Turismo, 4 richieste all’Europa
Trasparenza, più poteri, limiti a Airbnb: a Bruxelles Firenze e altre 16 città aprono il fronte
La rete delle 17 città europee, tra cui Firenze, si è riunita ieri per la prima volta a Bruxelles per ottenere regole chiare e trasparenti su Airbnb. Nella bozza elaborata ci sono quattro richieste alla Commissione Ue per governare il fenomeno che sta cambiando le città. Airbnb ha subito rilanciato proponendo una collaborazione con le amministrazioni e un vertice con le città italiane che si svolgerà proprio a Firenze.
Riunita ieri intorno a un tavolo nella sede di Eurocities, a Bruxelles, la «rete delle città» diventa ufficialmente una «lobby», che si è già data un nuovo appuntamento per novembre a Barcellona. Le diciassette città del patto — Amsterdam, Atene, Barcellona, Berlino, Bologna, Bordeaux, Bruxelles, Cracovia, Firenze, Lisbona, Londra, Madrid, Monaco, Parigi, Reykjavik, Valencia e Vienna — fanno fronte comune per ottenere dalla Commissione Europea regole chiare e trasparenti su Airbnb. Le richieste, in quattro punti per ora, sono contenute in una bozza di documento messa a punto ieri. Primo punto: il codice identificativo che serve a censire le offerte di affitto e a combattere l’evasione fiscale; secondo: i Comuni vogliono poter decidere le zone in cui rendere possibili gli affitti turistici o no, e quanto possono durare; terzo: i Comuni vogliono accedere ai dati degli affitti, per fare chiarezza tra privati che affittano la casa della nonna e società che gestiscono centinaia di proprietà; ultimo dei quattro punti è l’accesso ai dati dei flussi turistici, indispensabili per capire l’evoluzione del fenomeno.
I Comuni sanno che la loro è una corsa contro il tempo: all’inizio del 2020 potrebbe arrivare una sentenza delle Corte di giustizia europea che cancellerebbe la loro possibilità di dare regole ad un mercato che sta avendo «effetti devastanti» sul fronte dei costi delle case per residenti e la sostenibilità delle città soprattutto nei centri storici.
Il primo incontro è servito a definire l’intesa politica, spiegano l’assessore Cecilia Del Re, al tavolo per rappresentare Firenze, e il suo collega regionale Stefano Ciuoffo. Nelle 4 ore al tavolo si sono affrontati prima i temi legali, perché ogni città ha giurisprudenza e competenze diverse: c’è Berlino che ha i poteri di una cittàStato; Parigi che ha una legge nazionale sugli affitti brevi anche via web; Barcellona ha l’autonomia; le italiane Firenze e Bologna invece neanche un appiglio nazionale, se non l’obbligo per chi affitta di avere un codice identificativo: una previsione di legge che ancora non si è concretizzata perché mancano i decreti attuativi. Affrontato il nodo delle leggi si è passati al fronte politico, buttando giù un calendario di incontri tecnici, istituzionali e iniziative pubbliche.
La creazione della «lobby» per frenare gli effetti negativi degli affitti brevi prenotati tramite piattaforme web nasce da un parere — che precede una sentenza attesa per l’inizio del prossimo anno , arriverà nel 2020 — della corte di Giustizia europea, chiesto da Airbnb. Il parere descrive queste piattaforme come «servizi digitali», quindi regolate da una vecchia direttiva del 2000 — tecnologicamente parlando un’era geologica fa — che vieta di porre limiti locali (comunali o regionali, ma anche statali) per salvaguardare il libero mercato. Le città si oppongono, e chiedono alla neo presidente della Commissione Ursula von der Leyen di ascoltare le loro richieste. «Lascia ben sperare il fatto che la presidente abbia annunciato un digital act europeo», commenta Del Re. Nessuna «guerra», se non sottotraccia, nelle parole dell’assessora fiorentina e di Ciuoffo: «L’atteggiamento comune è stato non di opposizione alle piattaforme on line, ma di spinta verso una regolamentazione con restrizioni per tutelare i centri storici delle città e aiutare studenti e famiglie a trovare ancora appartamenti in affitto a canoni accessibili. L’obiettivo è quello di arrivare a presentare alla Commissione europea una proposta di legge che disciplini il fenomeno delle piattaforme on line, innovando la direttiva sull’ecommerce ormai datata perché ferma al 2000 e tenendo conto delle normative nazionali adottate da ciascun Paese» hanno scritto in una nota congiunta. Ma Ciuoffo ribadisce anche che «si è lasciato al mercato ciò che era, almeno in parte, compito delle istituzioni». Cioè le politiche abitative, «anche per gli studenti. Questo è un problema che riguarda Firenze ed almeno 3-4 altre città italiane, oltre a quelle europee. Gli amministratori dovrebbero anticipare i fenomeni, non subirne gli effetti». Ciuoffo ricorda come la Regione, con la legge sul turismo, aveva provato ad indicare una definizione di chi faceva «affitti brevi» solo da privato e chi invece diventava impresa (pagando come tale) superando i 90 giorni l’anno con almeno due appartamenti. «Ma ovviamente lo Stato ce l’ha impugnata, è suo compito decidere chi fa impresa e chi no. Solo che poi non ha fatto niente e ora i privati che affittano casa propria pagano quanto le grandi società che gestiscono decine di appartamenti». Airbnb e simili prosperano soprattutto su questo secondo mercato.
L’assessore Del Re Lascia ben sperare che la nuova presidente della Commissione Ursula von der Leyen abbia annunciato un digital act europeo