Corriere Fiorentino

Memorie di mezza estate

La storia di una bimba e della sua ultima vacanza felice nell’agosto del 1939 Nel nuovo libro di Francesco Carofiglio, oggi da Feltrinell­i, un’infanzia a un passo dal baratro

- Di Chiara Dino

Deve essere passato un virus buono in casa di Francesco Carofiglio: è scrittore lui, è scrittore il fratello, l’ex magistrato Gianrico, e ha prestato il suo talento alla scrittura la madre, Enza Buono, siciliana di Noto a cui il suo ultimo libro è dedicato. Francesco oggi alle 18, alla Feltrinell­i di via Cerretani, presenterà con Gabriele Ametrano il suo ultimo e decimo romanzo, edito da Piemme. Titolo: L’estate dell’incanto e non a caso, visto che quella che segue è la storia, per dirla con le parole del suo autore dell’«ultima estate prima della fine del mondo». Così tranchant?

«Non lo sono io, lo è stata la storia del Novecento. La vicenda del mio libro si svolge tra i giorni nostri e l’estate del 1939. Il primo settembre di quell’anno Hitler avrebbe invaso la Polonia e sarebbe iniziata la Seconda Guerra Mondiale, dopo la quale la storia sarebbe cambiata per sempre. La protagonis­ta, Miranda, è una donna di 90 anni che ricorda quell’estate del ‘39 quando, bambina, trascorre l’ultima stagione della sua vita completame­nte felice, e però con la sensazione di essere a un passo del baratro. La scelta di questo momento storico non è casuale. Anche oggi, con l’incalzare dei nuovi razzismi, con il nostro sgomento per le questioni ambientali, tutti avvertiamo lo stesso pericolo di Miranda».

Il libro è scritto in prima persona. Con Miranda, novantenne, che rammenta l’estate trascorsa a Villa Ada, in campagna dal nonno, Ugo Soderini, aristocrat­ico e pittore. Tutto si svolge tra Firenze, dove vive lei anziana tra memorie e caffè con le amiche (una di loro Nives ricalca il personaggi­o di Diamante Capponi, 92 anni, che vive ancora oggi a Bagno a Ripoli) e il pistoiese, dove ci conducono i ricordi di bambina della protagonis­ta. Perché ha ambientato questa storia qui in Toscana?

«Perché sono legato alla Toscana e a Firenze dove ho vissuto e studiato architettu­ra e perché le storie arrivano. E questa storia mi è arrivata per caso. Un giorno una bimba, figlia di amici, mi ha raccontato di una sua vacanza trascorsa proprio a Calamecca, durante la quale aveva l’impression­e di essere osservata da un animale feroce. Da qui è partito tutto l’impianto del romanzo».

Miranda piccola in effetti ha una mente piena di immaginazi­one, sente le voci del bosco, grazie ai racconti che le fa la mamma e l’amico Lapo e vive immersa tra querce secolari, letture e animali misteriosi, che poi ritrova riprodotti nelle tele del nonno. Da dove viene questa sua capacità descrittiv­a, della natura?

«Dalla mia infanzia. Da bambini mamma ci portava in vacanza in un posto simile a Villa Ada. A queste estati io e mio fratello abbiamo anche dedicato un libro che s’intitola La casa nel bosco. Molte suggestion­i vengono da lì...»

Miranda parla due lingue, quella della memoria di un’anziana signora, carica di nostalgia e di un sentimento della fine imminente e quella della fantasia e dell’infanzia. Come ha fatto a cambiare registro in questo modo?

«Credo che mi abbia molto aiutato il mestiere di attore che ho frequentat­o sin dai miei 16 anni e poi nel periodo fiorentino. Mi ha insegnato un metodo che è quello di svestirsi dei propri panni e di indossare quelli del personaggi­o».

Parliamo del nonno di Miranda, unica figura maschile di peso in un romanzo dove le protagonis­te sono tutte donne, a parte il piccolo Lapo. È un uomo schivo e solitario. Parla pochissimo ma a un certo punto riesce a trovare un punto di contatto con la nipote. Ed è un contatto fatto di poche parole e alcuni fatti che si palesano quando i due trovano uno spazio di condivisio­ne. È molto bello il loro rapporto..

«Grazie. Ho pensato che a unire i due potesse essere una passione comune, quella per gli animali e la pittura. Il nonno di Miranda sta sempre chiuso in uno studio dove alla protagonis­ta non è concesso di entrare. Quando lo farà, di nascosto, scoprirà che quello studio è popolato dagli stessi animali di cui lei sente le voci nel bosco e che il vecchio nonno dipinge ogni giorno. Da lì tutto cambia, il nonno le racconta dei segreti di famiglia,

❞ Chi parla è Miranda, un’anziana signora che ricorda l’ultima sua stagione serena prima della seconda guerra mondiale

❞ Anche oggi, con l’incalzare dei nuovi razzismo, e con le questioni ambientali, avvertiamo lo stesso pericolo di allora

le regala pennelli e colori».

Perché Miranda non si sposa?

«Perché volevo raccontare un personaggi­o che vive in totale libertà e solitudine».

Lei è attore, illustrato­re, architetto. Perché ha scelto anche la scrittura?

«Perché con la scrittura sintetizzo le mie pulsioni, quella progettual­e dell’architetto, quella visiva del disegnator­e, quella attoriale dell’immedesima­zione nel personaggi­o».

Lo sa che questo libro sembra scritto per essere un film?

«Grazie, lo considero uno stimolo, proporrò a Paolo Taviani di produrlo»

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A sinistra Francesco Carofiglio (foto Katja Brinkmann) sopra Diamante Capponi alla cui figura è ispirato il personaggi­o di Nives una delle amiche della protagonis­ta del libro
Protagonis­ti A sinistra Francesco Carofiglio (foto Katja Brinkmann) sopra Diamante Capponi alla cui figura è ispirato il personaggi­o di Nives una delle amiche della protagonis­ta del libro

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