TROPPA FRETTA FA SBAGLIARE
Ne è passato di tempo da quel 23 febbraio del 2018 in cui Ginevra Cerrina Feroni, costituzionalista ma innanzitutto fiorentina,sollevò dalle colonne del nostro giornale il caso della selva di pali in piazza Stazione, causata dalla costruzione delle due tramvie che lì si incrociano. Un tempo però trascorso non inutilmente, visto che il sindaco ha potuto annunciare nel fine settimana che a primavera potranno cominciare le verifiche sul progetto di sostituire la tradizionale alimentazioni delle linee con il sistema delle batterie, che consentirebbero ai convogli di autoalimentarsi per tratti non inferiori al chilometro. È il progresso tecnologico che ha consentito alla Hitachi, costruttrice della nostra tramvia, di offrire a Palazzo Vecchio una via d’uscita dalla bufera di polemiche dovute allo scempio estetico-urbanistico. Nardella avevo preso l’impegno di riaprire il capitolo pali e ha dato all’annuncio l’enfasi della promessa rispettata. Come in effetti è stato. Ma la novità fa capire quanto sia importante il fattore tempo nella realizzazione di grandi opere. Le linee della tramvia per Careggi e per l’aeroporto sono state completate circa un anno fa. Forse si sarebbe potuto evitare il pasticcio dei pali se non avesse prevalso la volontà di chiudere la partita prima possibile (magari prima delle elezioni comunali...). Preoccupazione comprensibile, dal punto di vista dell‘Amministrazione comunale, ma ora siamo già a parlare di possibili, radicali miglioramenti, con i relativi prezzi. È questo il principale motivo che ci ha spinto a chiedere al sindaco una pausa di riflessione prima di procedere all’apertura dei cantieri della tramvia per Bagno a Ripoli. Il progetto è vecchio di anni, il rapporto costibenefici è tutt’altro che chiaro, mentre sicuro è lo sconvolgimento dell’assetto dei viali di circonvallazione e del rione di Gavinana. Una pausa servirebbe a capire se non ci siano soluzioni meno invasive per gli equilibri urbani e per mettere a punto un piano complessivo dei trasporti cittadini (più volte annunciato ma mai definito) in grado di convincere anche gli scettici (noi compresi). Perché la tramvia da sola non risolverà affatto i problemi della mobilità fiorentina, non coprendo a rete tutto il territorio.
Inoltre, non meno importante, c’è il nodo della bretella tramviaria Libertà-San Marco, che è l’infelice surroga del passaggio dei convogli dal Duomo. Si rischia di fare un errore grave, c’è bisogno di un confronto serio che coinvolga la città. Il rifiuto della pausa di riflessione sembra motivato prima di tutto dalla prospettiva di perdere i finanziamenti europei. Ma siamo certi che un’azione politico-istituzionale determinata, anche con l’impegno dei nostri deputati a Strasburgo, non riuscirebbe a salvarli anche in caso di slittamento dei cantieri? Firenze è «patrimonio dell’umanità»: un titolo che dovrebbe richiamare tutti al rispetto del principio di responsabilità. Anche l’Unione Europea, all’occorrenza.