Giù per i 42 scalini del Forte (e le trappole da brividi)
Storia e leggende: ieri la visita alla misteriosa stanza del tesoro dei Medici
Una ripida scalinata di quarantadue gradini alcuni dei quali in legno e rimovibili, così da far cadere il nemico o i ladri, sono l’accesso misterioso che ieri i lettori del Corriere Fiorentino hanno percorso per visitare la stanza del tesoro dei Medici. Il caveau fatto costruire sotto la palazzina del Forte Belvedere dal Buontalenti da Ferdinando I, figlio di Cosimo I per custodire, come un forziere inespugnabile, le ricchezze di famiglia. Un luogo segreto tornato alla luce da poco e reso fruibile solo da quest’estate, nell’ambito del percorso del Comune di Firenze di valorizzazione delle torri, delle porte e delle mura della città. «Ci vuole molta fantasia per immaginare come fosse ai tempi dei Medici questa stanza», ha detto all’inizio della visita Ilaria Gucciarelli, la guida dell’associazione Mu.se che ha seguito il gruppo in questa avventura.
Nel piano interrato della palazzina, poco rimane infatti se non le mura di una grande stanza simile ad una cantina: «Si racconta fosse il luogo dove i Medici custodivano lingotti d’oro, una quantità incredibile di pietre preziose, ma anche camei, bronzi e bronzetti». Un vero e proprio tesoro il cui accesso doveva essere impossibile ai ladri. Per questo fu scelto l’estro poliedrico di Bernardo Buontalenti per la realizzazione di tutta una serie di ingegnose trappole che «avrebbero negato anche ad un autentico Indiana Jones la possibilità di uscire vivo da questo posto». Di fatto oggi del progetto del Buontalenti non resta che un disegno che mostra, in sezione, la palazzina del Forte Belvedere e quindi la localizzazione della stanza sotterranea. «Gli scalini in legno che nella discesa sono ancora oggi percepibili al passo perché vuoti, rappresentavano il primo ostacolo. Si tratta infatti di tavole mobili che all’occorrenza venivano tolte: creando un buco». Sempre con gli occhi della fantasia i lettori hando no quindi immaginato la seconda trappola percorrendo un piccolo corridoio. Un passaggio di raccordo dove, se non veniva azionato «un meccanismo conosciuto solo da Granduca e dal Buontalenti, si rimaneva vittima degli archibugi — ha continuato Ilaria Gucciarelli — Se anche questo sistema avesse fallito, il ladro avrebbe trovato un’anticamera pronta ad esplodere. Infine l’irriducibile che fosse entrato nella stanza del tesoro, sarebbe annegato». Alzangli occhi sul soffitto a volte della stanza del tesoro i lettori hanno infatti potuto vedere i buchi da dove «con un sistema di cisterne passava l’acqua che poi — ha spiegato la guida mostrando un tombino — avrebbe defluito sotto la terra per rendere di nuovo agibile la stanza».
Una visita ricca di suspense e aneddoti che ha portato i lettori ad ammirare anche un fantastico (e fotografatissimo) tramonto. E a saperne di più sulla storia del Forte Belvedere, vedendo poi le due mostre (le sculture di Davide Rivalta e le fotografie di Massimo Listri) in corso ancora fino alla chiusura del Forte il 20 di ottobre. La riapertura sarà la prossima estate.