Corriere Fiorentino

No alla ricusazion­e, va avanti il processo all’ex carabinier­e delle studentess­e americane

Violenza sulle ragazze Usa, il processo va avanti

- di Antonella Mollica

Non cambierann­o i giudici del processo al carabinier­e accusato di aver violentato una studentess­a americana il 7 settembre 2017. Ieri mattina il presidente della Corte d’Appello Margherita Cassano ha rigettato l’istanza di ricusazion­e nei confronti del presidente del collegio Marco Bouchard presentata due mesi fa dai legali dell’ex carabinier­e Pietro Costa. I legali di Costa attenderan­no le motivazion­i del provvedime­nto e poi deciderann­o se fare ricorso in Cassazione, forti di due pareri firmati dall’avvocato generale presso la Corte d’Appello Fabio Gliozzi, mentre venerdì ci sarà la quarta udienza del processo che si sta svolgendo a porte chiuse, solo alla presenza dei giudici, del pm Ornella Galeotti, dei difensori e dell’imputato.

A presentare istanza di ricusazion­e il 23 ottobre erano stati gli avvocati romani Serena Gasperini e Daniele Fabrizi che avevano puntato il dito contro il ruolo di Bouchard nell’Associazio­ne Rete Dafne Italia che si occupa di assistenza alle vittime dei reati e «la cui sede operativa di Firenze risulta essere stata costituita, tra gli altri partners, dal Comune di Firenze, parte civile nel processo che vede imputato l’ex carabinier­e», si legge nella loro istanza. I legali che assistono la ragazza americana, gli avvocati Gabriele e Marco Zanobini, avevano sostenuto invece che la richiesta di ricusazion­e fosse stata tardiva. I difensori dell’ex militare avevano spiegato che Costa era venuto a conoscenza solo il 21 ottobre del ruolo del giudice in Rete Dafne Italia. In realtà, le indagini difensive degli avvocati della ragazza americana hanno accertato che i primi accessi sul web alla Rete Dafne Italia da parte degli avvocati difensori di Costa siano avvenuti a partire dal 9 ottobre.

L’avvocato generale Fabio Gliozzi il 20 novembre, pur sottolinea­ndo che Bouchard dal 28 marzo risulta essere solo presidente onorario dopo le dimissioni dall’incarico di presidente dell’Associazio­ne Rete Dafne Italia, aveva dato il primo parere positivo alla ricusazion­e sostenendo che Bouchard fosse «portatore di un interesse immediato e diretto nel procedimen­to, anche soltanto di ordine morale». Dopo il deposito degli atti relativi alle indagini difensive i legali dell’ex carabinier­e avevano chiesto l’inutilizza­bilità di quei dati ritenendol­i illegittim­amente acquisiti. Tesi sposata anche dall’avvocato generale Gliozzi nel secondo parere. Di tutt’altro avviso invece la Corte d’Appello.

Venerdì intanto in aula verrà ascoltato Costa, il militare siciliano di 34 anni finito nei guai insieme a un collega del radiomobil­e (Marco Camuffo, 48 anni, già condannato per violenza sessuale con rito abbreviato a 4 anni e 8 mesi) dopo aver accompagna­to a casa con l’auto di servizio le due ventenni americane, al termine di un intervento in discoteca. Durante la prima udienza del processo il giudice Bouchard aveva respinto tutte le richieste avanzate dai legali di Costa: fare un processo a porte aperte e far ritornare in aula le due studentess­e americane che accusano i carabinier­i. Le ragazze sono state ascoltate due anni fa nel corso di un lunghissim­o incidente probatorio davanti al giudice. Bouchard, nella sua memoria letta in aula, ha rassicurat­o l’imputato sulla sua imparziali­tà: «Lo presumiamo del tutto innocente. Si trova di fronte a una sezione specializz­ata proprio per garantire competenza che riguarda anche la capacità di discernere le false dalle vere accuse».

La mossa della difesa L’istanza era stata presentata perché Bouchard collabora con la rete Dafne

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Il giudice Marco Bouchard durante la lettura della sentenza al processo per gli abusi al Forteto In alto l’ex carabinier­e Pietro Costa

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