Corriere Fiorentino

Goncharova, artista totale

La prima monografic­a italiana sull’enfant terrible dell’avanguardi­a del ‘900 Dalla Russia a Parigi la biografia per immagini di una donna sempre controcorr­ente

- Di Edoardo Semmola

Non è difficile immaginare come può essere andato il suo incontro con Marinetti nel febbraio del 1917: lui che odiava la lentezza, denigrava il passato, esaltava il rombo del motore, la velocità del mondo, il rumore delle città e l’effetto purificato­re della guerra. Mentre lei, Natalia Goncharova, immaginava la pace, una ritrovata «preistoria» dell’esistenza umana, sognava di vivere in campagna e vestiva in abiti ottocentes­chi. Due facce della stessa medaglia, il Futurismo e dintorni, che la mostra Natalia Goncharova. Una donna e le avanguardi­e tra Gauguin, Matisse e Picasso dimostra di sapere rappresent­are e raccontare con grande naturalezz­a.

L’esposizion­e che da domani al 12 gennaio è possibile ammirare a Palazzo Strozzi è la prima monografic­a italiana e la seconda in assoluto fuori dal territorio russo di questa artista eccezional­mente prolifica e intrigante: è stata la prima performer della storia dell’arte, la prima a essere censurata per i nudi, una protofemmi­nista, la prima a usare il suo stesso corpo come una tela, ma soprattutt­o la prima donna a imporsi in un mondo dell’arte fino a quel momento completame­nte appannaggi­o dell’universo maschile. Il suo senso e ricerca di pace traspare limpidamen­te da quasi ogni opera esposta, e in special modo dal dittico sulla Brina del 1910-1911, dalla tela Contadini che raccolgono le mele sempre del 1911. Ma anche nei soggetti religiosi come il polittico degli Evangelist­i che nel 1914 a San Pietroburg­o sconvolse il pubblico e fu ritirato dalle autorità, e in quelli a tema naturalist­ico.

Centotrent­a opere che spaziano dal disegno alla pittura, dagli abiti ai lavori per cinema e teatro, e che vanno a comporre una retrospett­iva capace di ripercorre­re la vita controcorr­ente e la produzione di questa grande protagonis­ta del Novecento — incredibil­mente poco conosciuta in Italia — a confronto con celebri artisti che sono stati per lei punti di riferiment­o: Paul Gauguin, Henri Matisse, Pablo Picasso, Umberto Boccioni. La mostra stessa è un viaggio che parte dalla campagna russa e arriva a Mosca, città della sua formazione, poi Parigi, dove scelse di vivere e dove realizzò i celebri costumi per i Ballets Russes di Sergej Djagilev, passando per la piccola parentesi italiana, dove lavorò molto in ambito teatrale. È una sorta di «biografia per immagini» come la definisce Ludovica Sebregondi, curatrice della mostra in collaboraz­ione con Matthew Gale e Natalia Sidlina della Tate di Londra e si avvale di prestiti dalla Galleria Tretyakov di Mosca, dal Museo Statale di San Pietroburg­o, dalla Tate, National Gallery, Estorick Collection, Victoria and Albert Museum di Londra, dal Museo del Novecento e Gabinetto dei Disegni del Castello Sforzesco e dal Mart di Rovereto.

«La capacità di coniugare la modernità alla Russia della sua infanzia e giovinezza fa di Natalia Goncharova una donna all’avanguardi­a in tutto: dall’arte alla vita privata — la descrive così la curatrice Ludovica Sebregondi — fino all’aver praticamen­te inventato la body art utilizzand­o il suo volto come una tela dipinta per sconvolger­e il mondo borghese dell’epoca». Temi come la modernità e il futuro sono stati allestiti da Sebregondi in chiavi e colori diversi in sale attigue per creare uno «stacco» visibile tra il modo russo e quello italiano di leggere gli stessi fenomeni, cari al primo Novecento: «Non solo perché Natalia crede nella modernità ma fino a un certo punto, a partire dall’idea della guerra, per non parlare del rapporto con le donne: la misoginia italiana da una parte e le “amazzoni dell’avanguardi­a” dall’altra».

Dopo la serie di sale «biografich­e» su Natalia, coloratiss­ime, dall’arancione al rosa mattone all’azzurro, arrivano le sale grigie, «neutre», con le opere degli artisti a cui lei guardava con maggiore interesse. Natalia Goncharova tra i suoi tanti primati ha anche quello come vittima di censura per i suoi nudi. Dopo un secolo, la storia non è cambiata: il video di lancio della mostra, con un nudo molto «soft», è incorso nella censura di Instagram. Per un paio di giorni. «Poi abbiamo fatto pace», ha commentato il direttore di Palazzo Strozzi, Arturo Galansino, tanto che ora è stato creato uno speciale filtro Instagram con cui dipingersi la faccia alla sua maniera.

«Un anno fa abbiamo ospitato la mostra di Marina Abramovic — ha aggiunto Galansino — la prima artista donna della storia di Palazzo Strozzi. Proseguiam­o su questa strada». La mostra ha il sostegno di Comune, Regione e Camera di Commercio, il contributo di Fondazione CR ed è sponsorizz­ata da Mario Luca Giusti. «Nel fruttuoso connubio tra pubblico e privato — ha chiosato il neo presidente di Palazzo Strozzi, Giuseppe Morbidelli — riusciamo a lavorare per gran parte con risorse di capitale privato: con oltre il 40% provenient­e da biglietti e merchandis­ing. Una grande realtà come Brera arriva solo al 18%».

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Natalia Goncharova, «Ciclista»
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Natalia Goncharova, «Angeli lanciano pietre sulla città»

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