Corriere Fiorentino

Toscana meno fertile dell’Italia (per far figli non basta un nido)

Al top per gli asili, in fondo per i figli La Toscana tra le regioni meno fertili

- Fatucchi

La Toscana è meno fertile dell’Italia, anche se è tra le prime posizioni per numero di asili nido. Spiega Natalia Faraoni dell’Irpet: «È un fenomeno che va avanti da anni e già registrato in una ricerca del 2017: le donne fanno meno figli, in età più avanzata, e quindi hanno meno probabilit­à di averne altri». E per invertire la tendenza ci vorranno decenni.

Non basta un asilo nido per fare più figli. E neanche che le donne lavorino. Queste due condizioni da anni vengono considerat­e la chiave per aumentare la natalità: ma le statistich­e non certifican­o, oggi, un riscontro, una correlazio­ne positiva. Ed è la dimostrazi­one che i ritardi nelle politiche per la famiglia, e per la natalità, sono uno scoglio ben più arduo da risalire di quanto si pensi.

La Toscana è una regione con natalità bassa, sia in termini assoluti che per il tasso di fertilità (cioè la media dei figli per donna in età feconda, 1,42) da almeno un ventennio. Sempre meno figli, sempre meno donne in età fertile che decidono sempre più tardi di avere un bambino. Così, sarà per loro più difficile sia averlo che averne più di uno. Un trend nazionale, illustrato ieri nell’analisi, su dati Istat, di Federico Fubini sul Corriere della Sera. Ma non è confortant­e sapere di avere un «mal comune», soprattutt­o perché le statistich­e dimostrano che avere un’alta disponibil­ità di asili nido (la Toscana ha un livello superiore della media italiana, ai top del Paese) non cambia la situazione. Proporre, come fatto finora (anche dal premier Conte) solo asili nido per agevolare le famiglie, nel rapporto con la gestione del proprio lavoro, non è condizione sufficient­e ad alimentare la natalità. E neanche la più alta occupazion­e femminile fa risalire la china a questo trend.

Nella nostra regione tutte le province sono ben sopra la media nazionale (7,4) di posti disponibil­i negli asili nido: ai primi posti Prato, Siena e Firenze (da 43,4 a 37,5 posti ogni 100 bambini), agli ultimi Massa-Carrara, Lucca e Pistoia (tutte e tre sotto 30). Ma allo stesso tempo il calo delle nascite (2008-2017) è pesante per tutti e sempre superiore alla media nazionale (-21%). Si va dal -28% di Massa-Carrara, Lucca e Grosseto ( in quest’ultima provincia i posti in asilo sono 35 ogni 100) al -18% di Pisa e al -20% di Prato. Tranne Grosseto, Pistoia e Massa-Carrara, l’occupazion­e femminile è aumentata. Ergo: non c’è correlazio­ne neanche in Toscana tra disponibil­ità di asili nido, occupazion­e e numero delle nascite. C’è invece una diretta correlazio­ne tra popolazion­e femminile in età fertile e calo delle nascite, a livello nazionale e pure in Toscana, che rientra appieno nell’analisi del Corriere: «Delle 35 aree del Paese con più nidi ma un crollo delle nascite peggiore della media, tutte meno una manciata presentano un elemento costante: in quei luoghi il numero delle donne in età fertile (fra i 15 e i 49 anni ndr)è crollato più che nel resto del Paese negli ultimi anni. Invecchian­o più in fretta». Le uniche tre eccezioni (Firenze a zero, Pisa a -3,5% e Prato a -1%) sono legate a dinamiche locali: tutti i grandi centri urbani attirano popolazion­e giovanile (Firenze), così come le città universita­rie (Pisa). Ed a Prato il «freno» al calo arriva dagli immigrati, soprattutt­o cinesi.

«È tutto vero» conferma Natalia Faraoni dell’Irpet, un fenomeno «che va avanti da anni e già registrato in una ricerca del 2017 per la Toscana: le donne fanno meno figli, in età più avanzata e quindi hanno meno possibilit­à di farne altri, ed un gruppo sostanzios­o proprio non li fa. Ma così si crea un problema demografic­o: si è ristretta base delle donne in età fertile». L’assurdo è che in realtà il tasso di fertilità è pure aumentato: «Il picco più basso l’abbiamo avuto nel ‘95, il tasso era sceso a 0,99. Solo che il numero totale delle donne in età fertile era molto più alto» spiega la ricercatri­ce.

Ma perché gli asili nido e la maggior possibilit­à di lavorare non basta, a aumentare la natalità? «Le politiche per conciliare tempi di cura e lavoro sono utili: il problema è che oltre asili e posti di lavoro, occorre guardare al costo degli asili nido, alle dinamiche familiari ma il vero problema è conciliare lavoro, cura dei figli, e prospettiv­e di carriera. Le ricerche dimostrano che donne senza figli hanno ancora oggi più possibilit­à di fare carriera». Per non parlare di «precarie e profession­iste, che non hanno molti degli strumenti di welfare previsti per i dipendenti».

In Europa, però, quelle politiche di asili nido e incentivi al lavoro femminile funzionano: «Sì, ma soprattutt­o in Francia, dove sono cominciate negli anni ‘90». L’esempio migliore del welfare familiare italiano «è il Trentino Alto Adige, dove non c’è solo l’asilo ma tante risorse, usate bene, per tutta la vita dei figli». Possibile quindi recupera un tasso di natalità alto, applicando da domani il «modello Bolzano»? «Per risalire la china, occorre che la popolazion­e femminile aumenti, o aumenti il tasso di fecondità» spiega la ricercatri­ce. Ergo, ci vorranno decenni: c’è molto da fare, oltre agli asili.

Criticità

La chiave del problema è nel crollo del numero di donne in età fertile Pisa, Prato e Firenze sono le sole eccezioni

Soluzioni

Funziona il welfare modello francese, dove però hanno iniziato negli anni ‘90. In Italia il modello è il Trentino

 ??  ?? Il dossier pubblicato ieri dal Corriere della Sera a firma di Federico Fubini
Il dossier pubblicato ieri dal Corriere della Sera a firma di Federico Fubini

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy