Immigrati in chiesa, 75 bambini su 100 lasciano il catechismo
Erano più di 100, poi i ritiri. Volantini di insulti contro don Biancalani, che dice: «C’è vita oltre la messa»
Da più di VICOFARO (PISTOIA) cento a venticinque. Il segno della distanza che si è creata fra il parroco di Vicofaro don Massimo Biancalani e i suoi parrocchiani è segnata dal numero dei bambini che le famiglie hanno iscritto a frequentare il catechismo. La campagna di don Biancalani, il prete che porta avanti da anni un’accoglienza di migranti e bisognosi al di fuori del sistema canonico, prosegue con la lacerazione dei rapporti fra il quartiere alle porte della città e la sua parrocchia. Una vicenda che aveva conosciuto i primi scricchiolii già l’anno scorso, con la consegna di una petizione di cittadini della zona contro le attività svolte nella parrocchia.
«Facciamo fatica ad arrivare a 30 bambini quest’anno», dice il parroco, aggiungendo che «la distanza che si è creata con il quartiere è frutto d’interpretazioni sbagliate di ciò che stiamo portando avanti grazie all’aiuto di tanti» e di «voci errate che girano su questo posto: addirittura sono venuto a sapere qualcuno va dicendo che qui non si fa più il catechismo». Ed è sempre il prete a spiegare che una situazione speculare si è creata la domenica, quando alla messa partecipano «sempre poche persone, anche se dipende dal tipo di funzione».
Nel matroneo della chiesa, sono stati sistemati da più di un anno molti dei letti che ospitano i migranti e i richiedenti asilo: quasi tutti i letti che erano nella parte ricreativa della struttura — dopo i controlli e le prescrizioni dei Vigili del Fuoco e della polizia municipale — sono ora traslocati nel piano che guarda l’altare. I numeri dell’accoglienza fluttuano a seconda delle settimane, ma da quel che si può capire dando un’occhiata ai corridoi sono oltre un centinaio le persone che in questo momento fanno uso della struttura per l’accoglienza notturna. Molti ragazzi di sera vanno a lavorare con il treno verso Prato, dove si presume siano impiegati in alcune ditte anche nottetempo. Il campanello d’allarme riguardo alla vicenda di Vicofaro si è riacceso dopo che il prete ha denunciato di essere stato destinatario — nella notte tra sabato e domenica scorsi — di una ventina di volantini scritti a mano con un pennarello rosso che riportano alcuni insulti: «Prete frocio e razzista, quanto ci guadagni? Vergognati!», è scritto a ripetizione sui fogli di carta. «Sono molto amareggiato — ha commentato lui mostrando la foto degli insulti — non tanto per questo gesto sicuramente frutto di una mente malata e perversa... ma dei pesantissimi silenzi che ci circondano: non una chiamata, non un messaggio ... niente di niente a Pistoia».
«Il problema — spiega un ex parrocchiano che intende rimanere anonimo — non è quello che c’è, ma quello che è scomparso. La situazione non è più sostenibile perché al posto della parrocchia c’è un centro migranti, che non è nemmeno a norma». Il sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi non vuole commentare il caso, al pari del vescovo fausto Tardelli, che rimane comunque in costante contatto con il prete. «Bisogna però che la gente capisca che non è importante solo chi partecipa alla messa — spiega Biancalani — perché oltre la messa c’è la vita. E qui, proprio in ragione della nostra attività di accoglienza indiscriminata si sono avvicinati tantissimi laici che tutti i giorni vengono a darci una mano».
Scontro
Un fedele che non va più a messa: il problema è che la parrocchia è diventata un centro profughi Il prete: tanti laici ci aiutano