LE RINGHIERE ROSSE E LA MODERNITÀ (CHE È MEGLIO EVITARE)
Il nuovo a Firenze: questione ardita, da risolversi, se proprio lo si vuole, andando in periferia (e trovando poco: si finisce addirittura per apprezzare il Palagiustizia!). E il nuovo in centro a Firenze? Questione delicatissima, che rende impensabili operazioni stile Grand Louvre per il solo pensiero delle polemiche che si porterebbero dietro. In pieno centro però una «via nuova» c’è: la via Nuova de’ Caccini, e se si pensa al fatto che è stata aperta nel Settecento, si ha la misura di cosa significhi nuovo da noi. A quei tempi, un po’ tutte le strade aperte da poco venivano chiamate «via Nuova», senza stare a specificare e lasciando che fosse il quartiere a designar ciascuna. Anche questa, sebbene inizialmente recasse l’attuale odonimo, per molto tempo fu solo via Nuova, prima che ritrovasse il nome originario, che evoca i Caccini, famiglia che in Borgo Pinti aveva un palazzo dietro a cui si stendeva un giardino capace di arrivare fino alla Pergola e che, un secolo prima dell’apertura della strada, Matteo Caccini trasformò da normale podere in giardino botanico. Tanto buono fu il lavoro del Caccini che, per quanto dilettante, fu amico dei maggiori botanici della sua epoca e definito dal Clusius, direttore del giardino botanico di Vienna (che da tempo aveva sottratto il primato a quello dei Semplici),
vir illustrissimus. Oggi il senso di novità che la strada può dare è legato anzitutto al condominio moderno, ai civici dal 7 al 21, inconfondibile per le vivide ringhiere rosse e per la facciata assai movimentata, disegnata dal Pagnini, che chi vaga per il centro non si aspetterebbe di trovare. E in effetti avrebbe potuto non esserci, dato che quando partì il progetto, nel ‘71, Italia Nostra, con una gran polemica, riuscì a imporre la momentanea chiusura del cantiere, ma solo quella. Così oggi il condominio se ne sta lì, tronfia anomalia ormai a sua volta intoccabile — testimonianza degli anni ’70 del ‘900! —, a nascondere i dettagli che la via saprebbe pur offrire (un lapidino dei Gesuiti, al 16, o un portale ad arco con gli stemmi di famiglia, al 21 rosso) e a conferma che, a costo di farsi dar di conservatori, a Firenze, le novità è meglio evitarle.