Caccia al Chianti (online) con il mirtillo
L’offensiva del Consorzio contro le contraffazioni, che trovano mercati all’estero
C’è anche un «wine kit» per produrre Chianti fatto in casa a partire da preparati chimici in polvere. È una delle tante truffe on line scoperte dal Consorzio Vino Chianti, che si è affidato a dei «cacciatori» di frodi professionisti per provare a stanare i truffatori e arginare il problema della contraffazione online di marchi e prodotti. Nel 2019 sono state individuate 15.600 minacce e ne sono state rimosse 10.700 ai danni del Chianti.
«Il gusto frizzante dei mirtilli freschi si fonde armoniosamente con la ricchezza fruttata e vellutata del chianti in questo vino rosso-prugna». Non è la descrizione mal riuscita di un vino fruttato, ma una truffa diffusissima sul web: la vendita di «wine kit» per produrre Chianti fatto in casa a partire da preparati chimici in polvere. Questa descritta è tra le più fantasiose e arriva da un annuncio su Ebay: in vendita ci sarebbe il necessario per la produzione fai-da-te del vino toscano, da mischiare al succo per ottenere un inedito gusto al mirtillo.
L’allarme arriva dal Consorzio Vino Chianti, che si è affidato a dei «cacciatori» di frodi professionisti per provare a stanare i truffatori e arginare il problema. Si tratta di Griffeshield, agenzia specializzata nella protezione dalla contraffazione online di marchi e prodotti. Fino a questo settembre, nel 2019 sono state individuate 15.600 minacce e ne sono state rimosse 10.700, quasi tutte riguardano il brand Chianti. «È uno sport mondiale, quello di copiare i marchi più famosi — scherza Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti — Nel 2019 le violazioni individuate sono state un terzo rispetto all’anno precedente. Segno che il lavoro funziona, ma è un dato che non ci permette di rilassarci».
Quello al mirtillo è solo uno dei tanti tentativi di frode spalmati tra i mercati web più famosi, come Amazon e Ebay, ma anche su siti internet dedicati, tutti con nomi decisamente evocativi: Italian Chianti style, Original Chianti, World Vineyard Italian Chianti, per citarne alcuni. Cosa si troverebbe nel kit? «Tutti gli ingredienti necessari — si legge nell’annuncio del Cranberry Craze Chianti, con la sua foto di un bel grappolo di mirtilli rossi sulla scatola — tra cui lievito, bentonite, metabisolfito di potassio, sorbato di potassio e un agente chiarificante», in aggiunta al succo e al concentrato in polvere, ovviamente. Non bastasse, c’è anche la recensione fasulla di un utente che garantisce: «Stesso kit che ho comprato in un negozio locale, ma prezzo inferiore». Sulla scatola è indicato anche il tempo necessario per questo vino, 4 settimane, ma in giro si trovano annunci che millantano produzioni anche da 7-10 giorni. Altro che vendemmia. Costo per un kit da 30 bottiglie: 38 sterline, circa 43 euro. Poco più di un euro a bottiglia.
Le truffe dei wine kit individuate e rimosse sono state 6 mila, ma non sono le uniche in cui si può incorrere. Duemila sono le etichette contraffatte e 3 mila i casi di concorrenza sleale, cioè bottiglie di Chianti falso venduto come se fosse vero. «Negli scaffali in America si trovano bottiglie con il nostro marchio, ma senza la fascetta con il logo del Consorzio», spiega ancora Busi. Oltre agli Stati Uniti, sono soprattutto Cina e Regno Unito i luoghi di questi truffatori, ma in entrambi gli Stati le richieste di rimozione delle frodi da parte del Consorzio Vino Chianti vengono accolte di buon grado (100% dei casi per gli asiatici, 92% per i britannici).
Negli Usa invece si incontra una maggiore resistenza e scarsa volontà di collaborare. «Il problema è che per gli Stati Uniti “Chianti” è un nome generico — dice Busi — non riconoscono la denominazione. Abbiamo provato a registrare il marchio ma non hanno accettato, perché tanti anni fa lo fece un tale Carlo Rossi. Adesso imbottiglia tranquillamente col nome Chianti».