Corriere Fiorentino

«Alberghi, ristoranti e fondi immobiliar­i, così i clan riciclano»

- Valentina Marotta

«Il riciclaggi­o serve a investire in forma sicura, non aggredibil­e dall’autorità giudiziari­a, i profitti accumulati con le attività criminali». Parla Pietro Suchan (nella foto), capo della Procura di Lucca fino a una settimana fa e ora in pensione. È un magistrato di lungo corso: fino al 2012 in servizio a Firenze alla Direzione distrettua­le antimafia, dal 2013 procurator­e in Eurojust, l’agenzia Ue che collabora coi governi contro terrorismo e criminalit­à organizzat­a.

I dati evidenzian­o che in Toscana il riciclaggi­o resiste. «La Toscana è appetibile ma ha anche sviluppato anticorpi forti: sono le denunce a far emergere questo fenomeno. A “ripulire” denaro sporco in attività lecite, ancora oggi, sono camorra, ‘ndrangheta e mafia cinese. A differenza di un tempo, però i profitti illeciti finiscono soprattutt­o all’estero: Bulgaria, Polonia, Slovenia».

A Firenze quali sono le inchieste che ha portato avanti?

«Le più rilevanti quella del 2010 sul flusso di denaro trasferito illegalmen­te da Prato all’Estremo Oriente tramite i money transfer gestiti da cinesi e quella, esplosa nel 2007 e ancora pendente in Cassazione, su una coppia di imprendito­ri campani accusati di riciclare il denaro provenient­e dalla camorra attraverso l’attività di tre alberghi a Montecatin­i Terme».

In Toscana quali i settori economici aggrediti dal riciclaggi­o?

«Ristoranti, alberghi, proprietà immobiliar­i e fondi di investimen­ti».

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