Dietrofront sui tagli agli uffici postali
Dopo le proteste dei sindaci stop a riduzioni e chiusure, ma solo nei piccoli Comuni
Marcia indietro di Poste Italiane sul piano tagli degli uffici postali nei piccoli Comuni, ma il pericolo di un dimagrimento dei servizi si sposta sulle grandi città. Dopo giorni di agitazione — soprattutto nei Comuni in Versilia, Garfagnana e nella provincia di Firenze — l’azienda ha spiegato che il piano ipotizzato è stato annullato. A Firenze però rischiano ancora la chiusura l’ufficio di via delle Cento Stelle e di viale Lavagnini.
Marcia indietro di Poste Italiane sul piano tagli degli uffici postali nei piccoli Comuni, ma il pericolo di un dimagrimento dei servizi si sposta sulle grandi città. Dopo giorni di agitazione — soprattutto nei Comuni in Versilia, Garfagnana e provincia di Firenze — l’azienda ha spiegato che il piano ipotizzato è stato annullato. Nelle scorse settimane, infatti, i sindacati dei lavoratori erano stati interpellati su un programma che avrebbe portato alla chiusura pomeridiana di alcuni uffici di piccoli centri, mentre altri sarebbero addirittura stati soppressi. A Firenze rischiavano (e forse rischiano ancora) la chiusura quello di via delle Cento Stelle e di via Lavagnini, mentre nell’hinterland e in provincia rischiavano la riduzione d’orario quelli di Osmannoro, Tavernelle Val di Pesa, Reggello, Fiesole e Tavarnuzze.
La voce che era corsa veloce sino ai sindaci e al Consiglio regionale, dove proprio ieri mattina (prima che Poste annunciasse ufficialmente il passo indietro) era stata approvata dall’aula una mozione di censura presentata dal consigliere del Pd Stefano Baccelli.
Nei giorni scorsi Poste ha dato il via a una campagna pubblicitaria sui quotidiani nazionali il messaggio «Insieme ai piccoli Comuni continuiamo a pensare in grande»: un biglietto da visita che stride con la riduzione di orario prevista e poi accantonata. A corollario della contraddizione c’era anche il simbolo dell’associazione dei Comuni italiani (Anci) in calce alla pagina pubblicitaria. Peccato che la stessa associazione fosse tra i principali contestatori. Anci infatti ha chiesto lunedì un incontro urgente per il 22 ottobre con l’azienda (il presidente dell’associazione regionale Matteo Biffoni ha inviato
In ballo
Ancora a rischio a Firenze gli uffici di viale Lavagnini e via Cento Stelle
una lettera di protesta a Poste) ottenendo nei fatti il passo indietro. «Nella nostra richiesta di incontro — spiega il direttore di Anci Toscana Simone Gheri — si parlava di ‘incomprensibile ridimensionamento del servizio’. Evidentemente anche in Poste si sono resi conto che si sarebbe trattato di un errore, sia nel metodo che soprattutto nel merito. Auspichiamo che i rapporti vengano ristabiliti nel quadro della piena collaborazione e della condivisione delle scelte, così come era emerso nella giornata nazionale di incontro, alcuni mesi fa, tra Comuni e Poste italiane».
E un incontro nazionale, Poste, lo ha organizzato: per il 28 ottobre a Roma, con tutti i sindaci. Solo che probabilmente in quella sede un nuovo conto salato sarà presentato alle grandi città, dato che — spiegano dall’ufficio stampa di Poste — «si sta lavorando ora ad un nuovo piano che coinvolge gli uffici delle città con più di 100 mila abitanti». Di più l’azienda non vuol rivelare. In Toscana rischiano Livorno, Prato e soprattutto Firenze. Nel capoluogo anche il vecchio piano prevedeva alcune riduzioni d’orario e soppressioni, tra cui la chiusura dell’ufficio postale di via Cento Stelle. Qui due raccolte firme sono state avviate dal consigliere regionale Paolo Marcheschi (FdI) e dal presidente del Quartiere 2 Michele Pierguidi (Pd). La raccolta andrà avanti anche nei prossimi giorni.