I DOLORI DEL PD GRILLIZZATO
«Attenzione a non grillizzarci. Sono anni che vogliamo costituzionalizzare chiunque e poi ci scopriamo subalterni a quelli che volevamo costituzionalizzare», ha detto l’ex presidente del Pd Matteo Orfini nei giorni scorsi. Da quando c’è il nuovo governo, infatti, è tutto un teorizzare che Pd e partito di Grillo debbano costruire una «casa comune», come dice Dario Franceschini. Una tesi che sta prendendo corpo, come dimostra l’alleanza elettorale nata in Umbria e i tentativi di replicarla anche in Emilia Romagna e in Toscana. Il Pd intende inoculare un po’ di buon senso nei Cinque Stelle, romanizzando i barbari? Per ora s’intravede soprattutto il rischio che la democrazia diretta da Casaleggio contamini i Democratici con la demagogia che ha caratterizzato non i 14 mesi di governo Salvini-Di Maio ma gli ultimi dieci anni di vita politica dell’Italia, cioè da quando esiste il M5S. Un esempio. Il Pd ha sempre votato contro il taglio del numero dei parlamentari proposto dai Cinque Stelle finché c’era il governo precedente, adesso che esiste una nuova maggioranza potrebbe votare a favore del taglio perché così stabiliscono i nuovi patti. Sarebbe tuttavia ingeneroso dare tutte le responsabilità ai Cinque Stelle. Non l’hanno inventata i grillini la retorica delle «poltrone» da tagliare e spesso il centrosinistra s’è accodato. «Basta un Sì per cancellare poltrone e stipendi. Si tagliano 315 stipendi», dicevano i manifesti ufficiali del Pd per il referendum costituzionale nel 2016. Una comunicazione populista che ha banalizzato il senso della riforma e probabilmente ha danneggiato il resto della campagna referendaria. Altro esempio. Il Pd ha accettato la piattaforma Rousseau come strumento per decidere le alleanze, visto che non solo l’accordo sul governo nazionale ma anche quello sull’Umbria è passato dal voto online attraverso la Casaleggio Associati (il Pd non ha neanche discusso, si è limitato ad aprire alla nuova alleanza e stop). Per non farsi mancare nulla, Nicola Zingaretti ha lanciato la app del Pd per consentire ai militanti di partecipare a referendum online con lo slogan di «Tu vali tu». Per la felicità di Davide Casaleggio, non a caso: «Il fatto che oggi tutti seguano una strada che il Movimento 5 Stelle ha tracciato da tempo con la piattaforma Rousseau è la conferma che la nostra visione di futuro è giusta. Una democrazia sempre più partecipata». E, nel caso del M5S, eterodiretta da Casaleggio.