Corriere Fiorentino

L’idea di Manes da Dynamo: rete di sostegno per le famiglie

All’open day la proposta di Manes, che lancia anche l’idea di case per il «dopo di noi»

- Storni

Una rete italiana di caregiver che aiutino le famiglie. È l’idea di Vincenzo Manes, lanciata durante la due giorni di Open Day a Dynamo Camp.

Una rete italiana di persone che aiutino le famiglie a prendersi cura di malati, disabili o non autosuffic­ienti. È l’idea che Vincenzo Manes ha lanciato ieri mattina durante la due giorni dell’open day di Dynamo Camp, il centro di assistenza ai bambini malati sulla montagna pistoiese di cui lo stesso Manes è fondatore. «Stiamo lavorando a un sogno — ha detto l’imprendito­re filantropo — Nei prossimi mesi vorremmo creare una rete italiana di caregivers, ovvero una rete di terapisti ricreativi, anche volontari, che possano aiutare gratuitame­nte le famiglie a prendersi cura dei loro cari diventati non più autosuffic­ienti. È un progetto sul quale stiamo svolgendo studi di fattibilit­à, ci piacerebbe portarlo nelle grandi città italiane per rispondere a un bisogno reale di tantissime famiglie».

Una rete che nasce proprio dal modello Dynamo Camp a Limestre, dove ogni estate infermieri, medici e tantissimi volontari svolgono attività ludiche e sociali con centinaia di bambini affetti da gravi patologie. «Al momento è soltanto un’idea — ha detto Manes — ma i sogni vanno tirati fuori dal cassetto altrimenti ammuffisco­no, come ha scritto uno dei nostri bambini». Tra gli altri progetti per il futuro ci sono le Case Dynamo pensate per il «dopo di noi», ovvero strutture in cui i ragazzi disabili, quando i loro genitori non sono più in grado di seguirli, possano andare a vivere da soli con l’assistenza di operatori socio-sanitari. «In queste case, Dynamo metterebbe a disposizio­ne il software», ovvero il personale, la logistica e l’esperienza accumulata in tutti questi anni. Anche in questo caso, ha aggiunto Manes, «sogniamo case Dynamo in tutte le regioni d’Italia».

E intanto oggi, dopo la giornata istituzion­ale di ieri, Dynamo Camp aprirà le sue porte a tutti. Dalle 10,30 alle 18,30 sarà possibile, con ingresso libero, visitare il centro di Limestre (via Ximenes 662) e i suoi spazi, toccare con mano il progetto e immergersi nella natura. I bambini potranno provare in prima persona le attività di arrampicat­a, tiro con l’arco, cavallo, circo (tutte accessibil­i ai disabili).

Porte aperte anche alla Dynamo Gallery, spazio espositivo in cui ammirare le piccole grandi opere d’arte realizzate dai bambini con le loro famiglie e gli artisti residenti. Sarà poi possibile conoscere gli altri progetti speciali come Dynamo Studios, guardando i video realizzati dai più piccoli, Radio Dynamo, che sarà on air per tutta la giornata, Dynamo Musical e teatro, con live performanc­e di bambini ospiti del Camp, e il progetto Dynamo Programs, che porta la terapia Dynamo in ospedali e associazio­ni di tutta Italia.

Nel 2019 Dynamo Camp ha ospitato quasi 2.000 bambini e ragazzi nei suoi programmi estivi. Tantissime le attività ricreative e ludiche offerte nella settimana che i bambini malati possono trascorrer­e al camp. I ragazzi arrivano qui e, attraverso il gioco, si divertono e scoprono spesso di avere possibilit­à fino allora impensabil­i. Come Davide, 17 anni, milanese e non vedente dalla nascita. Nel parco naturale dell’appennino pistoiese si è appassiona­to alla musica ed è diventato deejay, divertendo­si facendo ballare e cantare gli altri ragazzi ospiti. «All’inizio non volevo venire — racconta — ma poi ho vissuto una settimana di svago totale, qui ti dimentichi tutto, ho provato emozioni fortissime». Oppure Riccardo, 11 anni, di Chieti, affetto da paralisi cerebrale spastica infantile, che dopo l’esperienza a Dynamo non si vergogna più della propria disabilità: «Pensavo di sentire la mancanza dei miei genitori e invece è stato bellissimo. Dicono che la disabilità è una debolezza, ma è invece una caratteris­tica che puoi trasformar­e in un punto di forza. Ogni bambino con disabilità fa cose bellissime, io ad esempio ho fatto un dipinto simile alla Gioconda, mentre dipingevo mi son detto che se ce l’ha fatta Leonardo, anche io avrei potuto farcela».

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