Corriere Fiorentino

«Le mamme sono cambiate: ansiose e fragili, così si fermano»

- Giulio Gori

«Quando venticinqu­e anni fa ho cominciato a fare i primi parti, gran parte delle mamme aveva al massimo trent’anni. Oggi partorire fino a 42 anni è diventato normale. Ma in certi casi si arriva fino a 47». La dottoressa Arianna Maggiali, direttore di ostetricia dell’Asl Toscana Centro, racconta com’è cambiato l’universo delle mamme nell’ultimo quarto di secolo. Con lo sguardo di chi, i bambini, li ha fatti e li fa ancora nascere.

Dottoressa Maggiali, le mamme oggi sono diverse da 25 anni fa? «Sono cambiate molto. Una volta a trent’anni erano pronte, mature per la maternità. Oggi spesso a 35 sono ancora ragazze».

In che senso? «Una donna che arriva alla prima gravidanza in età avanzata ha uno stile di vita consolidat­o. E quindi, rispetto a una più giovane, oltre che per il bambino è preoccupat­a per se stessa: così, si domanda se una volta mamma potrà continuare a dormire, o a fare quel che ha sempre fatto, ad uscire, a vedere gli amici. Insomma, si pone più dubbi sui cambiament­i che la riguardera­nno, ma anche sulla sua capacità di essere madre. Sono più ansiose e psicologic­amente fragili».

Sono dubbi fondati?

«Sì, perché più si è adulte, più è faticoso avere un figlio, in particolar­e dopo i 40 anni. E non è solo un problema di vita sociale, ma è anche materiale. Il parto non è più un evento di comunità, oggi le famiglie sono fatte da due persone e, se una mamma è più anziana, lo sono di conseguenz­a anche i nonni, che così avranno più difficoltà a loro volta nella gestione del nipotino».

Quindi una volta era più facile essere mamme e anche essere ostetriche?

«C’è anche l’altro lato della medaglia. Le mamme adulte sono più colte, più informate, sono più preparate sui buoni stili di vita per sé e per il bambino e anche sulle pratiche mediche. È più facile parlare con loro, anche perché malgrado i rischi maggiori di una gravidanza tardiva, hanno grandissim­a fiducia nella tecnologia e nella medicina. Del resto sono in molte che dopo i quaranta si rivolgono alla procreazio­ne medicalmen­te assistita. Semmai il problema è di sensibilit­à, di istinto».

Ovvero?

«I nove mesi di gravidanza sono il tempo ideale che la natura ha dato alla donna per imparare a essere madre, a sentire i cambiament­i del proprio corpo, ad accettarli, e ad accettare che si ingrassa o che dentro di te c’è una creatura che si muove. Per una donna di 40 anni è un processo più difficile».

È per tutte queste paure che le donne oggi spesso fanno un figlio solo o nessuno? O emergono anche questioni più materiali?

«Sì, è anche per questa difficoltà emotiva che molte dopo il primo figlio decidono di non farne altri. Sulle difficoltà economiche che un bambino può portare, invece, il problema emerge a sprazzi: chi è diciamo nella media, parla senza problemi dello stipendio basso, del lavoro precario o di quanto sono costose le cose che dovranno essere comprate al bambino. Ma la donna in difficoltà pesante, quella che ha una situazione economica nerissima, si chiude a riccio, cerca di non farlo mai trasparire».

Le mamme (e i babbi) di oggi sembrano più apprensivi di quelli di una volta. È perché sono più adulti o perché è un’epoca diversa?

«È l’epoca, oggi lo fanno anche le mamme giovani: sono iper protettive, evitano a tutti i costi che i figli si facciano male, li difendono a scuola rimprovera­ndo le maestre. Io, che sono diventata mamma tardi, ho 50 anni e ho due figli piccoli, voglio invece che diventino degli adulti sereni. Per questo voglio che si sbuccino le ginocchia».

❞ Una donna che arriva in età avanzata alla prima gravidanza ha uno stile di vita consolidat­o, fa più fatica Ma c’è anche l’altro lato della medaglia: sono più colte, consapevol­i e informate

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