UN NOME CONDIVISO O SUBITO LE PRIMARIE
Ho letto con attenzione l’articolo di Roberto Barzanti che suggerisce di non ricorrere a primarie per la selezione del candidato alla Presidenza della Regione.
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Barzanti conclude con un’osservazione giuridica sul «barocco statuto vigente del Partito Democratico» che «consente una tale eccezione». Parto da qui perché Barzanti ha ragione. Non gli sfuggirà però che quando in uno Statuto (che sarà pure barocco, ma che sul modo di concepire il rapporto con iscritti ma anche con elettori è meno barocco della struttura dei partiti novecenteschi) si invoca un’eccezione l’onere della prova spetta per l’appunto a chi adotta tale posizione, non a chi invoca la regola. Le primarie sono appunto la regola in quello Statuto, derogabile a maggioranza qualificata di tre quinti dei componenti, non per un caso, ma perché la base tradizionale degli iscritti, necessaria per strutturare il partito, si riduce quantitativamente e di conseguenza il tema di una scelta partecipata dei candidati per le importantissime cariche monocratiche richiede modalità innovative. Mi sposto quindi sul piano propriamente politico perché le regole ovviamente vanno applicate dentro una lettura del contesto, non come un libro sacro e intangibile, anche perché, come in questo caso, ammettono motivate eccezioni. La questione mi sembra la seguente: questa volta le elezioni regionali sono competitive come mai prima d’ora e quindi il fattore tempo è decisivo. La scelta del candidato non può essere fatta a ridosso delle elezioni, richiede un periodo abbastanza lungo di mobilitazione, di attivazione di energie diffuse, in una campagna che duri vari mesi, meglio se utilizzando tutta la parte dell’annata 2020 che precede il voto. Se così è, esiste un candidato unitario di centrosinistra che emerga già ora o che possa scaturire in poche settimane da una convergenza dei gruppi dirigenti? Se sì, nessun problema: utilizziamo l’eccezione. Se no e si deve comunque andare a una scelta tra più possibilità alternative, tanto vale procedere in tempi brevi alle primarie. Le divisioni che sorgono in quella competizione, visto che non limitano ai vertici ma che si espandono alla base, sono di per sé più laceranti? Non necessariamente se si rispetta una regola chiave di cui ci parlano molti scienziati politici, il tempo per dimenticare, ossia uno scarto temporale significativo tra il momento delle primarie e quello delle elezioni vere e proprie. Per questo decidiamo presto, fermo restando che qualsiasi scelta farà il Pd a me andrà comunque bene.