CLIMA, COSA FARE SENZA COLPEVOLIZZARE
Col suo volto da bambina imbronciata che brucerebbe volentieri i potenti della terra, se non avesse paura in questo modo d’incrementare il riscaldamento globale, Greta Thunberg può rimanere più o meno simpatica.
Resta il fatto che Friday for future ha avuto il merito di ricondurre l’attenzione sulle tematiche ambientali in una nazione come l’Italia in cui il movimento ecologista aveva perso visibilità. Al di là delle dispute sull’incidenza delle emissioni di CO2 sull’aumento della temperatura, sarebbe importante interrogarsi su quanto si potrebbe fare non tanto colpevolizzando il consumatore, quanto tornando a premiare comportamenti virtuosi. Uno dei temi che ricorrono più è l’impatto sull’ambiente dovuto all’abuso del mezzo privato e del trasporto aereo. Molte scelte però sono divenute obbligate per precise scelte economiche. In passato il trasporto pubblico assicurava collegamenti a tutte le ore. Oggi esiste l’Alta velocità, la cosiddetta metropolitana d’Italia. Ma è una metropolitana costosa, visto che un biglietto FirenzeRoma o Firenze-Milano può costare più di 50 euro, e in più l’ultimo metrò parte troppo presto: da Milano non si può rientrare dopo le 20,50, perché non ci sono più treni per Firenze. Sono scomparsi gli espressi della notte, col risultato che per tornare in famiglia molti meridionali trasferitisi al Nord optano per i voli low cost. Lo stesso vale per i turisti: sparito il glorioso Palatino, partire la sera a Firenze e svegliarsi alle 9 a Parigi è diventato impossibile salvo uno o due cambi. Per tacere dell’aumento vertiginoso delle tariffe marittime, per cui recarsi in Sardegna in aereo costa meno che prendere il traghetto. Anche scelte che passano per ambientaliste possono risultare dannose. Le bici elettriche sono ecologiche se alternative al motorino, dannose se incoraggiano la pigrizia di persone giovani e sane cui pedalare farebbe solo bene. E i monopattini elettrici regalati a ragazzini obesi possono essere più nocivi delle merendine. Un’osservazione a parte merita il cosiddetto packaging, l’arte di confezionare i prodotti per renderli appetibili al consumatore, che oggi si studia anche all’università. Per attirare il cliente, molti contenitori sono molto più grandi dei contenuti, con relativo spreco di plastica e cartone. Un tipico caso di dolus bonus: bonus per chi vende, malus invece per l’ambiente, con qualche tonnellata in più d’imballaggi da smaltire.