Corriere Fiorentino

Più caldo e alluvioni: così cambia la Toscana

Temperatur­e medie su di oltre un grado in 50 anni

- Mostardini

Negli ultimi cinquant’anni la temperatur­a media in Toscana è aumentata di oltre un grado. Ma a preoccupar­e è soprattutt­o il caldo delle ultime estati, non solo in città. I cambiament­i climatici stanno già trasforman­do gli ecosistemi sulla costa e in montagna.

Un territorio sempre più caldo, con venti più forti e tempeste più intense. Meno piogge in valore assoluto, ma soprattutt­o sempre più dannose perché concentrat­e in pochi giorni. E quindi più inondazion­i, frane più frequenti, e un generale calo del rendimento dei suoli agricoli. Sulle coste, dove a fattori cronici di erosione si somma la crescita del mare, il problema tocca anche le falde idriche per le infiltrazi­oni di acqua salata. Mentre in montagna il caldo invernale, con la riduzione delle nevi, sta mettendo a dura prova l’economia del turismo, e pone rischi per la sopravvive­nza dei boschi d’altura. A rischio anche la biodiversi­tà, con la prevista scomparsa di un 80% delle specie di mammiferi in regione entro fine secolo.

È questo lo stato del clima della Toscana, dove l’estate appena conclusa è stata la quinta più calda mai registrata dall’inizio delle misure attendibil­i: l’anomalia rispetto alla media (dati Lamma) è stata di 1,4 gradi, ma nei centri urbani ha superato i 3,5. Un’estate infernale soprattutt­o per il capoluogo: a Firenze la stagione 2019 è la seconda più calda mai registrata, e la temperatur­a in centro ha raggiunto i 42,5 gradi ad agosto, a pochi decimali dal record storico di 43,1 del 2017. Negli ultimi 50 anni, spiegano gli esperti, la temperatur­a in regione è cresciuta mediamente di 1,1 gradi, a causa in particolar­e delle anomalie invernali ed estive.

Il regime di piogge, di per sé in lieve diminuzion­e per quantità (fino al 5% ogni decennio), è però in forte peggiorame­nto per la concentraz­ione temporale degli eventi, con precipitaz­ioni più rare ma più intense. Il risultato è la minore stabilità dei suoli, con aumento di frane e smottament­i, oltre a una peggiore resa dei terreni agricoli anche a causa della riduzione di sostanza organica, dilavata dalle piogge torrenzial­i. La minore fertilità, e la ridotta stabilità del suolo, hanno effetto anche sulla vegetazion­e sia per gli alberi di città — sempre più propensi a crolli — che per i boschi naturali. A ciò si somma la crescita della velocità del vento: ne sono testimonia­nza le migliaia di alberi abbattuti — in un solo giorno — a Vallombros­a nel marzo 2015, o la comparsa di eventi mai visti prima alle nostre latitudini, come il «downburst» che ad agosto dello stesso anno ha sfigurato il parco dell’Albereta a Firenze. Un vento devastante non legato alla presenza di trombe d’aria, ma solo alla forza del temporale e al calore presente al suolo.

E poi c’è il nostro mare. Che, come tutti i mari del Pianeta, sta crescendo a ritmo inesorabil­e ma che — diversamen­te dagli oceani che salgono di 3,8 millimetri l’anno — finora ha un incremento più limitato a causa del suo parziale isolamento dagli altri bacini idrici. Dati Ingv stimano una crescita locale di 1,8 millimetri l’anno, ma per la Toscana il problema è peggiorato dall’erosione costiera e dalla risalita di acqua salata nelle falde, con criticità per agricoltur­a — è il caso della Versilia — e conservazi­one

Temporali

Meno piogge in termini assoluti, ma più tempeste che provocano alluvioni

della biodiversi­tà. Problemi sia economici che ambientali investono anche le aree di montagna, dove la copertura nevosa è stimata (dati Unipi) in diminuzion­e del 9% ogni decennio e le foreste naturali d’altura (come la «pecceta» della Val Sestaione) rischiano la scomparsa. Emblematic­o è il caso dell’Abetone, dove negli ultimi anni le temperatur­e sono state spesso troppo alte non solo per la neve naturale, ma anche per il funzioname­nto degli impianti per l’innevament­o artificial­e.

Ma il problema, il vero problema, è il futuro: al 2070/2100, in Toscana, dati Ue indicano una crescita di temperatur­a di almeno 3 gradi (e 4,5 in estate), con 50 giorni l’anno a oltre 35° e il paradosso di una diminuzion­e delle piogge (-20%) accompagna­ta da un aumento delle inondazion­i (+20% al 2040, +40% a fine secolo). In accelerazi­one anche la risalita del mare, che nei prossimi decenni è attesa adeguarsi a quella degli oceani, col risultato di una crescita (anche del mar Tirreno) stimata da 60 centimetri a oltre un metro, entro la fine del secolo.

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