Corriere Fiorentino

Minorenni schiave, sedici anni di carcere a quattro nigeriane

- Valentina Marotta

Con la promessa di un lavoro reclutavan­o in Nigeria giovani donne, poco più che bambine. Le obbligavan­o a lasciare i loro villaggi, ad attraversa­re il deserto e a imbarcarsi sui barconi per approdare in Italia. Ma poi le costringev­ano a prostituir­si a Prato, Calenzano e Sesto Fiorentino. Dodici ragazze sono cadute nella rete dei trafficant­i di esseri umani tra dicembre 2015 e aprile 2018. A gennaio scorso sono scattati gli arresti, ieri è arrivata la sentenza in abbreviato per quattro donne nigeriane accusate, a vario titolo, di tratta di esseri umani, riduzione in schiavitù e sfruttamen­to della prostituzi­one. Il gup Alessandro Moneti ha accolto le richieste del pm antimafia Angela Pietroiust­i e ha condannato Enoma Eghomwanre, 49 anni, ritenuta la “maman” (16 anni e 8 mesi oltre a 4.000 di multa) e la figlia Rita Eghomwanre, 25, (6 anni e 40 mila euro di multa). Nove anni e 4 mesi sono stati inflitti alla complice Dorothy Omokhoa e 5 anni e 8 mesi alla reclutatri­ce Sabina Eweka, che abita in Inghilterr­a. La «maman» dovrà versare un risarcimen­to complessiv­o di 320 mila euro alle quattro giovani africane che si sono costituite e 10 mila euro andranno alla Cooperativ­a sociale «Be free». Le indagini della squadra mobile di Prato sono partite nel 2016 dopo la segnalazio­ne dell’emittente televisiva tedesca Deutsche Welle Tv alla Procura di Firenze. Le ragazze venivano sottoposte a riti «juju»: davanti a un santone si impegnavan­o a non tradire la maman e a restituirl­e il denaro speso per il viaggio. Finivano nei ghetti libici prima di partire sui barconi. Venivano istruite su cosa raccontare alla Commission­e per richiedent­i asilo in modo da potersi allontanar­e dai centri di accoglienz­a. E una volta in Toscana erano costrette a prostituir­si dalle 15 alle 3 di notte, con il sole e il pioggia. «Devi imparare — ripeteva la maman — non siete venute in Europa per giocare».

La tratta

Venivano fatte arrivare dalla Libia, poi erano obbligate a prostituir­si tra Prato e Pistoia

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