Corriere Fiorentino

Farmacia di San Felice: conto alla rovescia, sì del giudice allo sfratto

Un anno per consegnare le chiavi agli immobiliar­isti

- Antonio Passanese

Dodici mesi e poi la farmacia di piazza San Felice potrebbe sparire per sempre. Il tribunale di Firenze ieri mattina ne ha infatti convalidat­o lo sfratto, dando al dottor Piero Pacenti un anno per raccoglier­e le sue cose, tirare giù la saracinesc­a e consegnare nelle mani della Palazzo San Felice srl le chiavi del fondo che da almeno due secoli ospita la farmacia. Un’attività storica — è l’erede della Spezieria Granducale dei Medici — su cui prima il ministero dei Beni e delle attività culturali e poi il Comune di Firenze hanno apposto dei vincoli su destinazio­ne d’uso e arredi, per cercare di salvarla.

Un colpo duro per i residenti, che fin dall’inizio hanno attirato l’attenzione sul caso con petizioni, lettere e denunce pubbliche; un colpo per Firenze e l’Oltrarno, che vedono andare via un altro pezzo di storia, in una città sempre più a misura di turista e sempre meno attenta alle esigenze di chi, nonostante le mille difficoltà, continua a vivere in centro. Un colpo anche all’amministra­zione comunale, che aveva studiato e approvato una norma per salvare la farmacia inserita nell’elenco degli esercizi storici.

«La Farmacia Pitti non verrà sfrattata, né oggi né in futuro», ebbe a dire poco più di un anno fa Giovani Cecchini, uno dei soci della Palazzo San Felice srl durante un animatissi­mo consiglio di quartiere aperto alla cittadinan­za convocato proprio per discutere dell’argomento. Ma i fatti e la sentenza del tribunale di ieri hanno dimostrato che i piani della società fiorentina — che ha acquistato il palazzo al cui piano terreno c’è la farmacia per trasformar­lo in residenze di lusso — alla fine erano altri. Evidenteme­nte non quelli di continuare a offrire un servizio ai tanti anziani di via Romana, piazza Pitti, via Maggio e via Mazzetta attraverso lo storico esercizio che per tanti residenti era diventato con il passare degli anni una sorta di presidio sociale, un punto di riferiment­o. «È l’interesse privato che prevale su quello pubblico», dicono dal comitato in difesa della farmacia, annunciand­o nuove proteste. «La mazzata è forte ma noi non molliamo. Andremo avanti perché lo sfratto alla Farmacia Pitti è una ferita per il rione e un’onta per chi l’ha perseguita, animato solo dall’interesse», dicono.

Ora però bisogna capire cosa ne sarà dei vincoli sulla destinazio­ne d’uso e sugli arredi. Una cosa è certa: per i prossimi 3 anni quel fondo non potrà essere occupato da altri se non da una farmacia, che dovrà custodire le colone, i capitelli, i vasi, i busti e gli scaffali ottocentes­chi su cui c’è il bollino della soprintend­enza. Toccarli potrebbe essere un reato penale.

Dello sfratto convalidat­o ieri se n’è parlato anche in giunta, a Palazzo Vecchio, con il sindaco Dario Nardella e l’assessore Federico Gianassi che seguono in prima persona la vicenda. E dal Comune spiegano: «Noi andiamo avanti — afferma — l’assessore allo Sviluppo economico Gianassi — L’immobile ha un doppio vincolo. Abbiamo previsto con il nostro regolament­o norme che tutelano la tradizione e l’identità della città. Per noi valgono quelli». Passati i tre anni però la proprietà potrà chiedere il decadiment­o del vincolo, che dovrà comunque essere approvato in Consiglio comunale. A sorpresa il farmacista Pacenti parla di una mezza vittoria, perché «il giudice, che poteva ordinare uno sfratto esecutivo, ha capito la situazione difficile e ci ha dato tutto il tempo per cercare un nuovo fondo. Ma non sarà facile: l’area in cui mi è permesso trasferirm­i è estremamen­te ridotta e comprende piazza Pitti, via Romana, via Maggio, Borgo Tegolaio, via Mazzetta, Boboli e Bobolino con via del Baluardo».

L’assessore Gianassi «L’immobile ha un doppio vincolo, faremo valere le norme a tutela dell’identità»

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La farmacia di piazza San Felice assediata dal cantiere Sulle ringhiere i cartelli di protesta dei cittadini contro lo sfratto

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