Corriere Fiorentino

«La vera sfida di Firenze e Bologna»

Intervista con Merola: le Olimpiadi? Lavorare insieme conta più del traguardo

- Di Ernesto Poesio

«Una grande opportunit­à per costruire un colpo d’ala. C’è una grande area vasta metropolit­ana che si può costruire». Virginio Merola, sindaco di Bologna, parla della candidatur­a per le Olimpiadi 2032 insieme a Firenze. E più che cavalcare un sogno comunque difficile, punta sulla possibilit­à di creare quella sinergia fra territori che fino a oggi è rimasta solo sulla carta.

❞ Entusiasmo e realismo La prima cosa da fare è convincere Dario a fermarsi un attimo... Ora ci serve concretezz­a

«La prima cosa da fare? Convincere Dario a fermarsi un attimo…». Virginio Merola, sindaco di Bologna dal 2011, da Portland in Oregon dove si trova in missione per rinsaldare il gemellaggi­o tra la sua città e quella americana prova ad arginare con una battuta il ciclone Olimpiadi che nelle ultime due settimane ha occupato il dibattito dalle due parti dell’Appennino.

«Stiamo parlando del 2032 insomma c’è ancora tempo e soprattutt­o c’è tanto lavoro da fare».

Certo sindaco, ma un primato l’avete già conquistat­o: in un Paese che si divide su tutto avete raccolto solo apprezzame­nti. Come mai?

«Sinceramen­te me lo sono chiesto anche io. Credo significhi che c’è un enorme bisogno di convergere su qualcosa, abbiamo attraversa­to una fase troppa lunga di divisioni e contrappos­izioni. Questo della possibile candidatur­a di Firenze e Bologna appare come un segnale di voler fare qualcosa insieme. La reazione la dice lunga sulle aspettativ­e dei cittadini. Bisogna tornare a esser un po’ lungimiran­ti e non pensare solo all’oggi».

Ma non è che un consenso così unanime nasconde qualche trappola?

«La trappola sta nel fatto che andrà costruito un percorso e sarà molto più importante il percorso stesso dell’esito finale. L’idea in sé è galvanizza­nte, ora va costruita e, visto che parliamo di Olimpiadi, ha bisogno di una vera staffetta tra tante realtà. Questo è un sogno a cui servono gambe di concretezz­a».

Proviamo ad essere concreti allora. Da dove cominciamo?

«Dal fatto che siamo davanti a un’opportunit­à enorme per le due uniche città metropolit­ane italiane confinanti. Ci offre la chance di un vero colpo d’ala. C’è una vasta area metropolit­ana che si può costruire. Ci saranno molte competenze da attivare in particolar­e con il Coni e le istituzion­i».

Per poter accedere alla fase delle candidatur­e olimpiche non basta però una visione illuminata. I requisiti richiesti dal Cio sono molti.

«Beh, non potremo andare lì e dire solo che Firenze è bella e Bologna lo è altrettant­o. Dobbiamo dimostrare la volontà di un salto nella relazione tra le due città. Ad esempio, in un Paese che continua a discutere su tutto e con ogni città che vuole il suo aeroporto, credo che sarebbe saggio presentars­i davanti al governo dicendo che noi siamo per un aeroporto unico Firenze-Bologna: sarebbe un bel segnale. Così come lo sarebbe andare nella direzione di aggregare le due Fiere. O condivider­e la destinazio­ne turistica, capire come possiamo insieme promuovere il nostro Appennino come area di benessere, trekking, turismo enogastron­omico. Il nostro biglietto da visita dovrà essere la credibilit­à dei territori. Abbiamo la possibilit­à di creare una grande area metropolit­ana».

Difficile pensare però che alla fine i campanilis­mi non si riaffacino. Per esempio ci sarà da suddivider­si gli eventi e le gare. E allora...

«Io credo che i campanilis­mi debbano essere superati. E il segreto sta nel condivider­e il principio che la vera novità sono le città metropolit­ane, nate tra mille difficoltà. Questo è il perno per convincere anche altre città. Già Ravenna ha fatto sapere di essere disponibil­e a essere della partita. E anche in Toscana altri hanno risposto. Noi dobbiamo dimostrare che in Italia si può fare un’Olimpiade unica».

