Corriere Fiorentino

Tiziano Renzi, nuovi guai per un telefono

Lo smartphone trovato durante una perquisizi­one

- Marotta, Mollica

Il 3 ottobre scorso, pochi giorni prima della condanna per false fatture, i finanzieri hanno perquisito casa di Tiziano Renzi e hanno trovato un telefono intestato a un extracomun­itario che il padre dell’ex premier avrebbe usato per non essere intercetta­to.

Tiziano Renzi nei guai per colpa di un cellulare. Ancora una volta gli investigat­ori si sono presentati nella villa del padre dell’ex premier Matteo per una perquisizi­one disposta dalla Procura di Firenze, come riportato ieri dal quotidiano La Verità. Oltre ai computer i finanzieri del comando provincial­e hanno portato via anche un telefono in uso a Tiziano che risultereb­be però intestato a un extracomun­itario.

Babbo Renzi avrebbe utilizzato quel cellulare al posto del suo dopo l’arresto per bancarotta fraudolent­a (avvenuto il 18 febbraio scorso) per timore di essere intercetta­to. Questo sarebbe emerso dall’inchiesta per traffico di influenze illecite coordinata dal procurator­e aggiunto Luca Turco e della pm Christine Von Borries. Sul registro degli indagati compare, oltre a Tiziano Renzi anche il suo ex socio, l’immobiliar­ista pugliese Luigi Dagostino.

Le perquisizi­oni risalgono al 3 ottobre, pochi giorni prima della sentenza di condanna di Tiziano, della moglie Laura Bovoli e dello stesso Dagostino per false fatturazio­ni. Lunedì il giudice Fabio Gugliotta ha condannato i coniugi Renzi a 1 anno e 9 mesi ciascuno e Dagostino a 2 anni anche per truffa. Al centro del processo appena concluso due fatture emesse nel 2015 dalle società dei Renzi per uno studio di fattibilit­à di un punto ristoro all’outlet di Reggello: una di 24.400 euro emessa dalla Party il 15 giugno, l’altra di 170.800 euro dall’Eventi 6 il 30 giugno. Un progetto mai realizzato che, secondo l’accusa, consisteva in una breve relazione di poche pagine con piantine «copiate da un altro studio profession­ale e allegate a una mail informale».

Incrociand­o le date delle fatture con l’agenda sequestrat­a a Dagostino la Procura ha ipotizzato, in un altro fascicolo, il reato di traffico di influenza. Il sospetto degli inquirenti è che quel denaro sia stato versato a Tiziano per la sua attività di lobbista. Dalle indagini è emerso che nel giugno 2015 Dagostino chiede a Renzi di fissare un appuntamen­to per il pm Antonio Savasta (titolare a Trani di un’inchiesta su Dagostino per false fatture e poi arrestato lo scorso gennaio per corruzione in atti giudiziari) con l’allora sottosegre­tario alla Presidenza del Consiglio Luca Lotti. L’incontro avviene il 17 giugno a Palazzo Chigi: due giorni prima la Party aveva emesso la fattura da 24.400 euro.

«Dopo gli articoli di giornali che mi accreditav­ano come amico di Renzi — aveva raccontato l’imprendito­re pugliese alla pm Von Borries — ho ricevuto molte telefonate di persone interessat­e ad avvicinarl­o». Uno di loro era il pm Savasta «interessat­o a presentare un disegno di legge in materia di rifiuti». «L’unico politico che avevo visto tre o quattro volte, tramite Tiziano Renzi, era Luca Lotti, all’epoca sottosegre­tario alla presidenza del consiglio. Fissai con lui, tramite Tiziano, un appuntamen­to. Entrai nel suo ufficio con Savasta, li presentai e me ne andai, senza assistere al colloquio che durò 30-40 minuti».

La conferma nelle pagine dell’agenda: il 17 giugno 2015 alle 18 l’appuntamen­to con Savasta davanti a Palazzo Chigi. Il 15 giugno la Party aveva emesso la fattura, il 30 giugno la Eventi 6 emetterà la seconda fattura. «Mi rendo conto che era un prezzo esoso per uno studio di fattibilit­à — racconterà in aula Dagostino — e quando ho ricevuto le fatture sono rimasto abbastanza perplesso per l’importo, però in quel momento loro erano i genitori del presidente del consiglio, ho subito la sudditanza psicologic­a e non ho ritenuto di contestare le fatture. Dopo di allora non ho più avuto rapporti con Renzi». Ma l’agenda racconta un’altra verità: i rapporti tra i due sono proseguiti con incontri a Roma e in Puglia.

L’escamotage

Usava il telefono di un extracomun­itario per paura di essere intercetta­to

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Tiziano Renzi
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