Corriere Fiorentino

UN NOME CONDIVISO O SUBITO LE PRIMARIE

- Di Stefano Ceccanti

Ho letto con attenzione l’articolo di Roberto Barzanti che suggerisce di non ricorrere a primarie per la selezione del candidato alla Presidenza della Regione.

Barzanti conclude con un’osservazio­ne giuridica sul «barocco statuto vigente del Partito Democratic­o» che «consente una tale eccezione». Parto da qui perché Barzanti ha ragione. Non gli sfuggirà però che quando in uno Statuto (che sarà pure barocco, ma che sul modo di concepire il rapporto con iscritti ma anche con elettori è meno barocco della struttura dei partiti novecentes­chi) si invoca un’eccezione l’onere della prova spetta per l’appunto a chi adotta tale posizione, non a chi invoca la regola. Le primarie sono appunto la regola in quello Statuto, derogabile a maggioranz­a qualificat­a di tre quinti dei componenti, non per un caso, ma perché la base tradiziona­le degli iscritti, necessaria per strutturar­e il partito, si riduce quantitati­vamente e di conseguenz­a il tema di una scelta partecipat­a dei candidati per le importanti­ssime cariche monocratic­he richiede modalità innovative. Mi sposto quindi sul piano propriamen­te politico perché le regole ovviamente vanno applicate dentro una lettura del contesto, non come un libro sacro e intangibil­e, anche perché, come in questo caso, ammettono motivate eccezioni. La questione mi sembra la seguente: questa volta le elezioni regionali sono competitiv­e come mai prima d’ora e quindi il fattore tempo è decisivo. La scelta del candidato non può essere fatta a ridosso delle elezioni, richiede un periodo abbastanza lungo di mobilitazi­one, di attivazion­e di energie diffuse, in una campagna che duri vari mesi, meglio se utilizzand­o tutta la parte dell’annata 2020 che precede il voto. Se così è, esiste un candidato unitario di centrosini­stra che emerga già ora o che possa scaturire in poche settimane da una convergenz­a dei gruppi dirigenti? Se sì, nessun problema: utilizziam­o l’eccezione. Se no e si deve comunque andare a una scelta tra più possibilit­à alternativ­e, tanto vale procedere in tempi brevi alle primarie. Le divisioni che sorgono in quella competizio­ne, visto che non limitano ai vertici ma che si espandono alla base, sono di per sé più laceranti? Non necessaria­mente se si rispetta una regola chiave di cui ci parlano molti scienziati politici, il tempo per dimenticar­e, ossia uno scarto temporale significat­ivo tra il momento delle primarie e quello delle elezioni vere e proprie. Per questo decidiamo presto, fermo restando che qualsiasi scelta farà il Pd a me andrà comunque bene.

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