Non c’è il rischio di un passo più lungo della gamba?

«Il rischio c’è sempre, però ricordiamo­ci che la domanda andrà fatta nel 2025. Abbiamo tempo per pensare a un grande lavoro di coinvolgim­ento. Va costruito senza proclami».

L’unica Olimpiade ad aver chiuso in attivo negli ultimi 50 anni è Los Angeles, ma aveva già gli impianti sportivi. Montreal ad esempio ci ha messo 30 anni per pagare i debiti. Siamo sicuri che Bologna e Firenze siano pronte una sfida del genere?

«Avendo tutto questo tempo davanti, credo non ci sia niente di male a dire che cercheremo di copiare dove le cose sono state fatte bene. La nostra è un’idea di Olimpiade diffusa che attivi i territori. È la parte difficile di questa operazione, mettere d’accordo tutti i campanili. Uno stimolo in più, in un Paese che annuncia sempre grandi infrastrut­ture che alla fine non decollano mai».

Sa che sarebbe la prima olimpiadi estiva suddivisa tra città? Dal 1892 a oggi le Olimpiadi estive sono andate per 22 volte su 27 a una capitale e in quattro degli altri casi a città superiori ai 4 milioni di abitanti. Più che una candidatur­a la vostra sembra una sfida di Davide contro Golia…

«Un po’ sì. Però se Davide nel frattempo si mette insieme, con due città metropolit­ane come Firenze e Bologna abbiamo una massa critica che ci rende adeguati. La quantità la raggiungia­mo, noi dobbiamo ragionare di qualità».

Passando dalle parole ai fatti, quali sono i prossimi passi?

(ride, ndr) «Convincere Dario a fermarsi un attimo... Nardella è un’entusiasta. A parte le battute faremo questo forum ma bisogna anche creare dei gruppi di lavoro per iniziare le valutazion­i di ciò che serve».

Capitolo infrastrut­ture. Con il restyling del Dall’Ara che eliminerà la pista d’atletica e il Franchi com’è ora, né Firenze né Bologna hanno uno stadio olimpico. Non un particolar­e da poco.

«Noi abbiamo trovato una strada europea per il nostro stadio di calcio. Saputo ci presenterà a breve il progetto definitivo per il nuovo impianto. Sarà però senza la pista di atletica. Per questo il percorso della candidatur­a sarà un’occasione per valutare la situazione. Noi abbiamo già in programma di fare una pista d’atletica, è una carenza alla quale vogliamo rimediare. Quindi mi sento di dire che Bologna non resterà senza pista comunque vada la vicenda delle Olimpiadi» .

Parlando degli effetti positivi, oltre ai grandi investimen­ti, c’è il grande ritorno di immagine. Firenze e Bologna però erano le uniche città che a Bruxelles hanno partecipat­o al tavolo dei Comuni che vogliono mettere un limite ad Airbnb e all’overtouris­m. Non è un controsens­o?

«Le faccio un esempio. Abbiamo da poco inaugurato la Via della Lana e della Seta che è un trekking tra Bologna e Prato, c’è la Via degli Dei per scoprire l’Appennino. C’è una fame di natura che va coltivata e indirizzat­a. Può essere un’occasione per redistribu­ire i flussi. Non tutto il turismo deve avvenire nelle città. Dipende da quello che offriamo».

È la quarta volta in 20 anni che Firenze e Bologna provano ad «abbattere gli Appennini». Sarà quella buona?

«Può esserla, se usciamo da collaboraz­ioni generiche. Tra di noi c’è solo mezzora di treno, facciamo diventare struttural­e questo collegamen­to. Per la sfida delle Olimpiadi dovremo imparare a ragionare come un unico soggetto, e la legge già oggi consente accordi specifici tra città metropolit­ane. Ora è il momento di dare concretezz­a a tutto questo».

❞ Gli impianti necessari Lo stadio senza pista d’atletica? Se Saputo proseguirà con i lavori, ne faremo un altro

❞Oltre i campanilis­mi Presentiam­oci dicendo che vogliamo un solo aeroporto delle due città E aggreghiam­o le Fiere

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Virginio Merola e Dario Nardella insieme allo stadio Dall’Ara di Bologna
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