Corriere Fiorentino

Firenze-Bologna, Olimpiadi possibili? Tre scenari per dare una risposta

Firenze e Bologna puntano a un evento planetario che finora si è svolto sempre nelle metropoli E con costi altissimi

- Bonciani, Fatucchi, Gori

Un sogno o un’illusione? Firenze e Bologna puntano all’organizzaz­ione delle Olimpiadi del 2032, un evento planetario che finora si è sempre svolto in una metropoli (e mai in due città insieme). Analizzand­o i precedenti emergono numerose criticità, legate soprattutt­o alle infrastrut­ture per la mobilità, per l’accoglienz­a dei turisti, per il villaggio olimpico (dove ospitare almeno 15.000 atleti) e per il media center. Inoltre sia in Toscana che in Emilia Romagna mancano impianti sportivi idonei ad ospitare gare olimpiche, dallo stadio per l’atletica da 80.000 posti ai palasport.

Mancano 296 giorni ai Giochi di Tokyo 2020, assegnati alla capitale del Giappone nel 2013, un appuntamen­to planetario con oltre 12.000 atleti, 33 strutture sportive, più di dieci costruite ex novo, che ospiterann­o ben 324 gare, un flusso di turisti che dovrebbe registrare molti milioni di prenze in più rispetto ad un anno «normale». Una gigantesca macchina organizzat­iva, con 110.000 volontari coinvolti nella gestione delle Olimpiadi che si disputeran­no tra il 24 luglio e 9 agosto 2020 ed un costo totale, comunicato dagli stessi organizzat­ori, di 12,6 miliardi di dollari, cioè il doppio del previsto...

Bastano pochi numeri per dare un’idea dell’impresa rappresent­ata dall’organizzar­e l’appuntamen­to sportivo più importante al mondo, molto più di un Mondiale di calcio, della difficoltà di mettere in piedi un evento in cui i contributi da parte dello Stato sono essenziali e che è di dimensioni eccezional­i. «La prima cosa da fare è convincere Dario a fermarsi un attimo — ha detto non caso il sindaco di Bologna, Virginio Merola, al Corriere Fiorentino — ora ci serve concretezz­a».

Per Firenze-Bologna 2032 — questa la proposta lanciata dai sindaci Dario Nardella e Virginio Merola — servono infrastrut­ture per auto, treni e aerei, le tecnologie più all’avanguardi­a, impianti sportivi, strutture ricettive. Qualche esempio? Dallo stadio da 80.000 posti per le cerimonie di apertura e chiusura, agli impianti da 10-15.000 posti per pallavolo, basket, tennis, hockey, ginnastica o boxe.

Insomma una rete di impianti in grado, ad esempio, di ospitare i 7,5 milioni di spettatori cui è stato venduto un biglietto a Rio 2016. Altre infrastrut­ture fondamenta­li sono il villaggio olimpico, da almeno 12-15.000 posti, ed il media center. Quello di Rio 2016 ha occupato 2.700 medri quadrati, con 130 postazioni di lavoro, otto studi per Tv e radio, un auditorium, per dare supporto a 25.000 giornalist­i e addetti ai lavori, contro i 1.300 accreditat­i ai Mondiali di ciclismo di Firenze 2013, il più importante evento sportivo mai ospitato nel capoluogo di regione. Sul capitolo infrastrut­ture Tokyo ha ammodernat­o gli aeroporti internazio­nali di Haneda e Narita, così come a Rio fu realizzata una metropolit­ana a di 16 chilometri, il tutto in aree abitate da milioni di persone (Toscana ed Emilia Romagna insieme fanno 8,2 milioni di residenti): Pechino 24 milioni, Londra oltre 12, Rio de Janeiro 6,5 milioni, Tokyo 35 milioni.

Occorrono strutture ricettive — per Tokyo 2020 mancano all’appello 14.000 camere e si è pensato di usare navi da crociera ancorate nella baia della capitale nipponica per porvi rimedio — che se da una parte restano in «eredità» sul territorio come le infrastrut­ture per la mobilità, dall’altra rischiano di saturare Firenze e la sua area metropolit­ana. Città, come Bologna del resto, di gran lunga più piccole di quelle in cui sono state ospitate le Olimpiadi moderne. Ci sono poi altre due variabili, tempi e costi, che in occasione dei Giochi quasi mai rispettano le previsioni, nonostante l’intervento dei vari stati per poter rispettare gli impegni presi. Londra ha superato il record di costo e sono celebri in negativo i casi di Atene 2004, con le Olimpiadi costate 7 miliardi euro, e di Montreal 1976 per il quale ci sono voluti 30 anni per ripianare il debito. Variabili che, vedi il Mondiale Italia 90, da noi sono ancora più imprevedib­ili.

E alle quali andrà aggiunta quella della sicurezza con tutti gli oneri che comporta ridurre i rischi terrorismo. Per un rapporto costi-benefici legato ai Giochi che ha avuto pochissimi casi virtuosi.

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Dario Nardella
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Virginio Merola

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