Altri posti letto per i turisti e il Villaggio degli atleti Ma lo spazio dove si trova?
L’area del villaggio olimpico di Rio, 800 mila metri quadri, sarebbe riproponibile a Firenze? Partiamo da qua per capire se l’ospitalità — per atleti, tecnici, giornalisti e infine per i turisti — è sostenibile, fattibile, e in che modi. Partendo da come è andata in alcune edizioni precedenti. Un solo villaggio olimpico per ospitare i 12 mila atleti ed i circa 3 mila tecnici, delle dimensioni dell’ultima edizione, occuperebbe tuta l’unica zona da
80 ettari disponibile a
Firenze, l’«eterno contenitore», Castello. Ma dato che pare la candidatura olimpica sia «vasta», tra Emilia e Romagna, magari ci sarà bisogno di meno spazio «centrale» ma allo stesso tempo di tanti spazi più piccoli, dal sud al centro della Toscana. E che farne, dopo? Normalmente, viene assicurato diventano campus universitari (è successo ad Atlanta e Los Angeles) o case popolari. L’esperienza di Rio non è un buon viatico (ancora, alcune di queste costruzioni aspettano un utilizzo). Anche in Italia, il villaggio olimpico per le Olimpiadi invernali di Torino (100 mila metri quadri, in foto) doveva avere un uso abitativo: nel 2015 in parte era ancora vuoto, è stato proposto di usarlo anche come spazio museale e centro espositivo. Immaginiamo il problema moltiplicato per 7-10 (quante saranno le sedi olimpiche in due regioni): doverle costruire, e poi per ognuna trovare un futuro diverso.
E se negli Usa questi villaggi hanno avuto un futuro, non sempre va a finire così: tanto che persino parte di una struttura sportiva inutilizzata a Pechino, il «Bird’s Nest», è stato parzialmente riconvertita in appartamenti. Se per l’ospitalità degli atleti ci potrebbero essere tanti villaggi, cosa faranno i turisti? Qui il tema è ancora più complesso perché la nostra regione è già, in alcune città come Firenze, quasi satura. Le ricerche più recenti sugli effetti economici delle Olimpiadi (come Baade&Matheson) segnalano effetti di trascinamento, sul fronte dei flussi, ma soprattutto per le mete meno note: il caso del Brasile è particolare, la situazione di crisi del Paese in quegli anni ha «soffocato» l’attrattività. Firenze, può reggere un nuovo aumento dei turisti? Per fare una previsione (molto generale), basta guardare come un evento più piccolo, cioè le Olimpiadi invernali di Torino, abbiamo trascinato (grazie anche ad una proficua politica sulle attività culturali) il «brand» della città (scrive un rapporto di BankItalia del 2017). Milano, per le Olimpiadi invernali con Cortina del 2026, pensa a realizzare nuovi alberghi e persino Airbnb è a caccia di almeno altre 3 mila nuovi appartamenti. A Firenze, la costruzione di nuovi alberghi in centro è bloccata, le nuove strutture potrebbero nascere fuori dal centro (e soprattutto nei Comuni limitrofi e nelle città dove si «delocalizzerebbero» gli eventi). Ma se nuovi alberghi nella zona fiorentina (ora la ricettività è di 73 mila letti, tra Firenze e le città limitrofe, a cui si aggiungono 13 mila appartamenti Airbnb nel capoluogo) potrebbero avere un senso, visto che le tendenze del turismo globale concentrano i flussi nei centri urbani e d’arte, chi dei privati rischierà di costruire nuove grandi strutture in altre zone della regione dove queste previsioni potrebbero essere disattese?