Lo spariglio: impianto di proprietà dopo otto anni di ritardi e rinvii
«Pensavo che per il nuovo stadio il lavoro fosse più avanti e che qualcosa di definitivo fosse stato già fatto e invece non è così». Caro Rocco Commisso, per capire perché è stato così complicato arrivare a questo punto, ci segua per una decina di minuti. E non si meravigli: lei forse ci metterà quattro anni a fare lo stadio, qui c’è ancora hi aspetta la stazione Alta velocità da 24 anni.
Nell’estate 2011, trapela l’idea dello stadio alla Mercafir al posto dell’area di Castello (sotto sequestro per l’inchiesta nata nel 2008). L’allora sindaco Matteo Renzi la bolla come «idea agostana», solo 8 giorni dopo dirà: «È la migliore area libera disponibile di proprietà del Comune». Parte l’iter burocratico, che si concluderà nel 2014, della variante urbanistica: 32 ettari dei 46 totali dell’area per fare la cittadella viola, il resto per la «nuova» Mercafir. Ma già allora la Fiorentina si lamentava dell’idea lanciata dal Comune del project financing: con il project, l’opera pubblica (lo stadio) viene finanziata dalle attività redditizie, tra cui 18 mila metri quadri di commerciale, 5 mila di direzionale, 3.500 di ricettivo. I Della Valle avrebbe preferito uno stadio di proprietà. L’alternativa? Anche allora il restyling del Franchi. Ma project fu, alla fine. Anche perché nel 2013 arriva la «legge stadio» voluta proprio dall’allora deputato Pd Dario Nardella, nata per semplificare la realizzazione degli impianti. E nel febbraio del 2014, con Renzi che andava a fare il premier, sembrava fatta: solo che c’era da trasferire nell’area nord padiglioni e magazzini. Partono così gli studi della Mercafir.
Pochi mesi e la Fiorentina, quando comincia a studiare i conti, chiede più spazio: vuole tutta l’area. In un tira e molla con Palazzo Vecchio, alla fine il Comune concede tutti i 46 ettari della Mercafir, dopo che i Della Valle avevano ipotizzato l’acquisto dell’area di Castello da Unipol e i terreni dell’ex Oleificio Nucci per espandersi. Ma allora,dove mandare la Mercafir? Ci furono pure screzi e polemiche, tra Fiorentina e Comune: se volevano tutta l’area della Mercafir, c’era da trovare una alternativa per il mercato ortofrutticolo (dove lavorano oltre 1.500 persone). Nel 2015, la soluzione: il Comune approva il sì a tutta l’area e fa un bando per cercare la nuova «casa Mercafir». Una ipotesi, in via Curzio Malaparte, viene bocciata dagli operatoria a fine 2015. Ed allora, cerca e trova, tra polemiche sui costi e la ricerca dei finanziatori da parte dei Della Valle, non resta che tornare nell’area di Castello, dissequestrata nel 2013. La scelta viene presa nel 2017: ma occorreva una variante, arrivata a fine 2018.
Ecco, mentre succedeva tutto questo (per grandi linee e molti salti, con altre polemiche tra Fiorentina e Comune sulla cifra per acquistare la nuova area Mercafir a Castello), infuriava la battaglia per la nuova pista dell’aeroporto di Firenze e del termovalorizzatore. Soprattutto la prima ha una valenza fondamentale per lo stadio. Toscana Aeroporti aveva firmato un preliminare di acquisto dell’area di Castello, se ci fosse stato il via libera al progetto: la parte per la Mercafir sarebbe stata venduta al Comune al prezzo di acquisto. Arriva il via libera al masterplan di Peretola (febbraio 2019), il Tar annulla poco dopo la Via, a maggio 2019, mettendo in un limbo l’operazione di trasferimento. Poi cambia tutto. A giugno, la Fiorentina passa a Commisso. E si parla subito di stadio con il sindaco: viene proposta la Mercafir. Per Comisso la versione «big» dei Della Valle è esagerata, meglio la vecchia (e gli viene proposto anche il restyling del Franchi: a lui piace molto, ma è impossibile dopo il no della soprintendenza). Allora Mercafir mignon sia: così, dopo che per 2 anni la Mercafir aveva studiato il progetto di trasferimento a Castello (costo circa 70 milioni), viene chiamata a ritornare al modello del 2014. Ecco, questi sono in sintesi gli 8 anni di stop&go sullo stadio. L’arrivo di Commisso con la sua voglia di comprare l’area ed avere uno stadio di proprietà ha semplificato molto, lo scontro tra il sindaco Nardella e quello di Campi Fossi (con l’ipotesi alternativa) forse ha messo un po’ di pepe a Palazzo Vecchio (che però giura di avere la delibera pronta da 20 giorni). Ma intanto la lotta con Fossi lascia strascichi pesanti: dopo che Nardella ha detto che se si parla di stadio a Campi «si parla di tutto, anche di inceneritore», il presidente Enrico Rossi ha commentato: «Non sono contrario agli inceneritori ma purtroppo Nardella da presidente dell’Ato non è stato capace di realizzarlo nel tempo dovuto». Ok, ma questa, dottor Commisso, è un’altra storia.
Un altro fronte Rossi contro il sindaco: vuole parlare ancora del termovalorizzatore? Troppo tardi, da presidente dell’Ato non è stato capace di farlo