Corriere Fiorentino

Obbligazio­ni Etruria, assolti i dirigenti della banca

Arezzo, condannati solo 4 direttori di filiale: «Nessuna regia per far vendere prodotti rischiosi ai clienti»

- Silvia Ognibene

Nessuna cabina di regia per spingere i dipendenti a piazzare le obbligazio­ni subordinat­e di Banca Etruria a clienti ignari dei rischi.

È questa la conclusion­e alla quale è arrivata il giudice Angela Avila che, al termine del processo di primo grado, ieri ha assolto quattro dirigenti dell’istituto di credito aretino che la Procura accusava di aver spinto i dipendenti a vendere i titoli alla clientela senza informarla dei rischi, mettendo in piedi un sistema di premi e punizioni. Secondo il giudice che ha assolto Luca Scassellat­i, Federico Baiocchi Di Silvestri, Samuele Fedeli e Luigi Fanacchiot­ti — che dovevano rispondere del reato di istigazion­e alla truffa — «il fatto non sussiste»: quindi, non c’è mai stato nessun sistema organizzat­o per spingere i dipendenti a vendere le obbligazio­ni subordinat­e che vennero emesse in due tranche nel luglio e nell’autunno del 2013 e furono poi azzerate dal decreto Salva banche nel 2015, con la conseguent­e perdita di tutto il denaro investito dai risparmiat­ori.

Il tribunale di Arezzo ha emesso ieri la sua sentenza per diciotto persone: gli unici condannati sono quattro direttori di filiale, ai quali è stata inflitta una pena — sospesa — di dieci mesi ciascuno. Delusione da parte del sindacato dei bancari First Cisl che attraverso le proprie strutture ha offerto assistenza legale a circa sessanta dipendenti di Banca Etruria che erano stati coinvolti nell’inchiesta: «Ben 58 dei nostri assistiti sono stati archiviati o assolti nei vari filoni dell’inchiesta, compreso il pronunciam­ento di ieri — dice l’avvocato Maurilio D’Angelo, legale della Cisl confederal­e, di First Cisl nazionale e membro effettivo dell’Arbitro bancario finanziari­o della Banca d’Italia — Ma non possiamo certamente dirci soddisfatt­i perché il principio che passa dalla sentenza di ieri è che si condannano i dipendenti mentre si deresponsa­bilizzano completame­nte i vertici della banca: ma erano i vertici e non i dipendenti ad essere a conoscenza dello stato di crisi dell’istituto che ha reso improvvisa­mente rischiosi i titoli venduti ai clienti. Faremo sicurament­e ricorso in appello per i lavoratori che sono stati condannati, perché il principio emerso dalla sentenza di ieri è inaccettab­ile».

In questi giorni ad Arezzo è entrato nel vivo anche il dibattimen­to che riguarda l’ipotizzata bancarotta fraudolent­a di Banca Etruria: un processo monstre con circa duemila parti civili ammesse che si svolge davanti al collegio presieduto dal giudice Gianni Fruganti.

L’avvocato della Cisl

«Si condannano i dipendenti mentre si deresponsa­bilizzano i vertici, che di certo sapevano della situazione di crisi dell’istituto»

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