Pd, sei zingarettiani in segreteria E subito apertura ai Cinque Stelle
Candidato unitario in 3-4 settimane o primarie. Ma il voto sull’intesa slitta
Il teatro è ancora la casa del popolo di San Bartolo a Cintoia. Ieri il Pd della Toscana si è riunito per decidere il cammino per la scelta del candidato governatore per le Regionali della primavera 2020 e discutere del dialogo con il M5S. Una riunione maratona, con tantissimi interventi, finita soltanto dopo le 23 con un rinvio alla prossima settimana per il voto finale su un accordo tra le anime del partito che è evidentemente ancora da trovare.
Voto a parte, lo scenario sembra chiaro: nuova segreteria unitaria, con l’ingresso delle componenti non ex renziane che finora erano rimaste fuori, tre-quattro settimane per cercare un nome unitario per il dopo Rossi, decisione sul candidato (anche attraverso le primarie di coalizione) entro dicembre, apertura da subito di un confronto con M5S sui programmi. Con un gruppo ristretto che assieme alla segretaria Simona Bonafè condurrà le consultazioni per il candidato e con i pentastellati. Un’intesa preceduta da una lunga giornata di trattative e scontri, di richieste incrociate, di ricerca di una sintesi. La bozza del documento sulle elezioni regionali, elaborato da Bonafè, era già in stesura attorno alle una, poi è passata al vaglio di tutti i segretari delle federazioni nel primo pomeriggio, quindi altre limature, infine la discussione nella direzione regionale, iniziata con quasi un’ora di ritardo rispetto alle 17 previste. Tre i punti del contendere: la durata della ricerca di un candidato unitario; se fissare o meno fin da subito le date delle eventuali primarie di coalizione entro il 15 dicembre, il rapporto con M5S, con sullo sfondo ma non troppo la richiesta di una segreteria nuova ed unitaria e soprattutto di un vice segretario avanzata dalla componente zingarettiana. Bonafè ha chiesto tre settimane per cercare il candidato unitario, gli zingarettiani sponda Orlando e i gentiloniani volevano più tempo così da scegliere dopo aver conosciuto l’esito del voto in Umbria e dell’intesa Pd-M5S. Idem per la data delle primarie: fissarla subito poteva, secondo i contrari, ostacolare il dialogo o l’intesa con M5S. Posizioni diverse, per molte ore con i pontieri in azione, poi il varo della segreteria unitaria che assicura una rappresentanza importante alle minoranze — anche senza il vice segretario, rimandato a dopo le Regionali — con sei posti nell’esecutivo da cui oggi sono assenti.
La direzione è stata aperta da Bonafè — «Ci prendiamo tre settimane di tempo per arrivare a una candidatura unitaria» con l’annuncio della creazione del gruppo ristretto per la consultazione della coalizione e di Italia Viva e l’apertura ufficiale ai M5S per un confronto sui programmi — ha parlato per primo il sindaco di Firenze, Dario Nardella che ha chiesto spazio ai riformisti per un partito che resti plurale. Ed una regia del partito per evitare lacerazioni: «Perseguiamo l’obiettivo di una candidatura unitaria, ma se così non fosse dobbiamo arrivare a primarie che non siano deflagranti, ma governate. Guai se le primarie fossero la cartina di tornasole di un gruppo dirigente diviso. Per a Toscana serve una proposta che possa essere condivisa da coalizione e forze civiche». Assenti Luca Lotti e Federico Gelli, sono intervenuti tra gli altri Andrea Marcucci, Susanna Cenni, Andrea Romano, Antonello Giacomelli, per gli zingarettiani Valerio Fabiani, Dario Parrini per la componente di Lotti, Stefano Scaramelli, e la discussione si è prolungata molto più del previsto. Con un generale ottimismo sulla soluzione unitaria.