«Sesso, il limite dei 14 anni è obsoleto»
I legali della donna che ha avuto un figlio dal ragazzino alla Corte Costituzionale
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Il neuropsichiatra Ma la differenza di età non è una caratteristica che cambia nel tempo
I legali della donna pratese che ha avuto un figlio da un quindicenne tentano il colpo di scena. Ieri mattina, nel corso del processo che vede imputata la donna per violenza sessuale, l’avvocato Mattia Alfano ha chiesto che sul caso si pronunci la Corte Costituzionale.
Secondo il legale la norma del 1996 che punisce i rapporti sessuali con i minori di 14 anni non sarebbe più al passo con i tempi. «Questa norma è figlia di un’epoca passata e di considerazioni mediche e psicologiche superate. La data dello sviluppo psicofisico dei ragazzi si è notevolmente abbassata». Da qui l’eccezione: l’avvocato sostiene che la «presunzione assoluta d’invalidità del consenso prestato dal minorenne sia da giudicare caso per caso». In pratica dovrebbe essere il giudice a stabilire se davvero il ragazzino sia consapevole di quel rapporto.
La norma che la difesa della trentunenne mette in discussione è l’articolo 609 quater del codice penale: se un minore è inferiore ai 14 anni non è capace di partecipare con consapevolezza all’azione sessuale con un adulto. «Ma l’accessibilità di informazioni e la Rete, quando è stata scritta la norma, non esistevano. Sollevo il caso — spiega l’avvocato Alfano — perché ritengo giusto che per questo tipo di reato il giudice decida caso per caso, scelga di stabilire in ogni situazione se il minore sia consapevole o meno». L’avvocato chiede dunque che sul punto si pronunci la Corte Costituzionale e la risposta del giudice arriverà nella prossima udienza del processo, fissata per il 20 gennaio 2020.
«È vero che gli adolescenti di oggi, anche di quell’età sono sottoposti ad informazioni di ogni tipo, tuttavia — spiega il neuropsichiatra infantile Marco Armellini, a cui abbiamo chiesto un parere tecnico che prescinde dal procedimento — si comprende facilmente che non tutte queste informazioni e stimoli sono corretti». Armellini, che dirige l’Area salute mentale Infanzia dell’Asl Toscana Centro, pone poi l’accento sull’aspetto della differenza di età: «L’asimmetria non è una caratteristica che cambia nel tempo e la maturità affettiva è differente da quella fisica. Va inoltre considerata la confusione che in un soggetto minore di 14 anni si può ingenerare nel ruolo che ha l’adulto di fronte a sé: assistenza e relazione sono due cose diverse».