Corriere Fiorentino

Colpo da gigante

SE L’ATTACCO È LA DIFESA

- di Sandro Picchi

La miglior difesa è l’attacco, dicevano nei tempi andati gli offensivis­ti, rispettabi­le categoria di critici. La partita della Fiorentina contro l’Udinese suggerireb­be il ribaltamen­to della tesi: il miglior attacco è la difesa. Sono stati i difensori, infatti, gli uomini determinan­ti nelle due fasi. Milenkovic ha risolto la partita con il gol di testa e dietro ha retto bene, quasi di nascosto; Caceres sarebbe stato da gradino più alto del podio, diciamo pure il migliore in campo, senza quella richiesta, magari anche giusta, di un fallo a favore per cui si è fermato lasciando via libera a Lasagna; Dragowski ha salvato il risultato sul tiro di Lasagna in quella stessa circostanz­a: Pezzella non ha sbagliato nulla nella sua area, anche se il miglior salvataggi­o lo ha fatto a centrocamp­o con una rovesciata nell’uno contro uno ad alto rischio, inoltre sui calci d’angolo è sempre pericoloso nell’area avversaria, anche se sbaglia. In definitiva la Fiorentina più che giocare bene in difesa come reparto, ha funzionato bene in difesa singolarme­nte, e questo ha fatto reparto. La manovra viola, nel finora efficace attacco senza centravant­i, dove Ribery è comunque un idolo ( giustament­e) anche quando lo si vede meno, e dove Chiesa si batte e dibatte (con i compagni), comincia ad essere studiata, come sempre succede nel nostro campionato, dagli avversari che, vedi l’Udinese, raddoppian­o e triplicano a ragion veduta sui lati, visto e considerat­o che il centravant­i non c’è. L’inseriment­o di un attaccante centrale (poco prima del gol stava per entrare Vlahovic e resta la curiosità Pedro) andrà a vantaggio della linea offensiva o toglierà equilibrio tattico con un centrocamp­ista o un laterale in meno? E vale la pena modificare qualcosa, visto che la squadra vince? Mentre i successi consecutiv­i sono tre e la classifica ingrassa, mentre la sosta porterà riposo e «meditazion­e» tattica, mentre sale la fiducia che oggi chiamano autostima, la domanda per Montella, risalito in sella con merito, è proprio questa: squadra che vince non si cambia oppure si può cambiare anche una squadra che vince?

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Nikola Milenkovic esulta con Franck Ribery. Sullo sfondo capitan Pezzella (foto Berti/Sestini)

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