Alla Manifattura un quartiere pieno di creatività
Laboratori artigianali, artisti residenti, spettacoli, workshop Il successo dello spazio B9 a tre mesi dall’apertura. «Abbiamo creato un quartiere dal nulla»
Dove decenni or sono sorgevano i depositi di vendita del tabacco lavorato, oggi c’è l’area ristoro e bar che nel corso delle 85 serate estive appena concluse ha servito 16 mila pizze, 125 mila cocktail e 87 mila consumazioni al bistrot. Il deposito ora si chiama B9, acronimo di Building 9. Dove insieme alle attività ludiche troviamo alcuni laboratori artigianali come i designer Duccio Maria Gambi e Canificio, le ceramiche Baba e Superduper Hats, l’azienda artigiana di cappellai fiorentini a cui Ben Harper — tanto per citare un esempio — non può rinunciare. Infatti, quando il cantautore americano è venuto in concerto a Firenze, è da loro che è voluto passare prima di ogni altra cosa. Giri l’angolo a 90 gradi e trovi un’ala che le vecchie lavoratrici della Manifattura Tabacchi usavano come «sale maternità» e, poco più avanti, gli antichi alloggi del personale. Oggi si chiama B8 e ospita spazi espositivi. In questo momento si sono insediati sei nuovi giovani artisti: tre da varie parti d’Italia, uno dalla Mongolia, uno dalla Turchia, uno dall’Iran. Tutti in residenza. Provengono dall’Accademia di Belle Arti e lì hanno trovato alloggio, degli atelier, addirittura un salario mensile, corsi di formazione, workshop con artisti già affermati. Il tutto coordinato da Sergio Risaliti. Nel palazzo dell’orologio tra qualche mese entrerà ufficialmente il Polimoda. Sotto l’ombra della grande torre che lo scorso anno è stata il simbolo visivamente più efficace della nuova vita della Manifattura Tabacchi.
«Portiamo gli eventi fuori dal centro», è una frase, una speranza, un’idea, che si perde nella memoria di anni e tentativi, quasi sempre falliti. Volontà di Palazzo Vecchio, sinergie con gli imprenditori della settore “divertimento” – come dimenticare il tentativo della cordata
❞ Giombini Da giugno 85 mila presenze Ci dicono che qui sembra di essere a Berlino
dei locali di via de’ Benci di realizzare attività estive allo Sferisterio delle Cascine per combattere la malamovida, finito con un buco nell’acqua, oltre che nei bilanci – che hanno provato in quest’ultimo lustro varie soluzioni, mai definitive. Cosa mancava? Banalmente: il capitale. Mancava la capacità di investimento e di andare oltre le forze già attive sul territorio. Mancava una fonte di ricchezza che volesse scommettere su Firenze, ma fuori dal centro. È questo il gap che è stato colmato da Manifattura Tabacchi Dea velopment Management Srl, l’unica realtà — al momento — che sia riuscita nell’intento, inserendosi tra i protagonisti dell’Estate Fiorentina e non solo. Grazie a un fondo di investimento che fa capo a Aermont Capital e Cdp Immobiliare in joint venture con Cassa depositi e prestiti. Per un investimento complessivo di 200 milioni impegnati per la riqualificazione di 16 edifici distribuiti nei 7 ettari dove dal 2001 — anno in cui uscì da piazza Puccini l’ultima sigaretta — regnavano il vuoto e l’abbandono. Da giugno metà settembre «sono state contate 85 mila presenze con un tasso di ritorno del 23%, quindi 65 mila persone differenti», racconta l’architetto Michelangelo Giombini, responsabile sviluppo del prodotto per Manifattura Tabacchi. Il tasso di ritorno è stato calcolato tramite «un sensore all’ingresso che legge la “firma” elettronica dei cellulari, ed è quindi capace di contare anche quanti ingressi singoli e quanti sono venuti a trovarci più volte». La nuova Manifattura ha inaugurato le operazioni in piazza dell’orologio nell’estate 2018 con il Festival au Desert, il Florence Folks e altre iniziative che hanno coinvolto 35 mila persone. L’estate dopo sono più che raddoppiate: 85 mila in 85 giorni, con una media di mille al giorno, grazie a 300 artisti in 85 serate, con 70 dj set, 50 giorni di cinema, 35 workshop, 15 conferenze, 7 mostre per 30 artisti per un totale di 120 giorni in 5 mila metri quadrati. E a differenza di quanto accaduto nel 2018 non ci sarà alcuna pausa invernale, le iniziative, insieme alle residenze, continuano quasi ogni giorno grazie al nuovo spazio «Festa» pensato per il clubbing.
«Il nostro obiettivo — spiega il manager milanese Giombini — è che le persone, guardandoci, dicessero: Firenze fa spazio al contemporaneo. E lo stanno dicendo. Monitoriamo tutti i social e troviamo di continuo messaggi del tipo “sembra di essere a Berlino” o “avete riempito un vuoto in città”. Abbiamo creato un quartiere nuovo dal nulla». Al momento tutta la «vita» della Manifattura si divide lunga la grande «L» formata dal B9 e dal B8. Con in mezzo il «Toast», quel casotto che si vede entrando subito sulla sinistra, che ogni due mesi ospita un nuovo inquilino, sempre un artista, che propone un’installazione site-specific. Il B9 rimarrà aperto per altri due anni. Poi sarà nuovamente cantiere – perché in questi 7 ettari i cantieri vanno a rotazione, per avere sempre qualcosa di aperto e sempre qualcosa in lavorazione fino al 2023 – e verrà trasformato in residenza. A dicembre 2021 sorgerà il nuovo Student Hotel, poi toccherà all’asilo nido, e a un altro hotel, tutti sul lato posteriore del «quartiere» rispetto a via delle Cascine. Lungo via Tartini il parcheggio sotterraneo, officine per designer, case popolari. Mentre accanto al B9 ci sarà un birrificio. Circa 3.900 persone, il 10% di chi è entrato, ha visitato almeno una mostra. Più di 6 visitatori su 10 sono state donne, dai 25 ai 34 anni. La sera è il momento in cui si lavora di più. A dimostrazione che un bel pezzo di vita notturna si è riversato qui.