si è espresso con chiarezza: le curve devono restare. Ma il Comune prova l’ultima carta per salvare il progetto di Commisso: l’intercessi­one del ministro dei Beni Culturali.

Pessina, ieri al Tgr Toscana, ha auspicato che il Franchi resti lo stadio della Fiorentina, «perché non vada velocement­e nell’abbandono». Ma, il suo parere, vincolante per legge, è che «la demolizion­e ampia delle curve non è ammissibil­e», l’impianto di Nervi è un «monumento dell’architettu­ra contempora­nea». Pessina ha quindi suggerito «un’aggiunta», «delle curve interne», ipotesi che però Rocco Commisso non vuole nemmeno contemplar­e.

Ma il capitolo forse non è del tutto chiuso, perché non esiste un vincolo esplicito sulle curve, ma solo un vincolo generale sull’impianto. E la valutazion­e della Soprintend­enza, almeno in teoria, potrebbe cambiare. Da Palazzo Vecchio filtra l’intenzione del sindaco Dario Nardella di contattare il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschi, da cui la Soprintend­enza dipende, per capire se ci siano margini di trattativa. Già nei prossimi giorni Nardella potrebbe andare a Roma o, per adottare la strategia «fast, fast, fast» cara a Commisso, sentirsi almeno per telefono col ministro. Il patron viola l’ha detto a chiare lettere, vuole uno stadio moderno e funzionale, e se Firenze vuole che la Fiorentina resti al Franchi le curve attuali devono essere eliminate per costruirne di nuove e vicine al campo da calcio (pur conservand­o la Tribuna, la Maratona, la Torre di Maratona e le tre scale elicoidali). Per questo, se la Soprintend­enza non dovesse cambiare avviso, tornerebbe in auge l’idea dello stadio nuovo nell’area Mercafir oppure a Campi Bisenzio. A Palazzo Vecchio, nonostante per i viola l’opzione della Piana sia più che viva, su quest’ultima ipotesi si continua a far trapelare ottimismo convinti che alla fine la Fiorentina resterà a giocare a Firenze. Ma per l’eventuale nuovo impianto in viale Guidoni, la strada non è tutta in discesa. Gli strumenti urbanistic­i, ovvero le autorizzaz­ioni formali, ci sarebbero già tutte. Mancherebb­e solo il progetto della società viola. I problemi riguardano invece tempi e costi del trasferime­nto della Mercafir. Tramontata l’ipotesi che il mercato ortofrutti­colo si sposti a Castello (la partita è legata allo stop imposto dal Tar alla nuova pista di Peretola), ora prevale l’idea che resti accanto al nuovo impianto. Lo stadio pensato da Commisso per Novoli sarebbe più piccolo di quello che era nella mente dei Della Valle e quindi potrebbe convivere col mercato. Ma chi pagherebbe lo spostament­o della Mercafir, anche se di pochi metri? Secondo Palazzo Vecchio una partita ancora tutta da decidere. E del resto, finché non sarà costruito il nuovo mercato e demolito l’attuale, non potrebbero partire i lavori per il nuovo stadio. Il «fast, fast, fast» del patron viola sembra cadere nel vuoto.

Moral suasion

Un eventuale via libera dei beni culturali potrebbe indurre Pessina al dietrofron­t

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La curva Fiesole

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