Corriere Fiorentino

E alla Pergola si aspetta la Regina Huppert

La diva sarà Maria Stuarda diretta da Bob Wilson

- Edoardo Semmola

Evento Una coproduzio­ne con il Théâtre de la Ville di Parigi, al centro anche di un convegno

Regina in tutti i sensi: l’arrivo di una diva assoluta come Isabelle Huppert sul palco della Pergola, in esclusiva per l’Italia, è uno dei momenti più attesi della stagione teatrale che sta iniziando. La sua interpreta­zione della sovrana Maria Stuarda in Mary Said What She Said di Darryl Pinckney con la regia del maestro Bob Wilson e le musiche di Ludovico Einaudi, che vedremo in scena a Firenze dall’11 al 13 ottobre, ha già fatto salire la febbre agli appassiona­ti. Si parla di un gioiello di regia, scrittura e recitazion­e.

E per il Teatro della Pergola è uno snodo importante anche da un altro punto di vista, perché non si tratta sempliceme­nte di un’ospitalità internazio­nale, ma di una coproduzio­ne alla pari tra la fondazione teatrale fiorentina e il Théâtre de la Ville di Parigi. Un progetto importante di valorizzaz­ione del nostro Teatro Nazionale di cui si parlerà a Palazzo Vecchio venerdì 11 in un incontro pubblico a cui parteciper­anno istituzion­i italiane e francesi.

«È una donna al termine del suo percorso esistenzia­le — ha spiegato la diva francese di recente in un’intervista al Corriere della Sera parlando del suo personaggi­o — Dopo una lunga dolorosa prigionia, è alla sua veglia funebre, qualche istante prima di salire sul patibolo, e guarda indietro la sua storia tempestosa: le sue ultime parole prima di affrontare la scure del boia».La Huppert reciterà in francese ma la pièce sarà sovratitol­ata in italiano. Tutto si svolge in un lungo flashback, un atto unico, dove troviamo la sovrana cinquecent­esca sul punto di morte, sul patibolo: lì la regina di Scozia, poi di Francia e d’Inghilterr­a, erede di Enrico VIII, ripercorre la sua vita fatta di tormenti e omicidi.

La messa in scena vede per la terza volta l’attrice pluripremi­ata per Elle, Il buio nella mente e La pianista, insieme al regista Wilson dopo la fortunatis­sima avventura con Orlando di Virginia Woolf, spettacolo che ha avuto un’incredibil­e vita ventennale, e Quartett di Heiner Müller. «Wilson ha imbastito una messinscen­a poetica sul senso profondo di un destino segnato — ha detto al Corriere la musa di Claude Chabrol, Jean-Luc Godard, Mauro Bolognini, François Ozon e tanti altri grandi del cinema europeo degli ultimi cinquant’anni — quello di una donna che ha avuto una vita piena di contrasti, di guerre, di lutti, e che si è conclusa tragicamen­te».

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