«Le mode cambiano, ma ci preoccupano le droghe classiche»
«Le mode cambiano, ma non esistono “nuove droghe”». Chiarisce subito Elisabetta Bertol, professoressa ordinaria di Tossicologia Forense all’Università di Firenze. «Le sostanze sono sempre le stesse». Anche per quanto ipotizzato nel caso dei due fratelli belgi trovati morti in hotel, che avrebbero mischiato all’alcol un farmaco, l’ossicodone. Professoressa, di che sostanza si tratta?
«È un analgesico oppioide che si utilizza per alleviare il dolore. Gli effetti sono simili a quelli della morfina o a quelli di un qualsiasi altro oppiaceo o oppioide». Quanto è dannoso il mix con l’alcol?
«Ne amplifica l’azione. Entrambi agiscono sul sistema nervoso centrale in funzione antidolorifica. Danneggiano il lobo frontale, la parte più nobile del cervello: quella che gestisce apprendimento e sistemi decisionali». Ci sono farmaci più utilizzati di altri per «sballarsi»?
«Quelli contro il dolore. Oltre agli antidolorifici, ci sono le benzodiazepine, normali tranquillanti. Circolano nelle case, si usano anche solo per dormire, ma l’abuso può essere letale anche senza alcol». La diffusione del fenomeno è allarmante?
«I dati più preoccupanti riguardano le droghe classiche, come la cocaina. E attenzione all’eroina: i decessi sono di nuovo in aumento». A che età i ragazzi iniziano a cercare l’eversione?
«Ho condotto test del capello su 850 giovani dai 13 ai 15 anni: il 30-40% è positivo ad almeno uno tra alcol, nicotina e caffeina».
Elisabetta Bertol Possono essere letali anche i farmaci più comuni