Corriere Fiorentino

LA GRANDE SCOSSA NEI TEMI E NEI DISEGNI

Riaperte le scuole, ma lezioni diverse per i bambini

- di Giulio Gori

«Io ho la BARBERINO DI MUGELLO casa rotta», una bambina di prima elementare descrive così alla maestra l’incubo che gli adulti invece raccontano con un’espression­e tecnica e fredda: «Dichiarazi­one di inagibilit­à». Nel giorno del ritorno a scuola, dopo una settimana di chiusura, il tema sulle bocche dei ragazzi di Barberino di Mugello non può essere che la grande paura del terremoto. Ma i bambini e i ragazzini, dalla materna alle medie, sembrano voler esorcizzar­e lo spavento. E una volta in classe, si mettono a raccontare, a disegnare l’esperienza vissuta.

In una prima delle elementari, la maestra decide di non fare lezione di italiano o matematica, ma dà agli scolari il compito di disegnare quello che vogliono. E più d’uno pensa al terremoto, anzi, alla casa: c’è chi la disegna con le crepe che l’attraversa­no, chi invece raffigura un edificio con le finestre rotte, con accanto l’altra «casa», quell’automobile che nella prima notte di paura era diventata il rifugio per molti. E c’è chi invece dipinge il suo eroe, il babbo, saggiament­e riparato sotto un arco di un grande edificio giallo e arancione: un modo per ricordare che quando la terra trema e non si può scappare fuori da casa, mettersi sotto un’architrave o una struttura portante è più sicuro che restare in mezzo a una stanza.

A Barberino, i più giovani sono i più preparati su come ci si comporta. Lo racconta un insegnante di scienze delle medie, il professor Roberto Becattini, che negli scorsi mesi ha portato avanti un programma con i ragazzi sul terremoto del 1919, legato al progetto Edurisk promosso dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanolog­ia, e neppure un mese fa gli ha fatto vedere un documentar­io su come ci si comporta durante una scossa. «In classe il tema è stato il terremoto, non ho visto paura negli occhi degli studenti, ma tanta tanta voglia di raccontare, di buttare fuori — racconta — E in modo molto sereno tutti hanno spiegato dov’erano, cosa hanno sentito, come si sono comportati, loro e le loro famiglie». Così, tra i ragazzi, parte quasi una gara a chi ha messo in pratica al meglio le regole dell’antisismic­a: chi si è nascosto sotto il letto, chi era già fuori da casa dopo le prime piccole scosse, chi ha addirittur­a guidato i genitori fuori da casa fino alle aree di raccolta degli evacuati.

La paura sembra più negli occhi degli adulti, tanto che la dirigente scolastica, la professore­ssa Alessandra Pascotto, prima delle lezioni aveva istruito gli insegnanti di materna, elementari e medie su come confortare i ragazzi spaventati: «Non si trattava di un sostegno psicologic­o, ma di un modo per aiutarli a sentirsi a proprio agio dopo il trauma — dice la preside — Ma alla luce dei fatti non c’è stato bisogno di dare conforto ai ragazzi, erano davvero tutti molto tranquilli».

Sotto alla scuola media, la palestra resta a disposizio­ne degli ultimi sfollati. Con i bambini in classe non si sente più il chiasso dei giorni scorsi quando i genitori andavano a lavoro e loro restavano nella palestra con i volontari improvvisa­ndo anche qualche partita di calcio. Non si sentono più le loro voci, le risate, non si vedono più le corse intorno alle brande, ma restano ai muri i loro disegni, tutti a tema natalizio, come a voler cercare un ritorno alla normalità: il più grande è un cartoncino bristol con un albero di Natale che i bambini hanno dipinto usando le mani verniciate di verde.

Ma se quasi tutti sembrano aver superato il trauma della scossa, c’è anche chi, passata la paura, comincia a rendersi conto della casa che non c’è più: «Ho incontrato una bambina di quarta elementare – racconta una maestra – È una di quelle che hanno la casa inagibile. Di solito è allegra, vivace, stavolta l’ho vista veramente giù. Le ho chiesto come si sentiva, ma era molto abbattuta e non aveva voglia di parlare».

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In alto una casa con le crepe sui muri. Nel disegno sopra si vede un babbo sotto la volta di casa (per sicurezza). A destra un albero di Natale

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